Raccolto di nocciole 2025 in Italia, la mappa della crisi produttiva

Il raccolto delle nocciole è imminente e i produttori si preparano a portare a casa i frutti delle loro fatiche. Gli interrogativi però non mancano e si coglie non poca apprensione tra gli operatori. Tutti si interrogano su quale sarà la quantità e la qualità della nuova produzione, ma resta anche l’incognita dei prezzi futuri.

Il quadro internazionale

Ad aumentare l’incertezza si aggiunge un contesto internazionale particolarmente fluido. Mancano ancora dati certi sulla reale entità del prossimo raccolto turco, da cui dipenderanno i prezzi mondiali. Molto significativo il fatto che il TMO, l’ufficio Turco dei Prodotti Agricoli, abbia recentemente aumentato i prezzi delle nocciole del raccolto 2025 in misura significativa si rispetto a quelli del 2024, a conferma che quest’anno la Turchia resterà lontana dalle sue produzioni storiche.

Inoltre si dà per scontato che quest’anno per la prima volta il Cile supererà l’Italia nella produzione di nocciole, passando al secondo posto a livello mondiale con 100.000 tonnellate. Dalla Spagna invece arrivano segnali di un raccolto deludente ben al di sotto dello storico potenziale produttivo di quel paese, mentre per la Francia si preannuncia un raccolto nella norma, migliore di quello 2024.

La situazione italiana

Ma quale raccolto avremo in Italia nel 2025? Un quadro realistico, anche se ancora in evoluzione e probabilmente in peggio, emerge dalle testimonianze di alcuni tecnici di riferimento delle più importanti regioni corilicole, che abbiamo intervistato.

Purtroppo neanche quest’anno si realizzerà quella inversione di tendenza da tutti auspicata dopo anni di raccolti deludenti. Ancora una volta il nostro paese non riuscirà ad esprimere a pieno il suo potenziale produttivo al punto che in tutte le principali aree produttive è stato chiesto da più parti alle rispettive Regioni di attivare le procedure per il riconoscimento dello stato di calamità naturale. La cascola anticipata, come spiegano gli intervistati, è stata nuovamente la causa di questo crollo nelle produzioni e si comprende che il superamento di questa problematica difficilmente si potrà realizzare nel breve periodo in tutti i contesti. Il dato certo è che, se la crisi dovesse continuare, potremmo andare incontro ad un pericoloso collasso del comparto corilicolo a livello nazionale. 

Per i nostri produttori la beffa potrebbe essere ancora più grave perché, a differenza del 2015, non potranno approfittarne a pieno nel caso si verificasse il forte aumento dei prezzi da più parti previsto a causa della riduzione della produzione turca a seguito delle gelate primaverili e della cimice asiatica i cui effetti si stanno già facendo sentire sul libero mercato turco.

La cascola precoce

Anche nel 2025, come confermato nelle interviste che seguono, si è concretizzato l’incubo di questa fitopatia che in molte aree ha causato perdite di produzione superiori al 50 %. Quali ne sono le cause? Manca a tutt’oggi, dopo diversi anni che si presenta massiccia, una precisa individuazione dei fattori biotici e abiotici che la scatenano.

Certamente un ruolo fondamentale è svolto dai cambiamenti climatici ma tutti concordano sul fatto che non siano l’unica causa. E se il clima, come sembra sempre di più, fosse stabilmente cambiato, significherebbe che la nostra corilicoltura non avrebbe un futuro?

Tutte le risposte sono in mano alla ricerca, da cui gli agricoltori attendono risposte concrete. I problemi sono enormi e nessuno ha la bacchetta magica.  La gravità della situazione impone una sinergia a livello nazionale e internazionale tra i  migliori centri di ricerca per individuare il ruolo relativo svolto dalle diverse concause e mettere a punto soluzioni efficaci, facendo ricorso a tutti gli strumenti tecnologici che la moderna scienza mette a disposizione compresi quelli genetici: sicuramente l’evoluzione varietale e il miglioramento genetico, anche attraverso le TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), giocheranno un ruolo chiave nel futuro della nostra corilicoltura.

Lazio
Benedetto Valentini e Giacomo Santinelli – Ufficio agronomico Assofrutti

Quando si prevede l’inizio delle raccolte e come si presenta la produzione di nocciole nell’areale viterbese, sia in termini quantitativi che rispetto al potenziale produttivo?

La raccolta delle nocciole nell’areale viterbese dovrebbe avviarsi a fine agosto su tutto il territorio, con differenze minime tra le aree collinari e quelle più calde.

Le stime iniziali di produzione, comprese tra 35.000 e 40.000 tonnellate, si sono notevolmente ridotte a causa degli eventi climatici estremi di questa stagione, con una perdita stimata di circa il 40% del potenziale produttivo. La situazione è molto disomogenea.

Gli impianti più giovani, infatti, mostrano ancora rese soddisfacenti, mentre quelli adulti sono fortemente penalizzati da anni consecutivi di stress ambientali e fitosanitari, con cali produttivi variabili dal 40% fino al 100% nei casi più estremi, dove non sono state neppure eseguite le indispensabili operazioni di pulizia finale del terreno. Analisi qualitative approfondite saranno condotte come al solito in prossimità della raccolta. 

Qual è la situazione qualitativa del prodotto e si è verificata cascola precoce anche in questa annata?

Anche nel 2025 si è registrato un fenomeno significativo di cascola precoce, determinato da una combinazione di fattori ambientali e fisiologici. Gli attacchi di cimice asiatica, la gelata tardiva del 7-8 aprile, la probabile scarsa qualità del polline maschile, alcuni squilibri nutrizionali e l’ondata di caldo intenso di metà giugno – che ha trovato piante ancora in pieno sviluppo vegetativo dopo un maggio fresco e piovoso – hanno creato le condizioni per la caduta anticipata dei frutti. Gli episodi di vento forte di inizio agosto hanno ulteriormente accentuato la cascola, soprattutto nei frutti già compromessi.

Per valutare il fenomeno della cascola precoce, abbiamo condotto un rilievo sui frutti caduti a terra. L’analisi ha evidenziato che circa il 15% delle nocciole (A) risulta completamente vuoto, condizione riconducibile a gelata tardiva e problemi di impollinazione, che hanno determinato l’aborto precoce del seme. La quota più consistente, pari a circa il 50% (B), presenta tessuto interno spugnoso con accenni di seme, sintomo di aborto causato da squilibri nutrizionali, stress termici da caldo intenso e da attacchi di insetti. Circa il 24% (C) dei frutti caduti mostra lesioni riconducibili alle cimici, mentre il 10% appare integro, verosimilmente caduto per cause meccaniche come il vento forte. Nel caso delle lesioni da cimici, l’osservazione visiva dei frutti caduti non consente di distinguere con certezza la specie responsabile, poiché i sintomi sono simili tra loro. Tuttavia, i monitoraggi in campo e le catture di questa stagione confermano una forte presenza di Halyomorpha halys.

Rilievo su campione di frutti cascolati – Foto Giacomo Santinelli

Si è verificata una riduzione significativa di resa e qualità, tanto che Assofrutti, insieme a tutte le OP e altre realtà del territorio (CPN, Coopernocciole, Euronocciola, COPRONT, Agrinola, la cooperativa Tuscia Nocciole, ecc.) hanno presentato alla Regione Lazio la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale e di interventi straordinari di sostegno al reddito.

Dal punto di vista agronomico, stiamo portando avanti numerose prove sperimentali con biostimolanti, che mostrano riscontri preliminari incoraggianti nel migliorare la resilienza delle piante agli stress climatici. Tuttavia, occorrerà tempo per ottenere risultati concreti e consolidati, prima di poter trasferire queste soluzioni su larga scala.

Qual è il bilancio fitosanitario della stagione fino a questo momento? Sono emerse nuove avversità?

Il bilancio fitosanitario di quest’anno è estremamente complesso e riflette la forte pressione degli eventi climatici precedentemente illustrati.

Dal punto di vista fitosanitario, la cimice asiatica resta la principale criticità; per il suo contenimento proseguono i lanci di Trissolcus japonicus in collaborazione con il Coordinamento Tecnico Territoriale.

Le condizioni di elevata umidità di maggio hanno favorito lo sviluppo di Xanthomonas arboricola pv. corylina, causando filloptosi estesa, mentre in fase successiva si sono manifestate fusariosi, gleosporiosi e oidio turco, aggravando ulteriormente lo stato vegetativo.

Dopo alcune annate difficili, qual è lo stato d’animo dei corilicoltori? Si continua a investire in nuovi impianti o varietà?

L’areale viterbese resta fortemente legato alle cultivar tradizionali, ma si osservano alcuni inserimenti di varietà più tolleranti agli stress ambientali, seguiti con attenzione.

I nuovi impianti, soprattutto se gestiti con pratiche agronomiche corrette, dimostrano maggiore vigore e resistenza, mentre la priorità rimane rafforzare la resilienza degli impianti esistenti più che puntare a una forte espansione.

L’umore dei produttori è messo a dura prova, tra preoccupazioni economiche e incertezze per il futuro, ma resta la voglia di reagire, come dimostrano l’azione congiunta delle OP e i progetti di innovazione in corso.

Su quali problematiche si dovrebbe concentrare la ricerca per supportare il comparto?

La parola chiave è resilienza: mitigare gli stress ambientali significa proteggere indirettamente anche dalle avversità biotiche, perché una pianta in equilibrio fisiologico è naturalmente più resistente.

Tra le priorità, lo studio approfondito della cascola rappresenta l’area che richiede spiegazioni scientifiche e azioni correttive con maggiore urgenza, vista l’incidenza sempre più rilevante del fenomeno sul potenziale produttivo. Allo stesso tempo, non devono essere trascurati gli altri aspetti strategici su cui stiamo lavorando mediante progetti di ricerca multidisciplinare con l’obiettivo di fornire soluzioni pratiche e trasferibili in campo e che includono:

  • Gestione di precisione del suolo e dell’irrigazione, con mappature geoelettriche e fertirrigazione mirata;
  • Biostimolazione climatica, per migliorare la tolleranza delle piante a siccità e ondate di calore;
  • Modelli predittivi e DSS, per una gestione fitosanitaria tempestiva e sostenibile;
  • Agricoltura rigenerativa e microbioma, attraverso microrganismi benefici a supporto della salute radicale;
  • Operazioni di potatura di ringiovanimento, fondamentali per mantenere la produttività degli impianti adulti.

Piemonte
Gianluca Griseri – Consigliere Fondazione Agrion con delega al nocciolo

Ormai è prossimo l’inizio delle operazioni di raccolta delle nocciole. Quali previsioni si possono fare sulla quantità e sulla qualità della produzione 2025?

Ormai in Piemonte, in tutte le zone, si stanno completando le operazioni di preparazione del terreno per la raccolta delle nocciole. Tempo permettendo nelle zone più anticipate la raccolta inizierà nei giorni precedenti al Ferragosto, mentre per gli areali storici dell’albese e della bassa Langa dovremo attendere il 18-20 di agosto.

Noccioleto pronto per la raccolta – Foto Gianluca Griseri

In occasione della manifestazione svoltasi a Cherasco il 24 maggio “Il nocciolo prove in campo” tra i corilicoltori, in merito all’andamento produttivo, c’era molto ottimismo perché tutto sembrava procedere per il meglio. Poi, a partire dai primi giorni di luglio, in molte zone, a causa della cascola anticipata dei frutti, improvvisamente si è assistito alla perdita di oltre il 50/60% del prodotto. Purtroppo questa situazione sembra generalizzata un po’ in tutte le zone di produzione nocciole italiane, sia nel Viterbese sia in Campania. Ad oggi possiamo fare soltanto delle stime, ma, nonostante i nuovi impianti di nocciolo che via via entrano in produzione, complessivamente in Piemonte per la campagna di raccolta 2025/2026, la produzione molto probabilmente sarà scarsa.

Il fenomeno della cascola è stato nuovamente intenso, probabilmente in relazione alle condizioni di maltempo prolungate lungo tutto il mese di maggio, in concomitanza con l’allegagione. Di fatto sta diventando una costante che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte aziende, considerati i significativi cali produttivi. E’ prevedibile una risposta dal mondo tecnico-scientifico nel medio-breve periodo?

La cascola è un fenomeno che si ripete ormai in maniera significativa da 3-4 stagioni. E’ sicuramente dovuta ad una serie di possibili fattori scatenanti: effetti derivanti dai cambiamenti climatici, sbalzi termici e stress idrici, danni provocati dalle cimici nei diversi momenti di accrescimento delle nocciole, presenza di funghi, nonché da squilibri nutrizionali e da mancate corrette potature della pianta. I frutti cadono anticipatamente a terra ancora verdi e avvolti nelle brattee. All’interno o il guscio è completamente vuoto o con il seme abortito riempito di un tessuto spugnoso.

Nell’ambito del Progetto Tonda Gentile Produttiva martedì 29 luglio, presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione, si è svolto, alla presenza dei dirigenti regionali, dei rappresentanti della Fondazione Agrion, di tutte le Organizzazioni Sindacali, delle Organizzazioni di Produttori e dell’Università di Torino un incontro tecnico-operativo proprio per valutare la situazione e pianificare insieme le attività necessarie per definire le cause e individuare le possibili soluzioni.

Presenza di cimici su nocciolo – Foto Gianluca Griseri

Nell’incontro sono stati presentati i dati di oltre cento campionamenti di nocciole cascolate. Risultava evidente un forte attacco di cimici, che pungendo nelle diverse fasi di accrescimento, avevano provocato diversi tipi di danno.

Analisi mirate dei frutti cascolati prematuramente e monitoraggio della cascola in campo – Foto Agrion

In alcune aziende la presenza di cascola è stata fortunatamente molto lieve. E’ fondamentale quindi indagare se vi siano differenze tra queste aziende nel modo di condurre i noccioleti, ad esempio nell’epoca dei trattamenti per la cimice, oppure nell’utilizzo di biostimolanti o di prodotti ad azione fungicida. Insomma bisogna capire se vi sono correlazioni tra la minor cascola e il metodo di conduzione dei noccioleti.

Quale bilancio fitosanitario è possibile fare finora per questa campagna? Sono apparse nuove avversità e quelle tradizionali hanno manifestato recrudescenze?

In questa campagna direi che non ci siamo fatti mancare nulla. Oltre alla costante presenza di cimici abbiamo recrudescenze di batteriosi causata da Xantomonas arboricola pv. corylina e gleosporiosi, figlie di un maggio piovoso, e di mal dello stacco (Anthostoma decipiens) e agrilo, che ci portiamo dietro dagli anni di siccità. Minore è stata la manifestazione di sintomi riconducibili al “brownstain disorder”, imbrunimenti sui frutti dai quali fuoriescono gocce di essudato nero.
Come nella scorsa campagna sono sempre di più le segnalazioni di Popillia japonica ormai un po’ in tutto il territorio piemontese.

Dopo alcune annate negative qual è lo stato d’animo dei coricoltori? Si continua ancora a piantare noccioli? Cresce l’attenzione nei confronti delle nuove varietà da poco immesse sul mercato nella speranza che siano più resilienti di quelle tradizionali ai cambiamenti climatici?

Sicuramente l’andamento produttivo delle ultime annate ha scoraggiato gli agricoltori, riducendo la superficie destinata ai nuovi impianti di nocciolo. L’attenzione si è spostata su varietà come ad esempio la Biglini che di fatto presenta caratteristiche molto simili, se non uguali, alla TGT ma con produzioni più elevate e meno presenza di cascola. In alcune zone dell’astigiano e dell’alessandrino stanno prendendo piede varietà come la Tonda di Giffoni, Tonda Gentile Romana e il Nocchione.

Dopo la presentazione fatta nell’ambito della manifestazione “Il nocciolo prove in campo” del 24 maggio svoltasi a Cherasco, hanno riscontrato interesse anche le nuove varietà americane in particolare la Pacifica, la McDonald e la Yamhill.

Su quali problemi ritenete che si debba concentrare prioritariamente le ricerca scientifica per aiutare il comparto a superare l’attuale momento critico? E cosa si sta già facendo….

Negli ultimi anni è ormai chiaro che la Tonda Gentile Trilobata è una varietà meno resistente agli effetti causati dai recenti cambiamenti climatici. Proprio per questo motivo nell’ambito del progetto “Tonda Gentile Produttiva” un capitolo è riservato al miglioramento genetico varietale attraverso il quale si cercherà di selezionare materiale specifico che, attraverso un processo di rigenerazione, porterà all’individuazione di geni target migliori. L’ottenimento di linee migliorate di Tonda Gentile permetterà al comparto di avere piante nettamente più resistenti e attive nei confronti degli stress biotici e abiotici come quelli climatici che sono in corso in questi anni.

Nei giorni scorsi vista la preoccupante situazione relativa alla nuova campagna di raccolta nocciole 2025, la Fondazione Agrion ha presentato all’Assessore all’Agricoltura Paolo Bongiovanni e al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio una richiesta di calamità naturale a sostegno del comparto corilicolo. Il documento è stato sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali Cia Piemonte, Coldiretti Piemonte, Confagricoltura Piemonte, Confcooperative Piemonte e dalle Organizzazioni di Produttori Ascopiemonte, Piemonte Asprocor e Coricoop.

Ad oggi quale prospettive vedete per il settore?

E’ vero che la situazione ad oggi sembra lasciare poco spazio all’ottimismo. Occorre lavorare tutti insieme con un unico obiettivo, utilizzando al meglio le risorse che abbiamo a disposizione. Anche se sappiamo che i tempi della ricerca e dell’innovazione sono inevitabilmente lunghi, queste sono le uniche “armi” che abbiamo per arrivare ad una soluzione del problema cascola. Dobbiamo dare nuove speranze ai produttori, la coltivazione del nocciolo è un patrimonio che da sempre caratterizza e valorizza il nostro territorio e che non possiamo permetterci in alcun modo di perdere.

Campania
Francesco Napolitano – Responsabile Tecnico OP Cerere

Quando si prevede l’inizio delle raccolte e come si presenta la produzione di nocciole in termini di quantità, anche rispetto alle annate precedenti e al potenziale produttivo dell’areale campano? La qualità invece come si presenta?

La raccolta in Campania per le varietà precoci dovrebbe iniziare tra il 16 e il 20 agosto, a seguire poi inizia la raccolta delle cv tardive compresa la Tonda di Giffoni. In termini quantitativi, purtroppo la produzione 2025 risulta nuovamente sotto media, con un calo stimabile in media intorno al 30-40 % rispetto al potenziale dell’areale, come già registrato nel 2023.

La qualità è piuttosto eterogenea. Dove la gestione agronomica è stata ottimale, si osservano frutti ben sviluppati, con un calibro medio-buono. Tuttavia, resta elevata la percentuale di frutti colpiti da cimice asiatica, che compromette sanità e commerciabilità. La qualità sarà quindi molto variabile tra aziende e aree di produzione.

Le fasi finali della campagna produttiva sono da sempre condizionate da forti preoccupazioni per la cascola precoce. Anche quest’anno si è verificato questo fenomeno?

Sì, purtroppo il fenomeno della cascola precoce si è manifestato anche quest’anno in tutti gli areali con incidenze variabili. Le percentuali di perdita dove si è presentato in modo significativo si stimano intorno al 50%: nei casi più gravi ha portato alla perdita di quasi l’intera produzione, soprattutto in impianti con suoli poveri di sostanza organica e scarsa disponibilità idrica. La situazione è tale che diverse OP (Il Guscio, AOA, ecc. e a breve anche Cerere non appena la situazione sarà più definita) hanno chiesto alla Regione Campania di attivare le misure previste per le calamità naturali.

Cascola precoce – Foto Francesco Napolitano

Ad oggi non sono ancora chiari i fattori predisponenti di questo fenomeno. Di sicuro si tratta di concause, tra cui il fattore predominante è quello climatico. Sbalzi termici durante la delicata fase della fioritura, periodi siccitosi prolungati durante la fase dell’allegagione, unitamente alla carenza di sostanza organica nei suoli e ai numerosi attacchi di cimice nelle primissime fasi della crescita dei frutti possono essere con molta probabilità alla base di questo fenomeno.

Si è riscontrato infatti che là dove si è apportata sostanza organica al terreno e si è fatto uso di biostimolanti radicali e fogliari il problema è stato contenuto significativamente.

Inoltre, si è visto che gli impianti giovani hanno risposto meglio dei vecchi, mostrando molte meno perdite: questo è dovuto sostanzialmente alla resilienza ai cambiamenti climatici delle piante giovani rispetto a quelle vecchie e deperite.

Impianto di Mortarella in equilibrio produttivo – Foto Francesco Napolitano

Quale bilancio fitosanitario è possibile fare finora per questa campagna? Sono apparse nuove avversità e quelle tradizionali hanno manifestato recrudescenze? 

Il bilancio fitosanitario 2025 è sostanzialmente in linea con gli ultimi anni. Le principali criticità restano legate alla cimice asiatica, che continua a essere presente in modo diffuso, seppur con intensità leggermente inferiore rispetto alle annate precedenti e all’oidio turco che viene ben gestito da chi effettua interventi mirati con fungicidi triazolici o anche trattamenti preventivi a base di zolfo bagnabile.

Per quanto concerne la difesa dalla cimice asiatica, anche per il 2025 la Regione Campania, coadiuvata dal CNR di Portici, ha condotto l’attività di monitoraggio pubblicando periodicamente i bollettini al fine di informare gli agricoltori sulla presenza dell’insetto: a mio parere è un esempio virtuoso di sostegno agli agricoltori, fin troppo bistrattati in passato dalle istituzioni.

Si segnalano, inoltre, sporadici (ma crescenti) attacchi di acaro giallo durante la fine di maggio e il mese di giugno che hanno causato filloptosi anticipata con conseguenze sulla resa allo sgusciato. Il fenomeno si verifica soprattutto negli impianti troppo ombreggiati e poco arieggiati e, soprattutto, laddove si fa abuso di insetticidi come i piretroidi che, se usati in maniera sconsiderata, vanno ad eliminarne i predatori naturali, lasciandolo proliferare.

Si registrano anche altre avversità, ma in maniera contenuta, quali il mal dello stacco (Cytospora corylicola) e batteriosi (Xantomonas arboricola pv corylina) frequenti in impianti vecchi, mal gestiti e poco arieggiati.

Ci sono altri aspetti che hanno caratterizzato questa annata?

L’annata 2025 è stata segnata da forti discontinuità climatiche: una primavera siccitosa ha inciso negativamente sull’allegagione, mentre le piogge di giugno hanno favorito lo sviluppo vegetativo ma anche aumentato i rischi fitopatologici in alcune zone.

Ormai il cambiamento climatico non è solo un’utopia e condiziona sia direttamente che indirettamente la produzione di nocciole ma anche di altre specie di interesse agrario.

Oltre ai prolungati periodi siccitosi, si segnalano temperature invernali miti. Questo comporta un mancato accumulo di gradi in freddo da parte delle piante in inverno che si traduce in una ripresa vegetativa irregolare (gemme “cieche”), una fioritura scarsa e anomala (riduzione della quantità di fiori fertili) e una produzione ridotta (meno fiori = meno frutti) con frutti piccoli e deformi. Questo avviene perché le piante, senza il riposo invernale necessario, non riescono a completare correttamente il loro ciclo di crescita e a prepararsi alla primavera. 

Dopo alcune annate negative qual è lo stato d’animo dei coricoltori? Si continua ancora a piantare noccioli? Cresce l’attenzione nei confronti delle nuove varietà da poco immesse sul mercato nella speranza che siano più resilienti di quelle tradizionali ai cambiamenti climatici?

Il comparto è in una fase di riflessione e prudente attesa. Dopo diverse annate complesse, c’è una chiara e comprensibile stanchezza tra i produttori, ma anche la volontà di rilancio. Nuovi impianti continuano a essere realizzati, soprattutto in aree ad alta vocazione. Si osserva un interesse crescente verso varietà più resilienti, selezioni migliorate della Tonda di Giffoni, la ormai famosa Tonda Francescana che fa ben sperare e materiali ancora in valutazione sperimentale. Il prezzo stabile degli ultimi anni e la domanda crescente a livello mondiale di un prodotto di qualità mantengono ancora vivo il sentimento di fiducia in coloro che credono nelle potenzialità di questa coltura.

Su quali problemi ritenete che si debba concentrare prioritariamente le ricerca scientifica per aiutare il comparto a superare l’attuale momento critico? E cosa si sta già facendo….

Ritengo che la ricerca scientifica dovrebbe concentrarsi prioritariamente su alcuni aspetti chiave. Innanzitutto, è importante approfondire le cause della cascola precoce e sviluppare metodi più efficaci per prevenirla e gestirla. Inoltre, sarebbe utile investire in studi che migliorino la resistenza delle piante alle condizioni climatiche avverse e ai parassiti, così da ridurre i danni e le perdite di produzione.

Per quanto riguarda ciò che si sta già facendo, ci sono progetti di ricerca in corso che mirano a individuare varietà più resilienti, a sviluppare tecniche di coltivazione più sostenibili e a migliorare le pratiche di gestione del suolo e delle piante. Altri studi, di cui la nostra cooperativa è partner, sono incentrati sul monitoraggio e contrasto efficace della cimice asiatica con varie tecniche sostenibili.

Copyright NocciolaRe
Pubblicato 12-08-2025

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