Congresso internazionale sul nocciolo: con il Prof. Cristofori il punto sull’innovazione

Dal 4 all’8 agosto 2025, presso l’International Exhibition Hotel a Pechino, in Cina, si è tenuta l’undicesima edizione del Congresso Internazionale sul nocciolo sotto l’egida dell’International Society for Horticultural Science (https://www.ishs.org/) e organizzata dal Research Institute of Forestry della Chinese Academy of Forestry, che ha visto la partecipazione di oltre 160 iscritti, di cui 32 di provenienza italiana e oltre 90 cinese.

Questo evento si tiene ogni quattro anni in diversi paesi corilicoli da oltre 30 anni. Si tratta della più importante assise scientifica sul nocciolo a livello mondiale a cui partecipano accademici, ricercatori, referenti dell’industria dolciaria, aziende private e organizzazioni governative di molti paesi.

Da questo evento scaturiscono quindi preziose indicazioni sullo stato attuale della coltivazione del nocciolo, della ricerca e del trasferimento tecnologico alla filiera corilicola, visto che vengono trattati tutti gli aspetti riguardanti la specie vegetale, dal germoplasma e miglioramento genetico alle tecniche di propagazione, dalle tecniche colturali alla difesa fitosanitaria, dalla meccanizzazione al post-raccolta, dalla nutraceutica agli aspetti di mercato.

Come di consueto gli atti integrali delle 62 comunicazioni orali e 41 poster discussi durante le giornate di convegno saranno pubblicati su Acta Horticulturae, book proceedings (https://www.ishs.org/acta-horticulturae) della Società Internazionale sopra citata.

Nell’attuale contesto di profonda crisi della corilicoltura italiana, e più in generale europea, della quale si è già molto parlato e che richiederà una più stretta collaborazione tra ricerca, istituzioni e tutta la filiera, abbiamo ritenuto utile portare a conoscenza dei nostri lettori alcune delle tematiche approfondite durante il convegno.

Abbiamo pertanto intervistato Valerio Cristofori, professore in Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) dell’Università della Tuscia (Viterbo) che ha partecipato attivamente ai lavori del convegno di Pechino in qualità di membro del comitato scientifico, nonché incaricato dell’organizzazione del dodicesimo Congresso Internazionale, in qualità di convener insieme alla collega Prof.ssa Daniela Farinelli afferente al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, che si terrà a Viterbo in fine giugno 2029, presso l’Università della Tuscia, con visita tecnica presso il Noccio-living lab dell’Università di Perugia.

Candidatura Italiana per l’organizzazione del dodicesimo Congresso Internazionale sul nocciolo

Quali sono le più importanti linee di ricerca sviluppate a livello mondiale?

Particolare risalto è emerso dalla sessione Germoplasma e Miglioramento Genetico, dove i ricercatori impegnati in tali ambiti sono particolarmente attivi nell’esplorare l’applicazione di nuove tecniche di genetica da impiegare nel breeding come attività di genome assembling delle cultivar di riferimento del nocciolo e tecniche di genome editing per l’individuazione di geni coinvolti nella resistenza agli stress biotici e abiotici. Come di consueto da ormai oltre 30 anni, particolarmente attivo nella costituzione di nuove cultivar è il programma di miglioramento genetico del nocciolo condotto a Corvallis (Oregon – Usa) presso l’Oregon State University. Inoltre, in tale ambito, anche la ricerca cinese è particolarmente attiva nel testare nuovi genotipi di nocciolo derivanti da ibridazione controllata tra C. heterophylla (nocciolo siberiano) e C. avellana (nocciolo europeo) con oltre 150 selezioni attualmente in prova in varie province del paese, che oggi conta oltre 110.000 ha di superficie coltivata con impiego di alcuni ibridi di prima costituzione (serie Ping’ou).

Particolare di selezione di ibrido di C. heterophilla x C. avellana in valutazione presso l’Hazelnut germplasm repository di Pechino

In ambito di tecniche colturali i contributi più interessanti hanno riguardato test di impiego di portinnesti non polloniferi sulle principali cultivar di interesse commerciale, applicazioni biostimolanti e di fitoregolatori per favorire la resilienza del corileto, applicazioni digitali per la precoce identificazione di carenze nutrizionali nella pianta e stima delle fitopatie e delle infestazioni da fitofagi, cimice asiatica in primis, tecniche di impollinazione assistita, tecniche di potatura mirate a ridurre l’alternanza di produzione.

I produttori ripongono le loro aspettative nei ricercatori per la soluzione dei loro problemi concreti. Quali novità utili in concreto per la corilicoltura italiana sono emerse a questo proposito nel congresso di Pechino?

Tutta la ricerca condotta a carico del nocciolo apporta nel tempo, direttamente e indirettamente, innovazioni per la corilicoltura. Ne sono un esempio calzante le applicazioni digitali recentemente esplorate, che di fatto favoriranno la razionalizzazione e la tempestività degli interventi in campo, secondo il concetto dei “sistemi di supporto alle decisioni”, e che nel prossimo futuro influenzeranno significativamente la conduzione del corileto, sia individualmente sia in contesti di comprensorio corilicolo.

La corilicoltura italiana e l’attività di ricerca ad essa collegata rappresentano ancora un riferimento per gli altri Paesi?

Assolutamente sì: la lunga tradizione corilicola italiana, da sempre affiancata da attività di ricerca e sperimentazione condotta da alcuni “storici” gruppi di ricerca (Università di Torino, Università della Tuscia, Università di Perugia ecc.) è ancora oggi punto di riferimento sia per paesi storicamente corilicoli come la Turchia, sia per paesi corilicoli emergenti come il Cile, la Georgia e la Cina. Ne sono ulteriore testimonianza i numerosi inviti a visitare le realtà corilicole estere proposti al sottoscritto, anche in occasione del convegno di Pechino.

Quali sono stati i contributi portati dal suo gruppo di lavoro?

Il gruppo di lavoro che coordino presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali ha contribuito con varie comunicazioni orali e poster che spaziavano dalle applicazioni digitali nel corileto ad applicazioni biostimolanti, all’impiego di tecniche in vitro per la sovraproduzione di metaboliti secondari a potenziale utilizzo farmaceutico, fino ad attività di genome assembling della cultivar Tonda Gentile Romana. In particolare, proprio grazie a quest’ultimo contributo, il nostro PhD student Andrea Ferrucci, iscritto al corso di dottorato in Scienze delle Produzioni Vegetali e Animali (SPVA), con sede presso l’Università della Tuscia, ha vinto il premio ISHS per il miglior contributo orale under 35 anni; un prestigioso riconoscimento per giovani ricercatori in fase di formazione.

Premiazione del dottorando Andrea Ferrucci (Università della Tuscia), vincitore del premio per il miglior contributo orale under 35

Inoltre, il gruppo di lavoro collabora con soluzione di continuità con i colleghi entomologi e patologi del Dipartimento, come attestato da alcuni contributi in collaborazione presentati al convegno.

Quale clima si respirava nei rapporti tra i ricercatori di tutto il mondo?

I rapporti tra ricercatori, sia affermati nella filiera, sia di recente introduzione, è risultato eccellente come di routine in queste occasioni. L’elezione unanime a chairman della sezione Hazelnut per l’ISHS del collega Prof. Veli Erdogan, dell’Università di Ankara (Turchia), ne testimonia la veridicità. In aggiunta, a distanza di 10 anni dalla mia ultima visita “corilicola” in Cina, ho apprezzato il significativo balzo in avanti che la ricerca e il trasferimento tecnologico di settore hanno effettuato negli ultimi anni, in particolare nello scambio delle conoscenze tecnico-scientifiche e nella standardizzazione dei protocolli di investigazione scientifica.

Sono state in qualche modo toccate le problematiche che attualmente affliggono la corilicoltura in Italia, ad esempio la cascola precoce?

Certamente! Nelle varie comunicazioni fornite dai ricercatori italiani sono emerse, di volta in volta, le principali criticità che attualmente affliggono la corilicoltura italiana. In particolare, con riferimento alla sempre più consistente cascola precoce delle nocciole in fase di crescita/maturazione che si verifica nei corileti italiani, le cause principali vanno ricercate nei cambiamenti climatici che hanno determinato negli ultimi anni inverni sempre più miti (disomogeneità nel soddisfacimento del fabbisogno in freddo) e frequenti ondate di caldo tardo-primaverile che influenzano negativamente l’ecofisiologia della specie, nella vetustà di una parte consistente degli impianti, ormai senescenti e in flessione produttiva, in aggiunta alla diffusione della cimice asiatica, che tramite le punture precoci sui frutticini in crescita può determinare, in casi di forti attacchi, fino al 40% della cascola precoce stagionale.

La risoluzione di queste problematiche è dunque prioritaria per ridare slancio produttivo e commerciale al comparto corilicolo nazionale, al fine di riappropriarsi della leadership corilicola (l’Italia è storicamente il secondo produttore di nocciole al mondo) minacciata dal Cile e da altri paesi corilicoli emergenti.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato 01-10-2025

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