I biostimolanti possono essere utili al nocciolo?

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Crescono le sfide per la corilicoltura italiana. Le ultime campagne sono state caratterizzate da un crescendo di problemi vegeto-produttivi connessi ai cambiamenti climatici, seppur con intensità variabile da regione a regione.

Contemporaneamente sotto la spinta dell’industria trasformatrice, la coltura si è significativamente estesa in nuove zone al di fuori di quelle storiche, presentandosi così l’esigenza di aiutare eventualmente il nocciolo ad adattarsi ai nuovi ambienti.

D’altro canto il generale  invecchiamento di molti impianti negli areali storici sta comportando  perdite di produttività a cui occorre fare fronte per mantenere la redditività delle aziende. Oggi più che mai occorre fare ricorso alle innovazioni che la tecnologia può mettere a disposizione degli agricoltori per una gestione efficace e sostenibile dei corileti.

Un importante contributo potrebbe venire da una innovativa categoria di prodotti: i biostimolanti. Si tratta di formulati che hanno tra l’altro le funzioni di migliorare l’efficienza dei nutrienti e la tolleranza agli stress abiotici delle piante. Sono ottenuti da diverse  matrici naturali compresi microrganismi utili e normalmente sono applicati per irrorazione della chioma con atomizzatore nel corso della stagione vegetativa.

Attualmente sono impiegati soprattutto su coltivazioni erbacee ma da alcuni anni vengono utilizzati anche su colture arboree con risultati incoraggianti.

Per questa ragione è stata realizzata nel 2024 nel Viterbese una ricerca anche sul nocciolo nell’ambito delle sperimentazioni “Biostimolanti in campo” promosse da “L’Informatore Agrario” (leggi qui). L’obiettivo era di individuare le tipologie di prodotti, le quantità  e le epoche di intervento più efficaci su questa coltura.

La sperimentazione è stata condotta da un gruppo di ricercatori coordinati dal prof. Valerio Cristofori dell’Università della Tuscia (Viterbo). Sono state impiegate metodiche di rilevazione sofisticate come il rilevamento satellitare per ricavare un’analisi NDVI (Normalized Difference Vegetation Index) che consente di valutare l’efficacia fotosintetica della vegetazione e quindi la vigoria delle piante, mentre da terra è stato impiegato il fogliarimetro digitale Dualex® per la determinazione non distruttiva del contenuto di clorofilla, antociani e flavonoidi presenti nella foglia, oltre che per la stima dell’indice di bilancio azotato (NBI).

I risultati conseguiti nel primo anno di sperimentazione indicano che il contenuto fogliare di clorofilla delle piante trattate è stato superiore rispetto al testimone non trattato, ma il dato più interessante,  per quanto concerne i parametri produttivi, è che i biostimolanti hanno aumentato la produzione. Non si sono manifestati effetti invece sulla resa allo sgusciato.

In conclusione, da questa prima sperimentazione emergono i potenziali benefici che i biostimolanti possono svolgere anche sulla coltura del nocciolo. L’auspicio è che gli studi possano proseguire per ricavare ulteriori conferme e meglio definire il protocollo applicativo.

Pubblicato 31-01-2025

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