Come procede in Italia la lotta biologica contro la cimice asiatica sul nocciolo?

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Trissolcus japonicus – Foto CREA

Di recente il MITE (Ministero per Transizione Ecologica) ha rilasciato l’atteso Decreto, impantanatosi nelle consuete lungaggini burocratiche, con il quale si autorizzano nuovamente i lanci della cosiddetta vespa samurai (Trissolcus japonicus) per il controllo biologico della cimice asiatica (Halyomorpha halys).

L’autorizzazione vale per il solo anno in corso e, come si legge nello stesso, le Regioni dovranno attuare un monitoraggio post rilascio per valutare gli effetti dell’immissione dai cui risultati dipenderà il rinnovo per il 2022.

Per quanto riguarda il comparto corilicolo il Piemonte è una delle aree più colpite dalla cimice asiatica, con danni importanti sulla qualità della produzione che, oltre al ben noto “cimiciato”, si manifestano con la trasmissione di agenti patogeni al seme, come diverse ricerche stanno evidenziando.
Abbiamo pertanto rivolto alcune domande a Giovanni Bosio, entomologo del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.


Intanto quale è stata l’attività svolta nel 2020, come sono stati scelti i siti di lancio e quali i risultati sinora ottenuti?

Nel 2020 sono stati individuati nel territorio piemontese 100 siti in cui sono stati effettuati tra fine giugno e inizio agosto due lanci del parassitoide Trissolcus japonicus, moltiplicato presso il DISAFA – Università di Torino, a partire dal nucleo iniziale introdotto dal CREA di Firenze. Questi siti sono stati individuati di concerto tra Settore Fitosanitario, Agrion e DISAFA in base a determinati parametri: zone con colture che hanno subito danni da cimice rilevanti in passato (es. nel 2019), presenza di piante ospiti della cimice non soggette a trattamenti insetticidi, come quelle in aree naturali, vegetazione ripariale, etc.  ma vicine alle coltivazioni. La ripartizione tra le province è stata effettuata in base alla estensione territoriale delle colture più soggette a forti infestazioni di Halyomorpha halys come nocciolo, drupacee e pomacee, soia, etc.

Purtroppo, per l’avvio del progetto di lotta biologica, l’annata 2020 è stata caratterizzata da una presenza medio-bassa di cimice asiatica, a seguito dell’andamento climatico di fine primavera contraddistinto da un periodo prolungato di precipitazioni. La ridotta presenza di ovature di H. halys ha limitato la possibilità di verificare l’attività di parassitizzazione da parte degli esemplari di Trissolcus japonicus lanciati. Su 21 siti controllati dai ricercatori del DISAFA dei 100 totali la presenza di ovature parassitizzate da T. japonicus è stata accertata in 4 casi, probabilmente a causa di una elevata dispersione degli esemplari lanciati alla ricerca di ovature a distanza dai siti di rilascio.

Adulti di Halyomorpha halys – Foto Giovanni Bosio, Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici – Regione Piemonte

Quali sono le caratteristiche di questo tipo di lotta biologica?

Neanidi di Halyomorpha halys – Foto Giovanni Bosio

La lotta biologica intrapresa contro la cimice asiatica è di tipo inoculativo, il numero di esemplari rilasciati è quindi estremamente ridotto rispetto alla popolazione di H. halys presente. Questo tipo di lotta prevede che il parassitoide si insedi in un certo territorio e si moltiplichi per più generazioni a spese dell’ospite, fino a ridurne progressivamente la popolazione a livelli tali da non arrecare più danni significativi alle colture. Questo risultato si ottiene quindi dopo diversi anni, come ad esempio nel caso del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) dove ci sono voluti in media 6-8 anni dalla introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis. Un discorso diverso sarebbe per programmi di lotta biologica basati su lanci inondativi di limitatori naturali, come avviene ad esempio in coltivazioni in serra con insetti utili allevati in biofabbriche, spesso su diete artificiali, dove i risultati sono quasi immediati. Per Trissolcus japonicus questo non è possibile, in quanto il suo allevamento, strettamente legato alle uova della cimice asiatica, non permette di ottenere in breve tempo i numeri molto elevati di esemplari necessari per la lotta di tipo inondativo.

I rilasci del parassitoide non risolvono pertanto il problema della cimice in poco tempo nell’area di lancio; i parassitoidi devono moltiplicarsi per più generazioni e quindi per più anni per poter progressivamente, se tutto va bene (es. se non vengono decimati da trattamenti insetticidi), ridurre fortemente le infestazioni di cimice asiatica. Nel frattempo si diffonderanno sul territorio, pertanto gli effetti di questo programma di lotta biologica si potranno vedere solo tra qualche anno e saranno estesi anche alle aree non interessate direttamente dai lanci.

Una nota positiva è che le indagini effettuate in Piemonte da DISAFA confermano la progressiva diffusione delle popolazioni di T. japonicus e T. mitsukurii introdotte accidentalmente e ritrovate da alcuni anni in diverse località del Nord Italia. Questa loro diffusione naturale può contribuire sensibilmente al futuro raggiungimento del controllo biologico della cimice asiatica affiancando l’azione del progetto nazionale.

La Campania, dove una certa presenza di cimice asiatica è stata rilevata negli anni scorsi (grazie ad una Rete di monitoraggio coordinata dal Servizio Fitosanitario Regionale) in particolare nel Teanese, ha appena ricevuto dal MITE l’autorizzazione a procedere con i lanci. Una volta avviati provvederemo a fornire maggiori informazioni sull’attività svolta in questa regione.

In Lazio infine, come ci conferma Gianluca Santinelli tecnico della Cooperativa Produttori Nocciole CPN da noi intervistato, il Servizio Fitosanitario non ha al momento in programma l’effettuazione di lanci di vespa samurai in quanto il Coordinamento Corilicolo Territoriale, che è stato appositamente attivato per monitorare la presenza di Halyomorpha halys e anche di cimice autoctona, non ne ha sinora segnalato una significativa presenza, come già avvenuto negli anni precedenti; qualora questa dovesse presentarsi il Servizio Fitosanitario della Regione Lazio potrebbe attivarsi per i lanci.   
Il Coordinamento Corilicolo Territoriale è guidato dal professor Stefano Speranza, cattedra di entomologia, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli studi della Tuscia, e ne fanno parte diverse realtà del settore corilicolo laziale come CPN, ASSOFRUTTI, la COOPERNOCCIOLE S.C.A, la Ferrero Hazelnut Company, la EURONOCCIOLA S.C.A e il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre.

Copyright: NocciolaRe

Pubblicato 26-07-2021


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