I problemi della corilicoltura piemontese: la voce dei produttori

Con l’intento di stimolare un dibattito costruttivo sul futuro della corilicoltura italiana, riportiamo il documento dell’Associazione Agricoltori Autonomi Italiani che accende i riflettori sul nodo della produttività dei corileti piemontesi e la tenuta della aziende agricole (vedi l’approfondimento). Che Istituzioni e filiera, in dialogo con i corilicoltori, debbano collaborare per affrontare la difficile situazione è palese: il punto è capire da dove partire, che strategie prendere e a cosa dare la priorità considerando le risorse limitate a disposizione. Sicuramente sarà fondamentale il ruolo della ricerca per dare risposte concrete ai diversi problemi con cui gli agricoltori da anni continuano a confrontarsi. Il compito della politica sarà anche quello di reperire le risorse finanziarie per sostenere il comparto e il grande lavoro che attende i ricercatori.

A seguire l’analisi e, soprattutto, le proposte degli Agricoltori Autonomi Italiani. Restiamo aperti ai contributi in termini di idee e di proposte costruttive che altre Organizzazioni e Istituzioni vorranno proporci.

L’intervento degli Agricoltori Autonomi Italiani

Il settore corilicolo italiano sta affrontando una crisi produttiva senza precedenti dovuta ad un calo
delle produzioni per svariate cause. In particolar modo in Piemonte negli ultimi anni si è avuto un
calo continuo dei raccolti passando da medie di 12-15 quintali ad ettaro (o più nelle zone vocate) ai
4-7 del raccolto 2024, quantità che in molti casi non hanno permesso neanche di ripagare le spese
nonostante il prezzo di vendita sia fortemente aumentato nell’ultimo anno.
Ora, il raccolto 2025 si preannuncia molto più scarso di quello 2024, infatti con la prima raccolta –
che rappresenta il 70% circa della quantità totale – molti non sono arrivati a 2 q/Ha e si prevede che
a fine campagna la produzione media piemontese non arriverà a 4 q/Ha.
A nulla vale fare come qualcuno che cita i dati di alcune aziende fortunate in zone molto vocate: i
noccioleti piemontesi non producono a sufficienza
, non solo per garantire un reddito all’
agricoltore, ma neppure per ripagare le spese di coltivazione, e questo da almeno 2-3 anni. E di
nuovo a nulla vale sperare nelle quotazioni e citare medie di prezzo raramente così alte: se il
raccolto è 1/5 della media il prezzo può anche raddoppiare, ma al massimo si limitano le perdite,
non si fa certo guadagno.

A rischio c’è un intero settore della nostra agricoltura e anche l’intera filiera della Nocciola
Piemonte IGP.

Pare che questa crisi produttiva sia da imputare ai cambiamenti climatici e alla cascola precoce dei
frutti che ha causato perdite anche superiori al 50% del raccolto.
La situazione è più complessa di così.
Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, è troppo facile, ormai sono parole per riempirsi la bocca:
un anno è colpa della siccità, un altro della pioggia, un anno è il caldo e quello dopo il freddo. Una
volta fatto il giro di tutti i fenomeni meteorologici si ricomincia? C’è più di questo, e devono esserci
metodi per contrastare almeno in parte i danni produttivi.
Per quanto riguarda la cascola precoce, di nuovo troppo facile: le cause possono essere diverse.
Fisiopatie legate al clima, infezioni fungine o punture di cimice.
Fatto sta che prima degli ultimi anni questo fenomeno non ha mai causato perdite così gravi. Altri
problemi raramente menzionati sono le malattie e i parassiti del legno (in primis mal dello stacco e
agrilo) che costringono a potature estreme con conseguente diminuzione della produzione. In ultimo,
ma non per importanza molte zone subiscono forti danni da parte di cinghiali e caprioli che
colpiscono il raccolto ma anche le giovani piante causando danni pluriennali.

Il settore corilicolo ha bisogno di ricerca

Le aziende corilicole devono sapere che misure adottare per evitare o almeno mitigare di molto le
perdite produttive, servono investimenti seri nella ricerca scientifica che individui con precisione
le cause e cerchi soluzioni per i problemi.
Di nuovo, troppo facile parlare di estirpo degli impianti più vecchi e di reimpianto, oppure di
individuazione di nuove varietà più resistenti. Al di là del fatto che la Tonda Gentile è il fiore
all’occhiello della produzione piemontese e la sua sostituzione con altre varietà non può essere che
un’extrema ratio, le aziende corilicole sono allo stremo e semplicemente non possono permettersi né
il reimpianto, né gli anni di mancato raccolto in seguito a estirpo/reimpianto. Inutile spendere soldi
pubblici in tal senso, servono i mezzi e le conoscenze per far produrre quello che già c’è.
In più, i divieti di abbruciamento vigenti per ormai la maggior parte dell’anno e la complessità delle
regole da rispettare per bruciare quando è permesso, rendono praticamente impossibile distruggere il
legno infetto/parassitizzato (come tra l’altro prescritto dai bollettini tecnici) in tempi celeri, causando
un elevato tempo di permanenza in campo delle ramaglie infette. Tempo in cui le precipitazioni
atmosferiche dilavano le spore fungine che quindi rimangono in campo, in pratica vanificando
l’importante azione agronomica della potatura di risanamento.
Quindi serve il ripristino della possibilità di abbruciamento delle ramaglie infette, o un’ alternativa
che sia economicamente sostenibile (cippatura e asportazione sono il più delle volte spese aggiuntive
che raramente si possono affrontare) e ricerca approfondita sui patogeni e soluzioni per il
contenimento delle malattie che evitino l’asportazione delle ramaglie e permettano la trinciatura in
campo delle stesse.

Le aziende agricole hanno bisogno di sostegno diretto

Ormai molte aziende prettamente corilicole sono concretamente a rischio chiusura nell’immediato e
non sono in grado di affrontare le spese di un’altra annata agraria in attesa del prossimo raccolto, il
che mette in pericolo l’intero settore produttivo e, come già detto, l’intera filiera della Nocciola
Piemonte, già messa a dura prova dalla scarsità di prodotto.
In attesa che la ricerca scientifica fornisca le soluzioni, serve un aiuto diretto e immediato al settore.

Come Associazione Agricoltori Autonomi, proponiamo:

– lo stanziamento di ingenti fondi per la ricerca in ambito corilicolo, sia a livello nazionale che
regionale, favorendo anche la cooperazione tra centri di ricerca differenti. A tal proposito
invitiamo anche le industrie utilizzatrici di nocciole italiane a stanziare dei fondi da affiancare
a quelli pubblici, in quanto è interesse di tutti che si trovino rapidamente soluzioni ai problemi
produttivi del settore

– l’esonero contributivo immediato per le aziende corilicole

– il blocco dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione

– ristori immediati

– sostegni diretti al resto della filiera, in particolare alle aziende trasformatrici utilizzanti
esclusivamente Nocciole Piemonte IGP.

Scarica il comunicato

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Pubblicato 28-08-2025

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