“Produrre nocciole biologiche, oggi, è sempre più difficile. I contributi non bastano e i costi sono aumentati per ogni cosa, anche per colpa dei crescenti problemi legati a un clima sempre più pazzo e agli animali. Vedremo che raccolto sarà, ma in questo momento le piante sono abbastanza spoglie. E con prospettive di questo genere la marginalità è veramente ridotta”. Quello che arriva da Pietralunga, zona settentrionale dell’Umbria, se non è un grido d’allarme poco ci manca. A lanciarlo è Fabio Santinelli, titolare dell’Azienda Agraria Ranco, realtà nata nel 2008 in una zona molto selvaggia e ricca di boschi che, tra i suoi frutteti con antiche varietà, coltivati rigorosamente con metodo biologico nel rispetto della natura e dell’ambiente, conta anche un corileto.
E dire che 16 anni fa, quando Santinelli decise di lanciarsi in questa impresa, le prospettive sembravano ben altre. “Ho iniziato quasi per hobby con mezzo ettaro di nocciole – racconta -, poi capitò l’occasione di prendere in concessione dal demanio un noccioleto di 1,3 ettari degli anni ‘70: un terreno con 370 piante ‘potenti’, capaci di produrre fino a 25 quintali di nocciole, con sesto d’impianto 6×6. Nel 2014, forte del buon andamento della produzione, decisi di aprire un laboratorio tutto mio. Poco dopo acquistai un altro appezzamento con piante di tartufo e nocciole Giffoni, arrivando ad avere 3 ettari complessivi. I volumi erano ottimi, tra linea biologica e prodotti ‘speciali’ un ettaro di nocciole fatturava fino a 70mila euro”. Da allora, però, le cose sono cambiate parecchio.
A dicembre 2023, per via di alcuni problemi legati al rinnovo della concessione demaniale, “vittima” della Direttiva Bolkestein (Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE), l’azienda ha dismesso i macchinari per il trasformato ed è rimasta solo con il noccioleto agricolo. Ma il raccolto, a livello quantitativo, non promette bene. “Tra gelate tardive e siccità è sempre più complicato avere un’annata positiva – sottolinea Santinelli -. Quest’anno, tra aprile e maggio, non siamo mai saliti sopra i 10 gradi, con piogge quasi tutti i giorni. E dire che c’era un’ottima fioritura, ma a metà aprile è caduta tutta. L’anno scorso ci fu la gelata del 7 aprile, con 4 giorni tra -3 e 0 gradi, tre anni fa quella del 27 aprile, con un -8 che condannò l’intero raccolto. Se aggiungiamo il costo del gasolio e dei concimi, schizzati alle stelle negli ultimi anni, la situazione si fa pesante. La marginalità è ridotta al minimo, se un’azienda non abbina la vendita delle nocciole alla trasformazione fatica a starci dentro”.
Come se non bastasse si sono aggiunti i roditori, che da qualche tempo attaccano a più riprese le piante pronte per il raccolto: topi, ghiri, scoiattoli. I rimedi per far fronte all’ennesima piaga ci sono, ma a fronte di un ulteriore aumento dei costi. “Nel 2023, dopo il gelo, c’è stata un’esplosione di topi: abbiamo raccolto pochissimo – sospira Santinelli -. Quest’anno abbiamo preso delle trappole prive di elementi chimici, nel rispetto delle normative del biologico e perché rischieremmo di uccidere gli uccelli, i loro antagonisti naturali. La raccolta partirà solo se ci sarà abbastanza prodotto ma ad oggi le piante sono quasi vuote, avranno al massimo 5 kg di nocciole ciascuna nonostante un potenziale da 15/20 kg”.
L’ultima annata buona, per l’Azienda Agraria Ranco, è stata quella del 2021. E non va meglio con l’oliveto di circa 500 piante di Nostrale di Rigali, la cosiddetta Rigalese, cultivar che produce un olio con un gusto molto diverso dalle altre varietà del territorio umbro, che ha prodotto un buon raccolto solo nel 2018. “I costi negli ultimi anni sono diventati da grande città, rendendo i ricavi bassissimi – conclude Santinelli -. È un peccato perché le nostre nocciole sono di ottima qualità. Sia la Tonda Gentile Romana che la Romana combinata con il Nocchione hanno pochissimo cimiciato e marcio occulto, per una resa che si aggira intorno al 42/44%. Ed essendo una linea bio la vendiamo a 50-60 centesimi per punto resa in più rispetto a una produzione convenzionale. Tutto questo, però, non basta per avere margine. Così come non sono sufficienti i 3.500 euro di contributi annui che arrivano dalla PAC col PSR”.
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Pubblicato: 12-07-2024