Nocciolo e ricerca, ecco i fronti più caldi

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Il futuro della corilicoltura non può prescindere dalla ricerca. E la ricerca è impegnata su più fronti per dare le risposte di cui la filiera italiana della nocciola ha bisogno per far fronte alle sfide dettate dal cambiamento climatico, dalle fitopatie, dal taglio dei mezzi tecnici utilizzabili, ma anche a quelle del mercato – con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita – e della difficoltà di reperimento della manodopera.

Un quadro complesso e articolato che è stato affrontato lo scorso 27 giugno nell’ambito della giornata di formazione “Nocciolo e ricerca”, che si è svolta nel campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Una giornata dedicata a fare il punto su una serie di linee di lavoro finalizzate a superare alcune delle principali criticità che la corilicoltura sta affrontando in questi anni per renderla più moderna e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico.
L’incontro era promosso da Ferrero Hazelnut Company, la divisione del gruppo dolciario albese diventato ormai a tutti gli effetti una multinazionale, che si occupa della nocciola a 360° e che sostiene economicamente molti di questi progetti di ricerca.

I relatori del convegno

Il Professor Sergio Tombesi, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DI.PRO.VE.S.) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, è stato il coordinatore della giornata che ha visto nella mattinata una serie di presentazioni.
Ad aprire i lavori è stato Tommaso De Gregorio, Responsabile dell’Agri Competence Center di Ferrero HCo, che ha presentato un’ampia carrellata dei progetti su cui il gruppo piemontese è impegnato a collaborare con Università, centri di ricerca pubblici e privati ed altre istituzioni in diverse aree del mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Serbia al Cile.

Oltre alla ben nota problematica della cimice asiatica, sulla quale ha relazionato la Professoressa Luciana Tavella dell’Università di Torino, evidenziando le incoraggianti prospettive della lotta biologica, il focus della giornata è stato quello che potremmo definire “le piante di nocciolo del futuro”. Attraverso il miglioramento genetico e la selezione di nuovi cloni, infatti, si sta lavorando per avere noccioli più idonei a far fronte ai cambiamenti climatici mantenendo produttività e qualità, così come attraverso la tecnica dell’innesto mediante la selezione di portinnesti clonali di Corylus colurna. Su tutto questo ha ampiamente riferito il Prof. Tombesi, mentre sul tema dell’innesto Elisa De Luca, responsabile del VCR Research Center, ha apportato la vasta esperienza dei Vivai Cooperativi Rauscedo maturata nel settore viticolo, ma che adesso viene messa a disposizione anche di quello corilicolo mediante la partecipazione a questi progetti di ricerca.

Non poteva mancare un intervento sull’irrigazione, come strumento oggi fondamentale per una corilicoltura moderna, anche se il relatore, Francesco Cavazza del Cer, ha evidenziato come essa non riesca comunque a compensare gli effetti negativi sulla fisiologia del nocciolo causati dalle intense ondate di calore che si verificano con crescente frequenza negli areali di produzione italiani. Anche qui la genetica e i portinnesti possono però offrire un contributo fondamentale.

Infine Giuseppe Castello della Ferrero ha illustrato i fattori che concorrono a creare la qualità della nocciola, i metodi per valutarla e le corrette tecniche di gestione del post-raccolta, essenziali per preservarla.

La nutrita partecipazione di tecnici e operatori del settore, con la sala convegni affollata, è stata la conferma dell’interesse verso queste tematiche e più in generale per lo sviluppo della filiera corilicola nel nostro Paese, anche al di fuori delle tradizionali aree di coltivazione.

Nel pomeriggio è seguita una visita guidata condotta dal Prof. Tombesi al campo sperimentale adiacente la facoltà, dove i partecipanti hanno potuto “toccare con mano” l’ampio lavoro di miglioramento genetico che attualmente comprende circa 13.000 semenzali già messi a dimora, oltre ai portinnesti clonali di Corylus colurna in fase di selezione.

Il Prof. Sergio Tombesi mentre guida la visita al campo sperimentale

Un’altra sezione del campo è dedicata a determinare la sensibilità di differenti varietà agli stress da deficit di vapore che si verificano ad alte temperature e basse umidità pur in presenza di piena irrigazione.

La visita si è poi conclusa nel settore dove viene studiata la gestione della pianta ed in particolare le basi fisiologiche del processo di allegagione dei frutti, che ha consentito di individuare nell’allungamento del germoglio alla base dell’infiorescenza un’importante limitazione all’allegagione: infatti maggiore è l’allungamento di questo ramo tra aprile e maggio, maggiore è l’area fogliare vicino al fiore e questo porta ad un incremento di allegagione. In questa intervista al Prof. Tombesi è possibile approfondire in modo più dettagliato tutte le importanti attività di ricerca che vengono svolte nel campo sperimentale.

Michela Bellachioma presenta FACMA e le sue macchine per la raccolta

In campo era presente anche la ditta FACMA con uno dei suoi modelli più all’avanguardia di raccoglitrici semoventi di cui sono state illustrate le caratteristiche salienti.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 08-07-2024

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