Corilicoltura italiana, tra innovazione e realtà di campo

Le Giornate Tecniche Nazionali sul Nocciolo all’Università di Salerno: due giorni di confronto tra ricerca, impresa e territorio.

La corilicoltura italiana ha vissuto un importante momento di confronto grazie al Gruppo di Lavoro SOI Frutta Secca che, insieme al Dipartimento di Farmacia (DIFARMA) dell’Università di Salerno, ha organizzato il 23 e 24 ottobre 2025 le “Giornate Tecniche Nazionali sul Nocciolo” presso il campus di Fisciano.
L’iniziativa, coordinata dal Prof. Giuseppe Celano del Corso di Agraria dell’Università di Salerno è stata aperta dai saluti del Direttore Gianluca Sbardella del DIFARMA-UNISA a cui sono seguiti gli interventi a distanza del Prof. Antonio Ferrante, Presidente della SOI e del Prof. Stefano La Malfa Presidente Sezione Frutticoltura SOI che hanno fatto sentire la vicinanza della Società all’evento e hanno augurato buon lavoro all’intera platea. La parte dei saluti istituzionali è stata chiusa dalla Prof.ssa Enrica De Falco, Coordinatrice dei Corsi di Agraria UNISA, che ha inquadrato l’organizzazione de Le Giornate Tecniche Nazionali sul Nocciolo 2025 nell’ambito delle attività che il Corso sta realizzando per potenziare sempre più il ruolo dell’Università quale luogo di elaborazione culturale e scambio di esperienze. E’ stato rivolto un ringraziamento particolare al team organizzativo del prof. Giuseppe Celano e ai giovani ricercatori del Corso di Agraria – Università di Salerno, per l’impegno e la professionalità che hanno reso possibile la riuscita di queste giornate di confronto e di crescita per tutto il settore.
Dopo i saluti istituzionali i lavori hanno avuto inizio con il report il report dell’XI International Congress on Hazelnut, tenutosi in Cina dal 4 all’8 agosto 2025, e con la presentazione ufficiale del XII Congresso Mondiale del Nocciolo, che si terrà in Italia nel 2029. Un passaggio a cura del Prof. Valerio Cristofori (Università della Tuscia) che ha sottolineato il ruolo centrale del nostro Paese nella ricerca e nello sviluppo internazionale del settore.

Corilicoltura italiana: le Giornate del Nocciolo

Con una partecipazione che ha superato le duecento persone tra ricercatori, agronomi, studenti, produttori e aziende, le Giornate hanno rappresentato un importante momento di confronto su innovazione, sostenibilità e prospettive future della filiera corilicola italiana.

Sostenibilità e filiera della corilicoltura: economia, ambiente e biodiversità

La prima giornata, svoltasi presso il Campus di Fisciano, ha visto una sessione ricca di interventi scientifici e tecnici, coordinati da Roberto Botta, Giuseppe Celano, Valerio Cristofori, Giulia Giunti e Antonio Capone, con il patrocinio del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali. Alessandro Palmieri (Università di Bologna) ha offerto una panoramica ampia e concreta sullo stato del settore, ha analizzato le dinamiche economiche, evidenziando come la crescita delle superfici coltivate non sia stata accompagnata da un analogo incremento delle rese.

La redditività del nocciolo resta legata alla capacità di mantenere livelli produttivi adeguati e di costruire contratti di filiera stabili. Tra i punti di forza emersi figurano la lunga durata degli impianti e costi di gestione inferiori rispetto ad altre specie, ma anche limiti strutturali della corilicoltura legati ai tempi di ritorno economico, alla frammentazione e alla dipendenza dai prezzi internazionali.

Giuseppe Celano ha presentato i risultati di uno studio di analisi del ciclo di vita (LCA) su 21 aziende campane, che ha permesso di definire per la prima volta benchmark ambientali specifici per la filiera del nocciolo. È emerso che i sistemi biologici presentano un’impronta di carbonio inferiore per ettaro ma più elevata per chilogrammo di prodotto, a causa delle rese minori. La sfida è ottimizzare le pratiche agronomiche e migliorare l’efficienza complessiva delle aziende, riducendo le emissioni e i consumi energetici.

Il tema della biodiversità e dell’agroforestazione è stato affrontato da Carlo Cosentino (Università della Basilicata) e Roberto Botta (Università di Torino), che hanno sottolineato come la diversità genetica sia un elemento fondamentale per l’adattamento delle piante ai nuovi stress ambientali e per la valorizzazione delle cultivar locali. Nella corilicoltura della Campania, dove convivono numerose varietà, l’obiettivo è organizzare questa ricchezza in modo razionale, creando sistemi produttivi più stabili e resilienti.

Tecnologie e cambiamenti climatici: dal sensore al campo

Il secondo blocco tematico ha messo al centro le nuove tecnologie al servizio della gestione agronomica.
Gessica Altieri del Corso di Agraria-UNISA ha illustrato un ampio ventaglio di applicazioni digitali fondate su sensori del suolo, rilievi LiDAR, fino all’uso dei droni multispettrali e ai modelli predittivi per la valutazione dello stato idrico e fitosanitario delle piante. L’agricoltura di precisione si conferma uno strumento essenziale per migliorare la conoscenza del campo e ridurre sprechi di risorse, anche se è necessario un maggiore trasferimento delle innovazioni nelle aziende.

A seguire, Leonardo Assettati (Università della Tuscia) ha affrontato il tema della meccanizzazione e della gestione del lavoro, mentre Sergio Tombesi (Università Cattolica di Piacenza) ha analizzato le implicazioni fisiologiche dei cambiamenti climatici, sottolineando l’importanza di nuovi modelli colturali più adattabili agli stress termici e idrici.

Difesa e salute del noccioleto: un equilibrio sempre più delicato

La sessione dedicata alla difesa fitosanitaria ha offerto un quadro realistico delle sfide che oggi il nocciolo deve affrontare. Le aziende italiane convivono con una pressione crescente di parassiti e patogeni, aggravata dai cambiamenti climatici e dalle restrizioni normative sull’uso dei fitofarmaci.

Luciana Tavella (Università di Torino) ha illustrato l’evoluzione dei principali fitofagi, soffermandosi in particolare sulla cimice asiatica, che continua a rappresentare una minaccia per la qualità delle produzioni. Ne sono state illustrate le strategie di gestione che sono fondate innanzitutto sul monitoraggio (sottolineando l’importanza del frappage e dei rilievi in campo per individuare la presenza delle cimici nostrane che non vengono catturate dalle trappole), sulla lotta simbiotica e sull’introduzione controllata del parassitoide Trissolcus japonicus di cui è stata presentata una mappa aggiornata delle aree di rilascio dal 2020 nell’ambito del Piano nazionale di lotta biologica alla Cimice asiatica.

Angelo Mazzaglia (Università della Tuscia) ha approfondito i risultati dei monitoraggi su Gleosporiosi e Oidio. La ricerca sta mettendo a punto modelli previsionali in grado di individuare con anticipo le condizioni favorevoli allo sviluppo delle infezioni, consentendo interventi più mirati e sostenibili. Accanto a ciò, l’introduzione di prodotti innovativi e biocontrollori naturali rappresenta un passo importante verso sistemi di difesa a ridotto impatto ambientale.

A chiudere la sessione, Matteo Giaccone (CNR-ISAFoM, Portici) ha ripreso il tema delle strategie di gestione di Halyomorpha halys illustrando in particolare gli approfonditi studi condotti dal suo gruppo di lavoro sulla relazione tra sviluppo del frutto e incidenza e tipologia del danno causato dalla cimice asiatica.

Nel complesso, la difesa del nocciolo sta evolvendo verso un approccio più integrato e preventivo, che richiede conoscenza, formazione e costanza negli interventi, rispetto ad un semplice aumento dei trattamenti, complice anche la carenza di prodotti fitosanitari registrati su questa coltura. La vivacità del dibattito che si è sviluppato in chiusura di questa sessione, con numerosi interventi e domande da parte del pubblico, ha confermato l’esigenza per il settore corilicolo di essere supportato da una vasta attività di ricerca, in particolare nell’ambito della difesa.

Le visite aziendali

La seconda giornata ha portato i partecipanti fuori dalle aule, in un tour tra quattro aziende simbolo della filiera campana ed espressione delle diverse anime del comparto.

La tappa iniziale è stata presso l’azienda Oliviero a Monteforte Irpino (AV), storica industria dolciaria che da generazioni valorizza la nocciola nelle proprie produzioni artigianali. Si è poi proseguito con la visita all’azienda De Maio a Forino (AV), specializzata nella coltivazione e commercializzazione di nocciole, noci, castagne e ciliegie di alta qualità, dove è stato possibile visionare le macchine FACMA per la raccolta e la gestione agronomica, dimostrazione pratica dell’importanza della meccanizzazione per l’efficienza e la sostenibilità delle aziende agricole.
Presso l’azienda Filano SRL a Sperone (AV), dedicata alla lavorazione e trasformazione del nocciolo, si sono potute osservare dal vivo le fasi di sgusciatura e selezione del prodotto.
Infine, l’azienda agricola corilicola Elvio De Fusco a Marzano Appio (CE) ha mostrato impianti moderni e tecniche di coltivazione all’avanguardia, orientate a una gestione sostenibile e meccanizzata del noccioleto.

Quattro realtà diverse per dimensione e modello produttivo, ma accomunate dalla stessa volontà di coniugare tradizione, innovazione e valorizzazione del territorio.

Ricerca in fermento, ma serve continuità

Le Giornate Tecniche hanno mostrato una corilicoltura italiana viva, dinamica e in cerca di nuovi equilibri.  La ricerca è in fermento e le tecnologie si moltiplicano, ma resta fondamentale garantire continuità, investimenti e formazione per tradurre i risultati scientifici in strumenti operativi per una corilicoltura economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile.

Solo unendo conoscenze, esperienze e territorio sarà possibile consolidare una filiera del nocciolo davvero sostenibile e radicata, capace di affrontare le sfide future con una condivisione di esperienze, saperi e idee tra i diversi attori della filiera.

Autore: Giacomo Santinelli – Ufficio agronomico Assofrutti
Copyright NocciolaRe
Pubblicato 28-10-2025

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