BERICOCCHI SERGIO, NOCCIOLE BIO DALLA RADICE AL SACCHETTO

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A Soriano nel Cimino, a pochi minuti da Viterbo, c’è un’azienda agricola che ha fatto delle nocciole bio il suo credo e la sua filosofia di vita. Il titolare, Sergio Bericocchi, la definisce “una scelta etica, da fare a prescindere dal punto di vista economico”. Anche se costa qualche sacrificio in più, aggiungiamo noi. Sergio, l’ha ereditata dai nonni e conduce l’attività insieme ai figli Stefano e Alessio, e alla moglie Rossella. La specialità della “casa”, è proprio il caso di dirlo, è la produzione di nocciole, dalla A alla Z, in particolare di due cultivar: la Tonda Gentile Romana e la Tonda di Giffoni. Due eccellenze della corilicoltura italiana.

La storia di un’azienda specializzata in nocciole bio

“La nostra azienda conta poco meno di un centinaio di ettari di terreno, siamo una realtà di media entità a conduzione familiare, con un dipendente fisso e qualche stagionale – racconta Stefano Bericocchi, il figlio maggiore -. Noi produciamo solo nocciole bio ma per conto terzi lavoriamo anche per l’agricoltura convenzionale. Ci occupiamo di tutto ciò che riguarda le nocciole: dalla progettazione e preparazione del terreno, come ad esempio il livellamento e le lavorazioni straordinarie necessarie a seconda dei casi, fino alla messa a dimora del noccioleto. Insomma, sappiamo gestire tutte le operazioni che servono per dare vita a un nuovo impianto corilicolo”.

Una visione ampia e articolata, che parte da lontano. “Dietro la nostra produzione c’è una storia e un sapere, frutto del tempo e del lavoro – continua l’agricoltore -. Siamo partiti da una corilicoltura di sussistenza e ci siamo evoluti. Mio padre faceva il guardiacarcere, poi negli anni ‘80 ha comprato nuovo terreno e, stimolato anche dai contributi statali, a inizio 2000 è passato al biologico. All’epoca era più facile, oggi l’aumentare delle cimici, prima autoctone poi l’asiatica, ha reso tutto più complesso. Soprattutto per chi, come noi, non può fare trattamenti chimici di sintesi”.

Cosa vuol dire produrre nocciole bio

“Fare bio significa essere consapevoli che si raccoglie un po’ meno e c’è da lavorare un po’ di più – sottolinea l’imprenditore viterbese -. Quasi tutti, ad esempio, hanno abbandonato il diserbo. La raccolta meccanica ci aiuta, ma in generale facciamo due o tre raccolte per preservare la qualità del prodotto. Siamo campo madre certificato bio perché facciamo anche riproduzione, chiudendo un cerchio. Seguiamo tutto, dalla vivaistica fino alla trasformazione, comprese essiccazione e stoccaggio, sgusciatura, tostatura, riduzione in pasta. Ci piace dire che conosciamo la nocciola dalla radice al sacchetto. A livello di filiera, però, abbiamo più scarto e più manodopera. E i costi aumentano parecchio. Noi ci stiamo dentro facendo tutto internamente. Portiamo avanti il biologico per differenziarci sul mercato e per un discorso etico: chi compra da noi sa che il nostro prodotto non è quello della grande distribuzione. Ma per mantenere in piedi tutto questo servono tanti sforzi e sacrifici”.

Il bilancio dell’ultima annata

Sacrifici ripagati solo in parte a causa di un’annata bizzarra, sia per qualità che per quantità. Anche se il 2024 promette bene. “Noi siamo sempre rientrati in prima fascia bio ma il 2023 è stato un anno strano – spiega -. Gli areali in cui solitamente andavamo a botta sicura sono stati un flop, altri meno buoni hanno avuto produzioni più alte. Forse hanno inciso le piogge di maggio, momento in cui il nocciolo si sviluppa maggiormente. Guardando alla prossima stagione, invece, la fioritura è stata buona, soprattutto nella Tonda Gentile Romana. E finora non abbiamo avuto gelate tardive. Lo stesso vale per la Giffoni, che solitamente produce un po’ di più. Siamo fiduciosi, anche se dobbiamo sperare che la cimice asiatica diminuisca la sua aggressività, che negli ultimi anni ci ha fatto perdere tanta produzione. A tal proposito voglio ringraziare le cooperative del viterbese che hanno fatto formazione ai soci, dandoci modo di capire come monitorarle e affrontarle”.

I cambiamenti e il futuro

In ogni caso, quando si parla di nocciole, secondo Bericocchi ci sono due cambiamenti avvenuti negli ultimi 35 anni da annoverare tra i fattori positivi. Sia che si tratti di agricoltura biologica che di agricoltura convenzionale: l’evoluzione del mercato corilicolo e lo sviluppo della meccanizzazione. “Il mercato è sempre stato altalenante ma negli ultimi anni questo trend è cambiato, forse per via della globalizzazione – conclude il corilicoltore -. Il prezzo oggi si mantiene stabile durante tutta la campagna di commercializzazione o quasi, e si formula in base alla qualità del prodotto: ciò permette alle aziende di migliorare e di sostenersi. Sul fronte meccanizzazione poi siamo al top, si è creata una simbiosi che ha permesso di riqualificare il settore del nocciolo, che tra raccolta, spollonatura e potatura necessita di tantissima manodopera. Grazie alla meccanizzazione abbiamo potuto essere più veloci ed efficienti, aumentando la qualità del prodotto sia bio che convenzionale, che a sua volta è ben valorizzato dalle cooperative della zona. E lo stesso vale sul fronte irrigazione, che prima era marginale ma che oggi è diventata fondamentale se si vuole mantenere uno standard elevato. Nel viterbese siamo fortunati, il 70% dei nostri areali è irriguo. Nella nostra azienda il dato sale al 90%, con irrigazioni a goccia e subirrigazione. Tutto questo ha dato una grande spinta al mondo della corilicoltura. Sta a noi saper valorizzare ciò che ci offre oggi la tecnologia”.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 24-05-2024

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