Corilicoltura piemontese protagonista di una giornata d’approfondimento, giovedì scorso 30 ottobre 2025, alla Banca d’Alba in occasione del convegno “La nocciola tra sfide e opportunità”. Davanti a una sala stracolma si è fatto il punto sulla difficile congiuntura della corilicoltura piemontese. Oltre 200 persone, inoltre, si sono collegate da remoto a testimonianza del grande interesse per l’argomento. Non poteva essere diversamente viste la gravità del problema e il suo impatto sul territorio regionale.
All’evento dedicato alla corilicoltura piemontese hanno partecipato i rappresentanti di diversi Enti pubblici e privati del territorio, tra cui l’Assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, a testimonianza di quanto la questione stia a cuore alle istituzioni che già se ne stanno facendo carico. Anche il Presidente della Regione, Alberto Cirio, impossibilitato a partecipare per impegni nella capitale, ha inviato un suo saluto.

A conclusione dei lavori, l’Ente Fiera della Nocciola e Prodotti Tipici dell’Alta Langa, che era stato promotore dell’evento, ha rilasciato un comunicato stampa contenente una sintesi dei vari interventi oltre al link per accedere alla registrazione.
Anche NocciolaRe ha partecipato con una relazione di Ivano Scapin dal titolo: “La corilicoltura piemontese negli ultimi anni: produzioni e prezzi” che vi proponiamo di seguito.
Le dimensioni della corilicoltura piemontese
Il nocciolo rappresenta di gran lunga la più importante coltura frutticola della nostra regione, se si esclude la vite. Secondo l’Anagrafe Agricola Unica regionale sono attualmente 27.242 gli ettari coltivati da oltre 7.300 aziende contro i 16.490 ettari di tutte le altre frutticole messe insieme. Questi dati ci danno la dimensione del problema economico rappresentato dalla attuale crisi del comparto.
A partire dal 2010 le superfici coltivate hanno conosciuto una crescita continua che è diventata particolarmente intensa dopo il 2015, come conseguenza anche del forte aumento dei prezzi delle nocciole dovuto alla grande gelata della primavera 2014 in Turchia. Il picco si è raggiunto nel 2023 con 28.012 ettari coltivati. Successivamente si è registrato un calo fino ad arrivare agli attuali 27.242 (grafico 1).

Per comprendere la gravità dell’attuale crisi occorre soprattutto porre attenzione alla tumultuosa crescita intercorsa tra il 2014 e il 2020: circa 10.000 ettari di nuovi impianti, molti dei quali al di fuori della tradizionale area di coltivazione. Queste superfici, tenuto conto dei tempi di entrata in produzione del nocciolo, hanno significativamente contribuito alla produzione regionale negli anni successivi al 2020-‘21.
Cosa è successo alla corilicoltura piemontese negli ultimi anni?
Un tempo c’era l’alternanza di produzione per cui ad un anno di carica ne succedeva uno di scarica. Gli agricoltori sapevano che il problema poteva essere ridimensionato facendo ricorso a buone pratiche colturali come potature, concimazioni, irrigazioni laddove possibile, ecc….
Da alcuni anni la situazione è cambiata: dal 2021 si sono succeduti raccolti sempre più scarsi e le aziende sono in difficoltà.
Di quanto è diminuita la produzione?
Non è possibile produrre elaborazioni statistiche di confronto tra le produzioni storiche e quelle recenti perché non esistono dati certi basati su rilevazioni oggettive, solo stime annuali. Pure i dati ISTAT, pubblicati anche da ISMEA, sono solo stime che in questo caso appaiono essere poco realistiche.
A questo punto si rende opportuna una riflessione non priva di preoccupazione sulla mancanza di dati reali, gli unici in grado di fornire gli strumenti necessari per la corretta programmazione e gestione di una filiera così articolata come quella del nocciolo.
Ma quali sono le stime più affidabili? Da una serie di incroci tra dati presentati a livello nazionale e internazionale, i più affidabili sembrano essere quelli delle Organizzazioni dei Produttori piemontesi valutati dalle Cooperative. Vedi grafico 2.

Il diagramma rappresenta efficacemente iI calo dei raccolti, ma in realtà la situazione è molto più grave di quanto possa apparire a prima vista da una lettura superficiale. Occorre infatti tenere presente che a partire dal 2020 sono entrati in produzione progressivamente gli ettari messi a dimora dal 2014. In annate normali l’istogramma avrebbe dovuto registrare una decisa impennata verso l’alto anziché il crollo rappresentato dal grafico.
Nella altre regioni e paesi corilicoli come è andato il 2025?
Se il Piemonte piange, le altre regioni italiane non ridono: il Lazio registra perdite superiori al 70% mentre la Campania di oltre il 50%.
Ma la situazione più disastrosa è quella della Turchia, dove le perdite sono stimate attorno al 40% a causa di una forte gelata dell’aprile scorso e delle cimici. Ciò significa che quest’anno sul mercato globale potrebbero mancare 250.000-300.000 tonnellate di nocciole con conseguenze facilmente immaginabili sui prezzi. Infatti le quotazioni delle nocciole turche al chilo in guscio sono salite da 175 lire turche (€ 3,5) di agosto 2025 alle attuali 290 (€ 6,00).
In controtendenza, invece, il Cile e gli USA che quest’anno registrano rispettivamente 60 e 20% di produzione in più.
Quali sono le cause della crisi?
Molto sinteticamente le possiamo riassumere dicendo che si tratta di un fenomeno complesso causato dall’azione congiunta di diversi fattori ambientali dovuti ai cambiamenti climatici per il riscaldamento globale e alla recrudescenza di nuove e vecchie fitopatie. Di fatto si è manifestato soprattutto attraverso un forte aumento della cascola precoce dei frutti in preraccolta.
E’ compito della ricerca individuare esattamente tali fattori e quantificare il ruolo svolto da ognuno di essi, mentre la sperimentazione deve poi mettere a punto le soluzioni da proporre ai produttori.
Il problema non è solo piemontese ma di tutte le aree corilicole italiane, a tal punto che quest’anno è molto verosimile che il nostro Paese perda il secondo posto mondiale come produttore, che deteneva da decenni, superato da Cile e USA.
Il fenomeno è distribuito sul territorio a macchia di leopardo a seconda di diversi fattori ambientali e agronomici (microclima, varietà, concimazioni, sostanza organica del suolo, irrigazione, impollinatori, lotta alle avversità parassitarie, ecc…)
Come uscirne? Qual è la ricetta?
Sarà ancora possibile ricavare reddito dal nocciolo grazie a ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Attenzione però al fatto che i problemi sono di non facile soluzione e nessuno ha la bacchetta magica!
Indispensabile è anche il sostegno della Istituzioni perché dopo cinque anni di scarsi raccolti tante aziende non dispongono delle risorse finanziarie richieste dall’innovazione tecnologica. Inoltre i tempi della ricerca sono lunghi per una coltura come il nocciolo che richiede otto anni per entrare in piena produzione e pertanto è necessario assicurare con continuità nel tempo le necessarie risorse.
Si rende così indispensabile una forte alleanza tra tutti i protagonisti pubblici e privati della filiera non solo a livello regionale ma anche nazionale, vista la dimensione del territorio interessato dal problema.
Questa è la ricetta che ha consentito al Cile e agli USA di conseguire i brillanti risultati di questa annata e superare l’Italia.
E i prezzi come sono andati?
A questo proposito occorre segnalare l’utile servizio per la trasparenza del mercato svolto dalla Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato del Piemonte (Alessandria, Asti e Cuneo) che, durante la stagione delle contrattazioni, aggiornano quindicinalmente le quotazioni delle nocciole sui rispettivi mercati.
I prezzi sono riportati per tipologia merceologica di nocciola e sono definiti da una Commissione di esperti in rappresentanza della filiera. La Camera raccoglie a campione i contratti stipulati nel periodo e li trasmette alla Commissione a cui spetta la decisione finale. Le quotazioni vengono successivamente pubblicate sul sito camerale.
Solo le Camere del Piemonte svolgono con puntualità e precisione questo servizio molto utile agli operatori del settore.
Nella tabella 1 è riportata una serie storica di prezzi medi delle nocciole per anno in euro a punto resa pubblicati dalla Camera di Commercio di Cuneo dal 2019 al 2024.

Tabella 1
Considerazioni finali sui prezzi
In un contesto globale in cui la domanda di nocciole da parte dell’industria trasformatrice è in crescita e verosimilmente continuerà ad aumentare, i prezzi variano di anno in anno in misura anche significativa in funzione dei livelli dei raccolti locali e soprattutto della Turchia. Questa infatti è di gran lunga al primo posto col 60% dell’intera produzione mondiale.
La nocciola Tonda Gentile Trilobata, nelle sue diverse accezioni merceologiche, ha sempre spuntato prezzi superiori a tutte la altre provenienze sia nazionali che estere.
Ma non bisogna dormire sugli allori perché i competitor mondiali nell’emisfero boreale come in quello australe stanno crescendo sia in termini quantitativi che qualitativi. Pertanto occorre produrre sempre di più e con sempre migliore qualità.
Copyright NocciolaRe
Pubblicato 04-11-2025





