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La qualità delle nocciole ha origine in campo, nel noccioleto, e può perfezionarsi o deteriorarsi nelle fasi post-raccolta, di essiccamento, conservazione, sgusciatura e
tostatura. In specifico, la qualità prende avvio nei noccioleti ubicati in aree vocate, nei quali vengono condotte razionali ed adeguate cure colturali, quali potature,
spollonature, concimazioni, irrigazioni, controllo delle erbe infestanti, difesa fitosanitaria, tali da consentire alle piante di esprimersi al meglio e di fornire la giusta
quantità di prodotto con la migliore qualità. Anche l’aspetto varietale unitamente alla scelta delle aree più vocate per clima e terreno concorrono fortemente all’ottenimento di produzioni qualificate. Tutti questi aspetti sono attentamente valutati nel presente lavoro, nel quale in particolare vengono studiate le variazioni della composizione chimica delle nocciole durante il loro sviluppo e gli effetti della irrigazione sulla loro crescita e maturazione, inoltre vengono indagate le caratteristiche fisico-chimiche di diverse cultivar italiane di particolare interesse.

L’innesto a marza, seguito dalla moltiplicazione mediante propaggine di trincea, è un
sistema di propagazione relativamente veloce e con costi contenuti per ottenere
piantine di nocciolo senza l’impiego di prodotti radicanti di sintesi. Nel nocciolo,
affinché avvenga la formazione del callo, è necessario mantenere nel punto d’innesto
una temperatura costante di 27 °C difficilmente riscontrabile in vivaio, se non con il
sistema ad hot callusing ideato da Lagerstedt. Con questo metodo, sono stati propagati: incroci intervarietali di Corylus avellana selezionati per le loro migliorate
caratteristiche vegetative e produttive; mutazioni spontanee di Tonda Gentile delle
Langhe senza attitudine pollonifera; semenzali ottenuti da incrocio di Corylus
colurna x Corylus avellana utilizzabili come portinnesti non polloniferi.

Benchè il nocciolo sia una coltura asciutta per eccellenza, essa è in grado di avvantaggiarsi notevolmente dell’irrigazione sia in termini di qualità che di quantità di produzione. Le moderne tecniche richiedono limitati volumi idrici rendendo possibile l’irrigazione anche laddove non vi è grande disponibilità di acqua. La conoscenza di queste metodiche è di fondamentale importanza per poter irrigare razionalmente anche il nocciolo.

La coltura del nocciolo nel mondo si estende su una superficie di circa 496.000 ha (dati FAO, media 2000-2004) con una produzione di circa 759.000 t. I maggiori paesi produttori sono Turchia (70,5%), seguita da Italia (13,4%), USA (4,1%), Spagna (2,8%). Tra quelli emergenti si evidenziano Azerbaijan (2,2%), Georgia, Iran e Cina circa 1,5%).
L’Italia, con circa 102.000 t, è il secondo produttore di nocciole nel mondo. Le superfici attuali (68.300 ha) risultano in lieve diminuzione nell’ultimo quinquennio (2,2%). Campania, Lazio, Sicilia e Piemonte concorrono a fornire oltre il 98% dell’intera produzione nazionale.

Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi limitati e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia della rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.
Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione con quelle ottenute da ceppaia. In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate piante madri del clone TO-MT5.