Author: caterina

Il 21 gennaio il documento ha ricevuto l’approvazione del Comitato tecnico-agricolo nell’ambito della Conferenza permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome. Per il varo definitivo si attende la ratifica da parte del Comitato dei Presidenti che verrà convocato prossimamente. Per meglio comprendere le ricadute di questo nuovo provvedimento abbiamo formulato alcune domande al Dr. Alberto Manzo, il dirigente del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che ha coordinato il Tavolo di filiera corilicolo, l’organismo interprofessionale che lo ha messo a punto.

Benchè il nocciolo sia una coltura asciutta per eccellenza, essa è in grado di avvantaggiarsi notevolmente dell’irrigazione sia in termini di qualità che di quantità di produzione. Le moderne tecniche richiedono limitati volumi idrici rendendo possibile l’irrigazione anche laddove non vi è grande disponibilità di acqua. La conoscenza di queste metodiche è di fondamentale importanza per poter irrigare razionalmente anche il nocciolo.

La coltura del nocciolo nel mondo si estende su una superficie di circa 496.000 ha (dati FAO, media 2000-2004) con una produzione di circa 759.000 t. I maggiori paesi produttori sono Turchia (70,5%), seguita da Italia (13,4%), USA (4,1%), Spagna (2,8%). Tra quelli emergenti si evidenziano Azerbaijan (2,2%), Georgia, Iran e Cina circa 1,5%).
L’Italia, con circa 102.000 t, è il secondo produttore di nocciole nel mondo. Le superfici attuali (68.300 ha) risultano in lieve diminuzione nell’ultimo quinquennio (2,2%). Campania, Lazio, Sicilia e Piemonte concorrono a fornire oltre il 98% dell’intera produzione nazionale.

Nel quadriennio 2005-2008 sono state saggiate l’efficacia e la persistenza di molecole tradizionalmente impiegate e di recente introduzione mediante prove di laboratorio, semi-campo e campo. Inoltre sono stati condotti rilievi per accertare l’entità e la distribuzione delle popolazioni di cimici nell’areale piemontese, a distanza di un decennio dalle segnalazioni dei gravi danni alla produzione corilicola.

A seguito della segnalazione di gravi attacchi di agrilo, nell’areale delle Langhe sono state identificate le specie di Agrilus presenti. Tra le otto specie catturate con trappole cromotattiche, alcune anche in grandi quantità, responsabile dei recenti danni agli impianti di nocciolo è comunque risultato A. viridis. Sono state condotte prove di lotta al fine di saggiare l’unico principio attivo attualmente registrato su nocciolo contro questo insetto, che sinora non è apparso molto efficace.

Vengono prese in rassegna le fasi che hanno caratterizzato la gestione della “moria” del nocciolo nei colli Cimini. Vengono evidenziate le varie iniziative intraprese dalle Associazioni dei Produttori di nocciole Viterbesi e dalle Istituzioni pubbliche interessate alla “moria”. Si evidenzia la necessità di continuare ed estendere le azioni volte al contenimento di Pseudomonas avellanae.

Negli ultimi anni in Piemonte sono stati segnalati nuovi e preoccupanti attacchi di agrilo in noccioleti anche di recente impianto. Si tratta del coleottero buprestide Agrilus viridis, che vive su diverse latifoglie fra cui il nocciolo su cui può divenire molto dannoso, infatti le larve scavano profonde gallerie nel legno fino a provocare il disseccamento dei rami e, nei casi più gravi, la morte delle piante per interruzione del ciclo linfatico.

Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi limitati e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia della rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.
Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione con quelle ottenute da ceppaia. In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate piante madri del clone TO-MT5.

Nel vivaismo corilicolo la pratica maggiormente usata è stata il pollone radicato.Tecnica che presenta alcuni vantaggi quali la facilità e la rapidità propagativa, ma anche svantaggi come il rischio di propagare materiale infetto e la limitata variabilità genetica che da essa deriva. I sistemi propagativi alternativi al pollone radicato sono essenzialmente la propaggine (semplice e di trincea), la margotta di ceppaia, la talea e recentemente la micropropagazione.
Gli ultimi progressi effettuati nel campo della propagazione in vitro lasciano pensare alla micropropagazione come alla tecnica che in futuro potrà consentire il miglioramento del vivaismo corilicolo.