LE CIMATE, QUANDO LA NOCCIOLA NASCE IN CANTINA

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A Montefalco, in provincia di Perugia, c’è un’azienda vitivinicola ben consolidata che qualche anno fa ha deciso di puntare sulla corilicoltura. Parliamo de Le Cimate, cantina condotta da Paolo Bartoloni, un uomo al quale la passione per i campi e per l’agricoltura scorre nelle vene sin da bambino grazie alla sua famiglia, nel settore fin dai primi del 1800. Dopo aver avviato nel 2011 la cantina nei 28 ettari di terreno acquistati nel 1993 dalla curia di Spoleto, stanco del seminativo e forte del successo dei suoi vini, sette anni fa Bartoloni si è lanciato nel business della nocciola. Una scelta ben ponderata, orientata verso la diversificazione delle coltivazioni, che però ha dovuto fare i conti con alcuni imprevisti inattesi.

L’inizio della storia de Le Cimate

“Devo ammettere che la partenza è stata in salita – racconta Bartoloni -. Quando nel 2017, in accordo con il nostro agronomo, decidemmo di piantare i primi 15 ettari di noccioleti sfruttando i contributi previsti dal PSNR, non potevamo sapere che stavamo andando incontro a uno degli anni con più siccità della storia. Per noi fu l’annus horribilis, soffrirono parecchio anche i 23 ettari di vigna e i 26 di ulivi. Per le nocciole si aggiunse il problema della fallanza, che uccise un settimo delle 7.000 piante fresche messe a dimora. Fortunatamente era previsto il rimborso e riuscimmo a ripiantarle tutte. Da allora, grazie all’ottimo lavoro svolto dal nostro agronomo Francesco Funaro, da sempre molto attento alla filiera, siamo diventati un esempio virtuoso, tanto che vengono fin dalla Polonia, Romania e dalla Serbia per vedere come coltiviamo le nocciole. Anche se la nostra è una produzione con irrigazione di soccorso, che poggia esclusivamente sulle risorse della natura e non sull’irrigazione intensiva. È giusto sottolinearlo”.

Nocciole in Umbria, le valutazioni

Otto anni dopo essersi lanciato nella corilicoltura, tra corsi ed esperienza nei campi, Bartoloni si è fatto un’idea abbastanza chiara di pregi e difetti delle nocciole. “È una pianta molto adattabile, per caratteristiche più simile all’ulivo che alla vite, ma non può sopravvivere dappertutto se non la segui con cura: concimazione, lavorazione del terreno e spollonatura sono fondamentali. E per farle bene bisogna investirci tempo e denaro – sottolinea l’agricoltore -. Dal 2017 abbiamo speso circa 30mila euro all’anno per vedere i primi frutti nel 2022. Considerando la lunga attesa, da questo punto di vista servirebbero contributi in più da parte delle Istituzioni. Anche perché per l’Umbria si tratta di un business relativamente nuovo e da ciò derivano gravi problemi a livello di filiera. Per la potatura e per la raccolta, ad esempio, mancano squadre di servizio esterno. E se devo comprare un piccolo macchinario usato per effettuarla non so ancora a chi rivolgermi. Questa, ad oggi, è la più grande difficoltà che riscontriamo”.

Nocciole umbre e mercato

Il mercato, in questa zona, è ovviamente regolamentato da Viterbo. La cosiddetta “polveriera d’Italia” riceve nocciole da tutto il Paese, da aziende di qualsiasi dimensione. Le Cimate, il cui territorio insiste su una zona quasi vergine per la corilicoltura, nel suo piccolo sta cercando di ritagliarsi il suo spazio. “In questo momento possiamo dire di essere un’oasi felice – spiega Bartoloni -. La nostra non è una zona vocata al nocciolo e di conseguenza non dobbiamo affrontare le cimici e altri problemi fitosanitari. Non a caso l’ultimo report del Consorzio Nocciola Italia è stato molto positivo per noi, abbiamo raccolto nocciole pulite e di grande qualità. Il bilancio dell’ultima raccolta? Buono, anche se a livello economico siamo ancora indietro rispetto al business plan originale. La fioritura era stata eccezionale, sia sui noccioleti che sugli olivi: se non fossero arrivate le piogge e l’umidità a far cadere i fiori sarebbe stata un’annata fantastica, invece… In ogni caso rispetto all’anno scorso siamo passati da 36 a 80 quintali di nocciole, quindi va bene così”.

Nonostante la qualità delle proprie nocciole, per inserirsi sul mercato evitando di farsi cannibalizzare da altre realtà più attrezzate, Paolo Bartoloni e la sua azienda hanno dovuto inventarsi qualcosa. Un rischio che si corre sempre quando si parte da zero con un nuovo business. “Qui da noi vanno per la maggiore le nocciole tostate e la cioccolata, ma eravamo impreparati – racconta Bartoloni -. Quindi durante il Covid ho studiato un po’ e siamo riusciti a creare una crema spalmabile priva di zucchero e fatta con il 45% di nocciola, il 35% di cioccolato fondente belga, il 18% di cioccolato bianco e il 2% di olio di oliva di nostra produzione. Abbiamo rivisto la ricetta più volte finché non è venuto fuori un prodotto di alta qualità che si distingue dagli altri per una leggera e gradevole nota amara. Non è il nostro core business, per farlo diventare tale dovremmo dedicarci molto più tempo. Ad oggi produciamo 3.000 vasetti e vendiamo il resto della produzione, ma considerando il raccolto di quest’anno avremmo potuto farne 40 volte tanto”.

Le Cimate, uno sguardo al futuro

Insomma, si tratta di una scelta. Ponderata, come quella di inserirsi in questo business fatta nel 2017. L’obiettivo, però, è ancora lontano. E le soluzioni al vaglio sono tante. “Veicoliamo la vendita delle nocciole grazie alla Cantina, senza sinceramente avremmo fatto fatica – conclude l’agricoltore -. Siamo presenti in tanti Paesi e ogni anno produciamo 110 mila bottiglie ricevendo 12 mila turisti. La produzione di nocciole, complice anche la carenza d’acqua che attanaglia l’Umbria, sta andando un po’ a rilento. Ma il nostro obiettivo è arrivare a raccogliere 300 quintali all’anno, insistendo sempre sui 15 ettari di terreno iniziali. Inoltre stiamo valutando la nocciola per tartufaia, il tartufo nero pregiato di Norcia. La Urbani Tartufi sta spingendo in questa direzione, perché è in forte espansione ed è leader di settore. Si tratta di una pianta molto sostenibile, resistente e rustica, in grado di sopravvivere in natura senza troppi interventi. Ma l’attesa è lunga, ci vorrebbero 10 anni di tempo. E i costi per le recinzione contro gli animali e per la manodopera possono arrivare fino a 80 mila euro ogni 5 ettari. Vedremo. Magari da qui a breve si sbloccherà la situazione della Perugina e potremo iniziare a coltivare la Nocciola Tonda Francescana creata in collaborazione con l’Università di Agraria di Perugia. Andare in giro per il mondo con le nostre nocciole grazie al Bacio Perugina sarebbe la svolta”. E forse non solo per Le Cimate ma per tutta la corilicoltura umbra.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 21-03-2024

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