Author: caterina

L’ampiezza dell’areale di diffusione del nocciolo (Corylus avellana L.), esteso tra il
38° e 68° parallelo in Europa e parte dell’Asia, denota, grazie alla ricchezza di
variabilità genetica, la notevole adattabilità della specie a climi diversi. Tutte le
varietà coltivate a scopo industriale, tuttavia, trovano le migliori condizioni
ambientali in climi che risentono dell’influenza positiva del mare e si trovano in
Turchia, Italia, Spagna, Francia e Oregon (USA). Le cultivar esistenti, infatti, non sopravvivono agli inverni freddi con temperature inferiori a –20°C delle zone più interne o più a Nord di quelle tradizionali, mentre in quelle subtropicali non soddisfano il fabbisogno di freddo.

Il lavoro fa un quadro delle avversità presenti nel nocciolo negli ultimi anni nel Lazio. E’ descritta la loro biologia, la diffusione e vengono indicati i metodi di lotta possibili.
Tra i batteri vengono segnalati Pseudomonas avellanae, agente della moria, e Xanthomonas arboricola pv. corylina. I fitofagi che producono i danni maggiori sono le Cimici, l’Anisandro ed il Balanino. Vien fatto cenno anche ad una alterazione delle branche e dei tronchi nota come “ macchie brune”.

Lo stato sanitario del nocciòlo in Campania può ritenersi immutato negli
ultimi 30 anni. Tra le principali avversità entomologiche, riconducibili agli Acari Eriofidi, agli Emitteri Eterotteri (cimici), ai Coleotteri Scarabeidi e Curculionidi, si segnalano, per alcune aree della Campania, il Phytoptus avellanae, l’acaro delle gemme; la Nezara viridula e soprattutto la Palomena prasina, che causano il cimiciato. Il balanino, Curculio nucum, è presente in tutti i noccioleti, anche se con densità diverse, dove provoca il vuoto delle nocciole.

A partire dal 2000 in alcuni corileti della provincia di Viterbo costituiti con la Tonda Gentile Romana, è stata reperita la necrosi grigia della nocciola (NGN), la cui sintomatologia su frutto non è risultata ascrivibile ad altre alterazioni riportate in letteratura. Questa malattia si manifesta in modo evidente a partire dallo sviluppo del frutto fino all’invaiatura, con la comparsa di lesioni di colorazione grigio-brunastra, che interessano dapprima la base del frutto per estendersi alle porzioni apicali, coinvolgendo le brattee e il picciolo. La presenza della malattia è spesso associata ad una ingente cascola dei frutti che si evidenzia a partire dalla seconda metà di giugno.

Viene fornita una breve panoramica sulle più comuni avversità manifestatesi in Piemonte sulla coltura in particolare sulla varietà Tonda Gentile delle Langhe. Fra le malattie, soltanto la gleosporiosi, indotta dal deuteromicete Piggotia coryli (Desm.), richiede, in alcune località, interventi fitosanitari pressoché abituali. Ultimamente appaiono in espansione, anche in noccioleti in buone condizioni colturali, le infezioni rameali di Cytospora spp., deuteromiceti agenti del “mal dello stacco”.

Nell’ambito del progetto nazionale CO.RI.BIO. sono state avviate ricerche sulle avversità animali del nocciolo in Sardegna. Il dato più interessante ed economicamente importante è il mancato ritrovamento del Curculio nucum (L). L’Oberea linearis che, dato il forte impatto visivo del suo attacco, destava particolare preoccupazione, non sembra provocare danni consistenti ed è potenzialmente gestibile con adeguate tecniche di potatura.

Le malattie del frutto del nocciolo riportate in bibliografia sono: moniliosi o marciume bruno, causata da Monilina fructigena e M. laxa, l’antracnosi, ovvero vaiolatura, causata da Gloeosporium coryli e necrosi generalizzate che possono essere collegate alla presenza di vari funghi come Alternaria spp., Fusarium spp., Phomopsis sp., Botrytis cinerea. A questo quadro generale va aggiunta la necrosi grigia della nocciola.