Nocciole estere, non solo bassa qualità: i miti da sfatare

Nocciole estere

Nel settore corilicolo italiano è diffusa la convinzione che le nocciole estere siano sinonimo di scarsa qualità. È vero che parte della merce importata presenta standard inferiori a quelli italiani e viene destinata a segmenti di trasformazione meno esigenti, ma fermandosi a questa percezione si rischia di peccare di presunzione, offuscando la visione complessiva sulla realtà corilicola globale.
Diversi Paesi, infatti, stanno investendo per elevare il valore delle proprie produzioni, puntando su qualità certificata e sistemi di tracciabilità.

La strategia dei Paesi emergenti

Cina e Turchia, in particolare, hanno avviato percorsi che testimoniano questa evoluzione per le loro produzioni agroalimentari. Ne ha scritto recentemente anche Il Sole 24Ore: questi Paesi, attraverso il sistema europeo delle indicazioni geografiche – aperto anche alle registrazioni extra Ue – stanno predisponendo una strategia precisa per essere più presenti nel mercato comunitario. E quindi per le nocciole estere si potrebbero aprire nuovi spazi.

Nocciole estere - Nocciola turca Dop

La Cina vanta oggi oltre cento prodotti iscritti o riconosciuti nell’ambito delle Indicazioni Geografiche europee, mentre la Turchia ha accelerato il processo di registrazione con decine di domande, molte delle quali riguardano proprio il settore frutticolo e in primis la corilicoltura. La candidatura della “Giresun Tombul Fındığı Pdo”, la nocciola turca Dop, è un segnale inequivocabile: Ankara vuole giocare la partita della qualità in Europa, parlando lo stesso linguaggio di tracciabilità e garanzia del Made in Italy. Ci sarà un futuro con più nocciole estere in Italia?

Il rischio per il Made in Italy

L’agroalimentare italiano, forte di una tradizione secolare, non può sottovalutare questo scenario. Se in passato la concorrenza estera si muoveva quasi esclusivamente sul prezzo, oggi emerge una dinamica diversa: produzioni che cercano di certificarsi, di conquistare fette di mercato premium e di rispondere alle richieste di consumatori sempre più attenti. È una competizione che, se ignorata, rischia di erodere gradualmente lo spazio dell’Italia nelle piazze internazionali.

Un nuovo posizionamento necessario

Il messaggio per la corilicoltura italiana è chiaro: non bastano i fasti del passato e il prestigio del marchio Made in Italy. Serve un impegno continuo per innovare, comunicare la distintività delle produzioni e presidiare i mercati con strumenti moderni di marketing e certificazione. Perché la qualità non è più un’esclusiva italiana, ma un terreno di confronto globale.

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Pubblicato 12-09-2025

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