La pellicola esterna della nocciola – separata dal frutto durante la fase di tostatura e gestita come scarto – si candida oggi a diventare ingrediente funzionale in ricette più sane e sostenibili. È quanto emerge dai lavori del Laboratorio di Nutrizione dell’Università della Tuscia, presentati a fine maggio al 45° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), durante il simposio “Alimentazione, salute e ambiente: tra presente e futuro”.
La ricerca ha dimostrato che sostituire il 10% della farina raffinata con polvere di pellicola di nocciola in un biscotto frollino non solo riduce gli acidi grassi saturi, ma permette di eliminare il burro grazie alla componente lipidica naturalmente presente nello scarto, riducendo gli acidi grassi saturi. Il risultato? Un prodotto con cinque volte più antiossidanti, un contenuto di fibre superiore al 6% – sufficiente per l’etichettatura “ricco di fibre” secondo la normativa UE – e una documentata attività prebiotica in vitro.
Si tratta di un esempio concreto di economia circolare, in cui uno scarto dell’industria corilicola – normalmente impiegato come fertilizzante o destinato allo smaltimento – viene valorizzato in un’ottica nutrizionale e ambientale. Insieme ai residui del pomodoro San Marzano, anch’essi oggetto di studio da parte di Unitus, la pellicola di nocciola si conferma una risorsa tecnica e salutistica che può contribuire a ridurre lo spreco alimentare e ad arricchire le formulazioni alimentari del futuro.
Copyright NocciolaRe
Pubblicato 23-06-2025