Nocciola italiana, ecco cosa può fare la differenza

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nocciola italiana

La nocciola italiana come perno di progetti di turismo esperienziale e come protagonista di un comparto produttivo, quello corilicolo, sempre più inserito in un contesto di agricoltura 4.0. Questi sono i due filoni su cui si è sviluppata la XVIII Assise Città della nocciola, che si è tenuta a Caprarola (Viterbo) il 25 e 26 agosto scorso (clicca qui per leggere la notizia).
Le chiavi di valorizzazione del prodotto sono molteplici, dal turismo alla gastronomia, e accanto alla tradizione produttiva si fa sempre più spazio lo sviluppo tecnologico: i fattori in gioco per garantire una piena sostenibilità alla produzione di nocciole sono infatti molteplici e su questi NocciolaRe si è confrontato con Irma Brizi, direttrice dell’Associazione nazionale Città della Nocciola e grande esperta di questo frutto, nonché assaggiatore e panel leader nocciola italiana.

Irma Brizi nocciola italiana
Irma Brizi

Il vostro impegno per la valorizzazione della nocciola italiana su quali elementi fa leva?

Siamo un’associazione di Comuni, non di produttori, anche se gli enti locali sono strettamente legati alla produzione e spesso siamo la voce degli agricoltori: puntiamo non solo sul territorio e sul turismo, ma anche sulla valorizzazione del prodotto. Da tecnico specializzato nell’assaggio, poi, tocco con mano tante problematiche che affronta il comparto corilicolo, a partire dalla comunicazione. Abbiamo comunque fatto passi da gigante negli ultimi anni: tanti produttori si sono organizzati per trasformare il loro prodotto e questo ha avuto una ricaduta positiva. Perché se le nocciole rotolano fuori dal territorio, il territorio diventa più povero; mentre se restano si può arricchire.

Turismo esperienziale per la nocciola, cosa vuol dire?

Visitare una cascina di corilicoltori che lavorano nel noccioleto e poi realizzano un vasetto di crema spalmabile: il contadino pasticcere. Nella preparazione di dolci tradizionali troviamo una grande vitalità e una rinnovata proposta: questa piace al turista. Ma vediamo anche una tendenza a sviluppare nuovi prodotti, arrivando anche alla cosmesi.

L’evoluzione, però, è anche tecnologica.

All’Assise gli esponenti dell’Università della Tuscia, dell’Università di Perugia e dell’Università di Salerno ci hanno mostrato come le soluzioni tecnologiche possano far risparmiare tempo e risorse anche ai piccoli produttori. Droni, controllo da remoto, macchinari 4.0 stanno rivoluzionando l’agricoltura e anche il mondo della nocciola. Ma siamo solo all’inizio. Queste tecnologie avanzate possono essere preziose alleate anche per affrontare, e superare, gli effetti dei cambiamenti climatici.

La spinta alla sostenibilità che risposte sta trovando nel mondo corilicolo?

La corilicoltura si sta avvicinando ai concetti della sostenibilità. Ma questa resta una grande sfida, specialmente per i piccoli produttori che prima di pensare a questo debbono pensare come risolvere tutta una serie di problematiche di base. Bisognerebbe svecchiare i corileti per poi potere essere più sostenibili. Siamo ancorati alla tradizione, ed è giusto, questo porta a biodiversità, vastità di aromi e profumi: ma il mercato richiede di progredire, per certi versi è un cane che si morde la coda. Comunque a una piena produzione sostenibile ci si può arrivare, ma in maniera lenta e graduata.

Passiamo alla qualità della nocciola. Ci sono canali che chiedono standard elevati e un’industria che preferisce piuttosto concentrarsi sulla non difettosità. E’ difficile orientarsi per un produttore?

E’ come parlare di Tavernello e di un Barolo. Facciamo un esempio: quando assaggio una nocciola delle Langhe questa cambia da appezzamento ad appezzamento: ogni produttore mette la firma sulla sua nocciola e gusto, aromi, sentori, conservabilità sono influenzati dalla conduzione del corileto. E poi si passa all’essiccazione, alla tostatura: prima la mano dell’agricoltore, poi quella del trasformatore contribuiscono a rendere unica la nocciola. All’industria, invece, basta generalmente avere nocciole buone e senza difetti, senza cercare l’eccellenza.

L’artigianalità dietro la trasformazione, i segreti della coltivazione, i corileti che fanno paesaggio… E’ questo che può fare la differenza?

Abbiamo parlato di un prodotto che potrebbe essere la svolta: il turista diventa attore e protagonista, si immerge in una storia. Nel turismo esperienziale c’è sempre assaggio gastronomico, un’attività da fare sul posto, un aspetto da conoscere e approfondire: questo a vantaggio dei piccoli comuni che vogliono emergere. Durante l’Assise, nel workshop sul turismo esperienziale, c’è stata anche la presentazione del Borgo della Nocciola che si farà a Cardinale in Calabria, un comune che sta ristrutturando tutto pensando alla nocciola. La Calabria è al quinto posto come produzione corilicola nazionale, negli ultimi anni ha puntato sulla Tonda di Calabria Bio, e sta percorrendo interessanti percorsi di valorizzazione. Abbiamo capito che il turismo esperienziale, pur essendo di nicchia, può essere venduto bene e si può costruire un’offerta coinvolgente che abbraccia la produzione, la trasformazione, la gastronomia, la storia… Insomma tutto il territorio.

Qui potete trovare le relazioni del convegno “I territori della nocciola pronti ad accogliere la sfida dell’agricoltura 4.0: un’opportunità di crescita e sviluppo sostenibile”.

“Agricoltura di precisione e presentazione del progetto H2020 Pantheon”

Dott. Valerio Cristofori Università degli studi della Tuscia

“L’innovazione nelle tecniche di raccolta dei noccioleti”

Dott. Danilo Monarca Università degli studi della Tuscia

“Le innovazioni nella difesa delle malattie del corileto: opportunità e nuove sfide”

Dott. Angelo Mazzaglia Università degli studi della Tuscia

“Le innovazioni nella difesa degli artropodi fitofagi del corileto: opportunità e nuove sfide”

Dott. Stefano Speranza Università degli studi della Tuscia

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 01-09-2023

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