Come si presenta in Italia il raccolto di nocciole 2024?

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Nell’imminenza delle operazioni di raccolta delle nocciole, come è nostra consuetudine, abbiamo intervistato alcuni tecnici di riferimento delle più importanti regioni corilicole per anticipare un quadro quanto più possibile realistico sulla produzione 2024.

Dopo alcuni anni piuttosto deludenti a livello nazionale, i produttori speravano finalmente in un’annata che li ripagasse, ma la situazione  emergente appare piuttosto variegata a seconda delle regioni. Infatti, mentre in Campania c’è un discreto ottimismo sia per la quantità che per la qualità, ben diverse sono  invece le prospettive in Piemonte dove c’è forte preoccupazione per un’intensa e generalizzata cascola (leggi il comunicato di Agrion) precoce che ha indotto qualche autorevole osservatore a parlare di un vero disastro (leggi qui). E’ invece intermedia la situazione nel Lazio dove si stima che per lo stesso problema si registrerà quest’anno un calo di circa il 20%.

Ora l’attenzione di tutta la filiera si concentra sui nuovi prezzi. Saranno in linea con l’aumento dei costi di produzione? In Turchia il TMO (Ufficio dei Prodotti Agricoli) ha definito per quest’annata prezzi ufficiali di acquisto delle nocciole in sensibile aumento rispetto a quelli del 2023 (leggi qui), pur non incontrando la piena soddisfazione dei produttori.  Vedremo come andrà in Italia.

Campania
Francesco Napolitano – Responsabile Tecnico OP Cerere

Quando si prevede l’inizio delle raccolte e come si presenta la produzione di nocciole in termini di quantità, anche rispetto alle annate precedenti e al potenziale produttivo dell’areale campano?

Finalmente i corilicoltori campani, reduci da due anni disastrosi, possono dirsi felici per questa buona annata che, pur non facendo registrare produzioni eccezionali in termini di quantità, riporta i quantitativi nella norma anche se ci vorrà ancora tempo per avere un quadro definitivo in termini numerici.

Nocciole pronte per la raccolta – Foto Francesco Napolitano

Circa l’inizio delle operazioni di raccolta c’è da considerare l’enorme variabilità del territorio sia in termini di latitudine che di altitudine tra i tre areali di maggiore importanza corilicola in Campania. In generale, rispetto alla media dei due anni precedenti, questa fase si è anticipata di circa 10 giorni

Nel Napoletano, specie nell’areale ove viene coltivata la cv San Giovanni, la raccolta ormai è entrata nel vivo. Gli operatori sono ora impegnati a fare la prima raccolta cercando di limitare al minimo il periodo di permanenza delle nocciole al suolo onde evitare l’insorgere di muffe e marciumi vari, molto frequente nelle nocciole della varietà precoce.

Nel Casertano, invece, ove le superfici coltivate a nocciole ormai hanno assunto negli ultimi anni un peso ed un’importanza economica notevole per la Campania, si è all’esordio. In questo areale la fa da padrona la ormai storica varietà Mortarella, che conferma la sua ottima produttività anche quest’anno.

L’areale Avellinese, da sempre dedito alla coltivazione della nocciola, è prossimo alla raccolta nelle zone di bassa montagna. A partire dal 25 di questo mese, invece, si stima l’inizio per la parte di alta montagna.

La qualità invece come si presenta?

Dalle prime rese effettuate sui campioni in laboratorio e nei campi, la qualità di quest’annata risulta essere soddisfacente. L’andamento climatico caldo e asciutto nella fase di accrescimento dei frutti, ovvero dalla seconda metà di maggio ad ora, non ha favorito l’insorgenza di muffe.

Inoltre, nonostante le piante abbiano subito un forte stress termico dovuto alle alte temperature registrate negli ultimi due mesi (punte superiori ai 38° C), la nocula risulta perfettamente formata all’interno del guscio. Ciò è indice di un buon risultato in termini di resa allo sgusciato, fattore strettamente collegato all’aspetto qualitativo delle nocciole.

Trattamenti mirati con biostimolanti e prodotti specifici hanno prodotto risultati significativi sia sulla qualità dei frutti sia sulla vegetazione delle piante, risultate maggiormente tolleranti allo stress termico.

Il fenomeno della cascola nel nord Italia è stata particolarmente intenso: come sta andando in Campania e, se presente, a quali fattori ne attribuite maggiormente la causa?

La cascola è un fenomeno fisiologico che caratterizza il nocciolo come molte altre colture arboree. Anche in Campania i noccioleti ne hanno risentito in quasi tutti gli areali: percentuali più significative si sono registrate nella fascia posta ad un’altitudine sopra i 300 metri ed ha interessato principalmente le varietà tardive. Nel complesso però a livello regionale, a differenza dell’anno precedente, la cascola si è mantenuta a livelli ordinari.

Si tratta di un fenomeno causato da diversi fattori, in parte ancora non noti. In generale, cause di tipo genetico, parassitario e meteorologico durante il delicatissimo periodo che intercorre tra la fase di impollinazione e quella di fecondazione, possono essere alla base della mancata fecondazione degli ovuli determinando così la cascola precoce delle nocciole vuote.

Altre concause potrebbero essere: mancata impollinazione per assenza di validi impollinatori (fenomeno molto diffuso per le varietà tardive), stress biotici e abiotici di vario genere, aborto traumatico causato dalle punture delle cimici, scompenso nutrizionale delle piante, età avanzata dell’impianto ed, infine, varietà non più tolleranti al cambiamento climatico in atto.

Dal punto di vista fitoiatrico quali avversità hanno destato particolari problemi?

Quest’annata non è stata caratterizzata da particolari problemi fitoiatrici anche se non è mancata la presenza della ormai diffusissima cimice asiatica e dell’oidio turco. Altri insetti e malattie chiave del nocciolo sono stati presenti entro le rispettive soglie limite tali da non creare particolari allarmismi.

Grazie alla rete di monitoraggio istituita in Campania dall’Ente regionale in collaborazione con il CNR di Portici e i maggiori esponenti della filiera corilicola, si è condotto il monitoraggio della cimice nei siti di maggiore interesse divulgando settimanalmente i risultati e consentendo ai corilicoltori di centrare meglio i trattamenti per contrastarla. Anche quest’anno sono stati effettuali i lanci con il Trissolcus japonicus.

Schiusura di ovatura di cimice asiatica – Foto Francesco Napolitano

L’andamento della popolazione è stato alquanto anomalo, in quanto dopo una forte presenza iniziale di individui adulti svernanti, non si sono effettuate particolari catture nei mesi di giugno e luglio. Abbondanti ovideposizioni con tanto di cimici appena schiuse sono state rinvenute poi da fine luglio ad oggi in quasi tutti gli areali di pianura, segno di una presenza abbondante dell’insetto pronto per lo svernamento.

La presenza dell’oidio turco, invece, è risultata in linea con quanto registrato gli anni scorsi, ma prontamente contrastata sul nascere da coloro che hanno effettuato trattamenti mirati sia preventivi che curativi intervenendo alla comparsa dei primi sintomi.

Ci sono altri aspetti che hanno caratterizzato questa annata?

In conclusione, oltre ai chiari segni di stress da caldo registrato sulle cv primitive ed ai limitati eventi di cascola registrati in determinate aree, non si segnalano altri particolari fenomeni di disturbo per questa annata. Sembra infatti essere la condizione perfetta per risollevare gli animi di tutti coloro che hanno dedicato sempre impegno e passione a questa coltura ma che nelle ultime due annate hanno dovuto fare i conti con una serie di condizioni negative quali poca produzione, scarsa qualità, condizioni climatiche avverse, rincaro dei prezzi delle materie prime e prezzi di mercano non adeguati a rimpinguare quanto effettivamente sborsato per portare a termine la produzione.

Faccio i miei migliori auguri di un’ottima produzione a tutti, auspicando un giusto prezzo di mercato in linea con i costi delle materie prime e mezzi tecnici che anche quest’anno hanno subito rincari.

Lazio
Benedetto Valentini e Giacomo Santinelli – Ufficio agronomico Assofrutti

Quando si prevede l’inizio delle raccolte e come si presenta la produzione di nocciole in termini di quantità, anche rispetto alle annate precedenti e al potenziale produttivo dell’areale Viterbese?

Si prevede che la raccolta delle nocciole nel Viterbese inizi nell’ultima decade di agosto. Inizialmente, la produzione sembrava buona e ci si aspettava di raggiungere dalle 40.000 alle 45.000 tonnellate. Tuttavia, a causa della cascola causata dalle cimici e dal lungo periodo di siccità e temperature elevate che hanno caratterizzato tutto il mese di luglio, è probabile che la produzione complessiva dell’area del Viterbese registri un ulteriore calo di circa il 20%. Di giorno in giorno la stima cala, non sappiamo cosa aspettarci visto che manca ancora tempo per l’inizio della raccolta.

La qualità invece come si presenta?

I campionamenti previsti per la qualità ancora non sono stati effettuati, ma sembra non essere omogenea. Le prime osservazioni indicano la presenza di nocciole cimiciate già dal 7 luglio. Questo problema è principalmente legato al comportamento della cimice asiatica che con alti e bassi è sempre stata presente durante la stagione.

Il fenomeno della cascola nel nord Italia è stato particolarmente intenso: come sta andando nel Viterbese e, se presente, a quali fattori ne attribuite maggiormente la causa?

Nel Viterbese, il fenomeno della cascola è sempre più evidente, con casi più accentuati sulla cultivar Giffoni. Sui frutti sono comparsi gli imbrunimenti a macchia (“brownstain disorder”), da cui fuoriescono gocce di essudato scuro. Abbiamo osservato e monitorato la cascola precoce causata da cimice ed episodi attribuibili principalmente a stress idrico e a sbalzi termici. Stiamo lavorando per mitigare questi effetti attraverso l’uso di biostimolanti e una gestione ottimizzata dell’irrigazione.

Cascola precoce monitorata dal 25 giugno al 5 luglio – Foto Giacomo Santinelli

Dal punto di vista fitoiatrico quali avversità hanno destato particolari problemi?

Le principali avversità fitoiatriche di quest’anno sono state la cimice asiatica e gli attacchi di Gleosporiosi, principalmente sulla varietà Nocchione. Quest’ultima malattia si manifesta visivamente attraverso la presenza di numerosi rami spogli con foglie secche o segni di necrosi su porzioni fogliari da ricondurre all’azione di Gloeosporium coryli. Grazie ai monitoraggi intensivi, che ad oggi sono ancora in corso, proviamo a centrare meglio i trattamenti fitosanitari, riducendo l’impatto di questi parassiti sulla produzione. Alcune zone sembrano maggiormente suscettibili al problema, con conseguenti cascole accentuate e cimiciato sopra la media. La necrosi grigia è stata meno problematica, localizzata in fondo valle. Inoltre, i dati raccolti dal sistema IoT di comprensorio di Assofrutti mostrano una correlazione negativa tra la presenza di cimici asiatiche e le temperature, indicando che le catture tendono a diminuire con l’aumento della temperatura. Al contrario, c’è una correlazione positiva con l’umidità, suggerendo che le catture tendono ad aumentare con la crescita dell’umidità. Le alte temperature, superiori a 38-42,5 °C, possono influenzare la mortalità della cimice asiatica. In particolare quelle superiori a 45° C per la durata di almeno un’ora possono abbattere quasi tutti gli adulti di H. halys. Questo fenomeno può avere un impatto positivo sulla riduzione delle popolazioni di cimice asiatica durante le ondate di calore estive (Scaccini et al., 2019).

Ci sono altri aspetti che hanno caratterizzato questa annata?

Questa annata è stata caratterizzata da temperature elevate e sbalzi termici in momenti non opportuni. Recentemente, una nostra stazione meteo ha registrato 44,4 °C. Ci sono stati sbalzi termici il 12-13 aprile con picchi fino a 30 °C  subito seguiti da minime di 1,2°C che in alcune zone il 18-20 aprile sono scese fin sotto a 0°C, con conseguente stress fisiologico sulla pianta. Attualmente, abbiamo delle sperimentazioni attive insieme al DAFNE con protocolli di biostimolazione e di difesa attraverso l’uso di biostimolanti per attenuare le malattie e stress ambientali.

Esecuzione dei lanci di Trissolcus japonicus – Foto Assofrutti

Altro aspetto che ha caratterizzato l’annata e che ci accende un po’ di speranza è stato sicuramente il lancio del Trissolcus japonicus, antagonista di H. Halys. Infatti, il 30 luglio si è conclusa la seconda fase di lanci avviata dalla Direzione Agricoltura della Regione Lazio con la supervisione dell’agenzia regionale ARSIAL e la collaborazione dell’ENEA.

Piemonte
Gianluca Griseri – Consigliere Fondazione Agrion con delega al nocciolo

Quando si prevede l’inizio delle raccolte e come si presenta la produzione di nocciole in termini di quantità, anche rispetto alle annate precedenti e al potenziale produttivo del Piemonte?

Ormai in Piemonte, per tutte le zone, si stanno completando le operazioni di preparazione del terreno per la raccolta delle nocciole. Nelle zone più anticipate la raccolta è già iniziata in questi giorni che precedono Ferragosto, mentre per areali storici dell’albese e della bassa Langa dovremo attendere il 18-20 di agosto.

Abbiamo avuto un autunno e un inizio d’inverno scarsi di acqua e di neve. Poi dalla seconda metà di febbraio sono iniziate le precipitazioni che non si sono praticamente interrotte fino alla fine di giugno con temperature al di sotto della media stagionale. Nel mese di luglio, invece, poche sono state le precipitazioni, mentre le temperature si sono mantenute ben al di sopra della media stagionale. Purtroppo il periodo prolungato di pioggia ha compromesso l’allegagione e il successivo corretto accrescimento dei frutti determinando evidenti fenomeni di cascola. Una produzione che sembrava in molte zone buona, causa la cascola anticipata dei frutti, improvvisamente si è dimostrata scarsa, assistendo in alcune zone alla perdita di oltre il 50% del prodotto.

Ad oggi possiamo fare soltanto delle stime, ma, nonostante i nuovi impianti di nocciolo che via via entrano in produzione, complessivamente in Piemonte per la campagna di raccolta 2024/2025, la produzione sarà inferiore a quella dell’annata precedente.

La qualità invece come si presenta?

I prolungati periodi di pioggia molto spesso non hanno permesso di effettuare tutti i trattamenti fitosanitari necessari. Nei giorni scorsi abbiamo iniziato a fare dei controlli sia sulle nocciole cascolate, sia su quelle ancora sulla pianta. Purtroppo in alcuni casi si è evidenziata la presenza di nocciole avariate e cimiciate. Ma, come ho detto, siamo solo all’inizio, molto dipenderà dalle condizioni climatiche che accompagneranno tutto il periodo della raccolta delle nocciole.

Il fenomeno della cascola in Piemonte è stato particolarmente intenso: a quali fattori ne attribuite maggiormente la causa?

Sicuramente la cascola, cioè la caduta anticipata a terra delle nocciole, compresa quella imputabile al così detto fenomeno del “brownstain disorder“, è dovuta ad una serie di fattori che hanno come comune denominatore i cambiamenti climatici. La cascola può essere il risultato di una scarsa o insufficiente impollinazione, ma anche di stress, squilibri nutrizionali e idrici, sbalzi termici, punture da parte di insetti, vocazionalità dei terreni ed anomalie di tipo genetico legate alla varietà stessa.

Sintomi di brownstain disorder – Foto Agrion

E’possibile eliminare o almeno ridurre questo fenomeno?

Agrion, la Fondazione di Ricerca e Innovazione della Regione Piemonte, nell’ambito del progetto “Nocciola di Qualità” da anni lavora per determinare quali possano essere le effettive cause della cascola e quali i possibili rimedi. Come ben sappiamo purtroppo i tempi della ricerca sono lunghi e molte sono le variabili che entrano in gioco. Credo che nei prossimi anni bisognerà pensare di rivedere completamente la coltivazione del nocciolo a partire dalla progettazione dei nostri noccioleti, aumentando ad esempio la percentuale di impollinatori, fino alla gestione e alla difesa fitosanitaria. Occorre pensare a rinnovare i vecchi impianti ormai poco produttivi, preparandoci a nuove campagne dove il clima e i suoi effetti faranno da padroni.

Dal punto di vista fitoiatrico quali avversità hanno destato particolari problemi? In questa campagna non ci siamo fatti mancare nulla.

Direi proprio di no. Purtroppo si continua a riscontrare una elevata presenza in campo di seccumi sul tipo di quelli causati da Cytospora corilicola, o altri agenti su tutto il territorio regionale, sia nei noccioleti più vecchi, ma anche su quelli di 10-12 anni con disseccamento di parte delle branche e l’inevitabile perdita di produzione.

Oltre alla cimice asiatica, questa campagna è stata caratterizzata dalla presenza di un’altra cimice del nocciolo, il Gonocerus acuteangulatus che ha costretto in alcune zone gli agricoltori a modificare le tempistiche dei trattamenti. Favorita da una primavera piovosa, diffusa è la presenza di batteriosi e oidio turco. Quest’ultimo in precedenza si trovava in particolare solo sui polloni, oggi arrivano numerose segnalazioni della presenza anche sull’intero apparato fogliare.

Sintomi di batteriosi (Xanthomonas arboricola pv. corylina) – Foto Agrion

Ci sono altri aspetti che hanno caratterizzato questa annata?

Dopo la siccità che ha caratterizzato le annate 2022 e 2023 finalmente, anche se in ritardo, ha cominciato a piovere. Purtroppo la pioggia è continuata nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, rendendo molto difficile la gestione dei noccioleti, sia dei polloni, sia dell’erba. In molte zone, visto anche la natura del terreno, non si riusciva nemmeno ad entrare rendendo impossibile effettuare qualsiasi tipo trattamento. Qualche grandinata e qualche “bomba d’acqua” hanno fatto il resto. Vista l’annata, è d’obbligo consigliare la massima attenzione nella fase di pulitura ed essicazione delle nocciole. Insomma un’annata difficile, speriamo in un tempo clemente per il periodo della raccolta.            

Un ringraziamento particolare va ai tecnici Agrion e a tutti i tecnici che partecipano al Coordinamento Tecnico Corilicolo di Agrion – Fondazione per la ricerca l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato 14-08-2024

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