Prezzi record e raccolto dimezzato spingono il gruppo dolciario a sospendere gli acquisti: Ankara chiede il rispetto degli impegni.
Un’annata difficile per la corilicoltura mondiale ha dato il la ad un braccio di ferro tra la Turchia, primo produttore globale di nocciole, e Ferrero, principale acquirente internazionale. Al centro della contesa, il crollo del raccolto turco e la conseguente impennata dei prezzi, che ha portato il gruppo dolciario di Alba a sospendere temporaneamente gli acquisti dai fornitori turchi.
Una contesa che ha catturato l’attenzione della stampa internazionale, tra cui il prestigioso Financial Times. Il quotidiano economico britannico ha riassunto la strategia Ferrero che, davanti all’emergenza, da una parte ha iniziato ad attingere alle proprie consistenti scorte strategiche, mentre dall’altro si sta rivolgendo ad altri mercati. Marco Botta, direttore generale di Ferrero Hazelnut Company, ha dichiarato al FT: “Abbiamo una copertura molto ampia e non abbiamo fretta di acquistare”.
Il gruppo di Alba avrebbe iniziato a sondare con più intensità le opportunità di forniture di nocciole da Cile e Stati Uniti.
Prezzi alle stelle dopo una stagione disastrosa
La Turchia fornisce circa il 65-70% della produzione mondiale di nocciole. Quest’anno, però, le stime indicano un forte ridimensionamento: il raccolto potrebbe fermarsi a 500mila tonnellate, o persino a 300mila secondo la cooperativa Fiskobirlik, contro una media storica di 600-700mila tonnellate.
A incidere sono state una forte gelata primaverile e l’invasione della cimice asiatica che hanno colpito le coltivazioni lungo il Mar Nero: il risultato è stato un raddoppio dei prezzi da inizio estate ad oggi.
Sul mercato interno, gli intermediari hanno ridotto le vendite in attesa di ulteriori rialzi, mentre i produttori hanno chiesto sostegni al governo. L’aumento dei costi ha innescato tensioni con gli acquirenti internazionali, tra cui proprio Ferrero. Queste tensioni si sono tradotte in un calo dell’export: le esportazioni di nocciole dalla Turchia durante i mesi di settembre e ottobre sono più che dimezzati.
La strategia di Ferrero
Il gruppo di Alba, che utilizza circa un quarto delle nocciole prodotte nel mondo, ha reagito attingendo alle proprie scorte strategiche e rivolgendosi a fornitori alternativi in Cile, Stati Uniti, Serbia e Italia. Tra l’altro la multinazionale ha da tempo investito nella diversificazione delle origini, sviluppando nuove aree produttive per mitigare i rischi legati alla volatilità climatica e ai picchi di prezzo. E anche per affrancarsi dal “monopolio” turco, pur continuando a investire nel Paese, ad esempio attraverso il programma Ferrero Farming Values – Turkey, volto a migliorare la tracciabilità e le pratiche agronomiche nelle filiere locali.
La reazione di Ankara
La sospensione degli acquisti ha però suscitato l’immediata reazione delle autorità turche. Birol Küle, presidente della Turkish Competition Authority, ha invitato Ferrero a “onorare pienamente e in modo trasparente i propri impegni nel mercato turco”, definendo la questione “non solo commerciale, ma anche di etica e responsabilità pubblica”.
Il funzionario ha respinto le ricostruzioni secondo cui il mercato turco sarebbe dominato da speculazioni e ha accusato l’azienda italiana di “distorsione della realtà”. Secondo Küle, “attribuire a Turchia e produttori locali le conseguenze di errori di pianificazione aziendale è ingiusto e inaccettabile”.
Intanto, su richiesta presentata da Ferrero, l’Authority ha ridotto per il 2025 l’obbligo per l’azienda di acquistare almeno 45.000 tonnellate di nocciole in guscio nel periodo settembre-dicembre di ogni anno portandolo a 30.000 tonnellate, proprio in considerazione della bassa produzione e dei problemi di qualità.
Un equilibrio da ricostruire
Il confronto si inserisce in un contesto delicato, con la Turchia che guarda con preoccupazione alla crescita dei concorrenti internazionali. Cile e Stati Uniti stanno incrementando la loro capacità produttiva, mentre la Georgia punta a rafforzare il proprio ruolo nell’export.
Ankara teme che, in caso di consolidamento di queste filiere, possa indebolirsi il suo dominio storico sul mercato mondiale della nocciola. Ferrero, dal canto suo, continua a monitorare la situazione e a gestire la transizione attraverso una rete di forniture che consenta di garantire la continuità produttiva.
Per ora la partita resta aperta: il prezzo elevato mantiene congelati gli scambi, i produttori turchi difendono il valore del raccolto e il gruppo di Alba sembra poter contare su riserve sufficienti ad attendere tempi più favorevoli.
Ma la vicenda evidenzia quanto l’equilibrio globale della corilicoltura sia fragile e concentrato su pochi player: tra cambiamenti climatici, volatilità dei prezzi e nuove aree di produzione, anche un singolo raccolto andando storto può innescare tensioni capaci di ridisegnare gli assetti di mercato.
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Pubblicato 07-11-2025





