Anche quest’anno si è tenuto l’annuale incontro bilaterale tra Unione Europea e Turchia sul tema delle nocciole. L’evento, svoltosi in video conferenza il 24 novembre scorso, da anni rappresenta una importante occasione per fare il punto con un’ottica globale su un comparto produttivo particolarmente importante per il nostro paese, data la dimensione del comparto e della filiera di trasformazione ad esso collegata.
L’Italia era rappresentata da Giampaolo Rubinaccio, dirigente di Confagricoltura e componente della FNP frutta in guscio nonché coordinatore del comitato di prodotto frutta in guscio dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia.
A lui abbiamo posto qualche domanda per consentire ai nostri lettori una conoscenza più approfondita dei risultati dell’incontro.
All’evento ha partecipato per conto di Confagricoltura Cuneo anche Gianluca Griseri. Con lui faremo prossimamente il punto sulla scorsa campagna corilicola in Piemonte.

Dr. Rubinaccio da tanti anni lei è protagonista degli incontri bilaterali Unione Europea – Turchia sulle nocciole. Alla luce della sua esperienza qual è la reale utilità di questo summit?
Dal lontano 2002 ho l’onore di partecipare a queste riunioni, con ruoli diversi, e ne ho osservato l’evoluzione, in alcuni casi non sempre positiva.
Agli inizi, ante covid, gli incontri erano tutti in presenza, ci si alternava nelle diverse capitali corilicole europee e turche e si aveva la possibilità di confrontarci tra i diversi componenti della filiera italiana e internazionale con cui sono nate consolidate collaborazioni nonché solide amicizie.
L’ utilità maggiore consiste nel fatto di avere a disposizione dati ufficiali sia sulle produzioni agricole che sulle dinamiche locali. Un confronto tra operatori di diverse nazioni, di tipo ufficiale, penso sia fondamentale per la crescita professionale di chiunque voglia elevare il suo livello di impegno nel campo della frutta a guscio.
Quale quadro della corilicoltura internazionale è emerso dall’incontro? In particolare si conferma la tendenza all’aumento delle superfici coltivate e all’ estendersi della coltura in nuovi Paesi?
L’analisi della situazione è chiara: il prodotto manca nel nostro emisfero. Siamo ad una deficienza produttiva almeno del 40% come quantità in assoluto, mentre per specifiche fasce produttive tale criticità è ancora più stridente, per non parlare della qualità minacciata soprattutto dalla cimice asiatica.
La conferma che vi siano nuovi paesi che si affacciamo con numeri importanti nella fornitura di nocciole all’industria dolciaria l’abbiamo avuta anche dalle relazioni presentate quest’anno ai convegni di Napoli e Pechino. L’Italia vede scalzata non solo la terza posizione come paese maggiormente produttivo, ma fonti qualificate la posizionano alla quinta o finanche alla sesta posizione.
Le produzioni 2025 come sono andate?
Per quanto concerne l’Italia, siamo ad un anno di svolta. I numeri sono ben conosciuti da tutti, grazie soprattutto alla vostra attività di informazione. Le ultime stime danno un sistema corilicolo Italiano con una disponibilità di prodotto 2025 ridotto del 50% rispetto ad una media produttiva ponderale di 10 anni. Alcune regioni hanno avuto numeri positivi rispetto a quanto prodotto nel 2024 ma le altre, quelle storicamente più produttive, pagano un tracollo mai registrato prima. Sono state risparmiate alcune aziende per posizione orografica, età dell’impianto e tecniche agronomiche applicate, .

Il sistema “pianta” non ha retto. Dei risultati incoraggianti stanno arrivando dai “nuovi” territori corilicoli come l’Umbria dove la Università di Perugia, nella persona della prof.ssa Farinelli, sta non solo rafforzando il bagaglio scientifico della nuova, unica, cultivar di nocciola europea come la Tonda Francescana, ma sta anche monitorando una serie di campi sperimentali in cui sia le cultivar “americane” che italiane saranno gestite con diverse metodologie di coltivazione, sia in irriguo che in asciutto.
Finalmente forse disponiamo di una stima più attendibile del raccolto turco dopo il balletto di previsioni a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi? Il dato interessa anche i nostri corilicoltori per il suo impatto sui prezzi mondiali.
Sulle stime produttive vi è stata gran confusione, forse in alcuni casi voluta, dati comunicati a metà giugno hanno indotto una parte della filiera a sottoscrivere dei contratti di fornitura con prezzi che sono risultati non razionali. Rammento che in Turchia vi è una legge di natura penale, che vieta a chiunque, almeno nel territorio nazionale, di comunicare stime produttive sulle nocciole, solo il Governo può fornire questi dati.

I problemi che stanno alla base delle nostre difficoltà sono molteplici e di natura diversa anche se sostanzialmente riconducibili ai cambiamenti climatici. A suo avviso come possiamo uscire dalla crisi?
Direi che è proprio giunta l’ora di smettere di trincerarsi dietro a localismi scientifici che si sono mostrati inutili e dispersivi. La crisi non è solo economica ma strutturale, e coinvolge anche il sociale nelle aree più deboli. Non ho timore di dire che siamo in fase di “recessione tecnica”, per cui occorre una task force scientifica nazionale coordinata dal MASAF, e perché no? anche internazionale, multidisciplinare e con sufficiente capienza finanziaria. Abbiamo strutture di eccellenza come il CREA che può tranquillamente coordinare le diverse Università italiane che lavorano sulla frutta a guscio e i centri di ricerca regionali.
Cosi, come il presidente di Confagricoltura Giansanti, ha comunicato al ministro Lollobrigida, si ha inoltre necessità di una riattivazione urgente del Tavolo Corilicolo Nazionale, composto da esperti individuati dalle Organizzazioni qualificate a rappresentare prodotto e produttori.
Grazie ad una iniziativa di Confagricoltura Piemonte, Lazio e Campania siamo riusciti a far sottoscrivere ai rispettivi Assessori agricoli un documento congiunto per presentare alla Conferenza Stato-Regioni e al Ministero la richiesta dello stato di calamità naturale per la corilicoltura nazionale.
I prezzi quale andamento hanno assunto? I cali di produzione in Turchia e in Italia benchè in parte compensati dagli aumenti di Cile e USA, finora sembrano esercitare un effetto importante sulla crescita dei prezzi nei mercati mondiali.
I prezzi sono in fase di assestamento. Abbiamo raggiuto quotazioni record, il mercato deve comprendere quanto il consumatore recepirà questi aumenti. Inoltre sempre di più le varie industrie, e forse giustamente, stanno provando a trovare alternative alle nocciole come ingredienti per i loro trasformati dolciari. Ricordiamoci che esistono diverse varianti della più nota crema spalmabile, e che le nocciole non sono un elemento necessario per la alimentazione umana

Più che gli Stati Uniti, che hanno una produzione garantita da cultivar diverse e ancora poco conosciute da una parte del mondo industriale, il vero competitor per Italia e finanche la Turchia, è il Cile. Lì si producono quantitativi di cultivar italiane, alcune anche sottoposte in teoria a tutela di origine, ben superiori a quanto avvenga qui da noi. In un recente viaggio di studio promosso da Italia Ortofrutta e cofinanziato dalle sue OP di Campania, Lazio e Piemonte, abbiamo avuto modo di toccare con mano “la terra cilena”, di saggiare le loro nocciole e soprattutto di vedere con i nostri occhi quanto sia già pronta l’industria di trasformazione locale a gestire un flusso produttivo che potrà tranquillamente raggiungere i due milioni di quintali entro 10 anni.
Nel corso dei lavori sono emerse le difficoltà dei produttori europei nella difesa fitosanitaria delle loro nocciole a causa dei vincoli posti dalla normativa europea nell’uso dei fitofarmaci. Quali istanze sono state avanzate in chiave di reciprocità nei confronti delle nocciole provenienti da Paesi extracomunitari?
Abbiamo evidenziato quanto già riportato dal Copa-Cogeca alla Commissione Europea rispetto alle criticità del Green Deal. La scomparsa dei principi attivi maggiormente efficaci per la difesa fitosanitaria della nocciola ci ha reso assai deboli rispetto ad insetti nuovi come cimice asiatica e Popillia japonica.
Siamo pragmatici. Se un prodotto agricolo è contaminato da residui di fitofarmaci non ammessi dalla normativa europea, servono maggiori controlli alle frontiere per tutelare anche le industrie e i consumatori. D’altro canto non è nemmeno immaginabile un blocco delle importazioni.
I rappresentanti della Turchia ci hanno comunicato che alcuni prodotti fitosanitari obsoleti non sono più utilizzati e nemmeno più reperibili in commercio nel loro mercato.
Anche le aziende dolciarie per parte loro devono svolgere analisi multiresidui per i propri protocolli di prevenzione sanitaria.
Scarica le presentazioni
Gesa Wesseler – Rassegna sulla produzione mondiale della campagna 2024-2025
Gesa Wesseler – Sviluppi della politica agricola dell’UE e loro effetti sul settore delle nocciole
Giampaolo Rubinaccio – Il settore corilicolo in Italia
Jl Reigne – La produzione di nocciole in Francia
Frans Verstraete – Aflatossine, tossine da Alternaria e nichel sulle nocciole
Le presentazioni della Delegazione turca saranno disponibili a breve
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Pubblicato 03-12-2025





