Il nocciolo contribuisce efficacemente a ridurre l’anidride carbonica dell’atmosfera

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È quanto emerge da due lavori di ricerca condotti nel Viterbese

L’evidente cambiamento climatico in corso pone la necessità di valutare la capacità delle diverse colture di contribuire allo stoccaggio di CO2, il principale gas serra responsabile dell’innalzamento della temperatura terrestre. Recentemente, sono stati pubblicati alcuni studi sulla capacità del nocciolo di fissare il carbonio atmosferico che possono aiutare a comprendere il contributo positivo che questa coltura, che in alcuni territori è stata bersaglio di critiche, può offrire rispetto a questa problematica.

Uno studio dell’Università di Pavia è stato condotto nel 2017 in due noccioleti di cv Tonda Gentile Romana siti nella zona di Nepi (Viterbo) con l’obiettivo di determinare la capacità del nocciolo di rimuovere CO2 dall’atmosfera. I risultati hanno mostrato che la coltura del nocciolo è in grado di rimuovere una quantità di CO2 pari a circa 58,8 t(CO2)/ha/anno, quantitativo che corrisponde ad una quantità di carbonio sequestrato pari circa 16,0 t(C)/ha/anno. La valutazione è stata eseguita nel corso della stagione vegetativa a partire dal completo sviluppo delle foglie e fino all’inizio della senescenza delle stesse (periodo maggio-ottobre); il valore più alto di CO2 sequestrata si è registrato nel mese di maggio (circa 12 t (CO2)/ha/anno).

In ragione della maggiore biomassa degli alberi di nocciolo, la capacità di fissare carbonio è risultata superiore a quella misurata in altre colture frutticole (valori medi per melo (14,6 t (C)/ha/anno), arancio = (12,2 t (C) ha/anno), pesco (9,9 t (C)/ha/anno), olivo (9.2 t (C)/ha/anno) misurati in una ricerca condotta da Scandellari et al., 2016). Gli autori ritengono che, considerata la capacità di sequestro della CO2 da parte del nocciolo e le ampie aree investite in Italia con questa coltura, la corilicoltura come agroecosistema possa svolgere un ruolo importante nel ciclo del carbonio.

Granata M.U., Bracco F., Catoni R. Carbon dioxide sequestration capability of hazelnut orchards: daily and seasonal trends. Energ. Ecol. Environ. (2020) 5(3):153–160.

https://doi.org/10.1007/s40974-020-00161-7

Un secondo studio condotto nel periodo 2020-21 presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università della Tuscia in collaborazione con ASSOFRUTTI, ha indagato in tre siti corilicoli del Viterbese la capacità di sequestrare il carbonio di diverse tipologie di noccioleto per età degli impianti (giovani ed in piena produzione), densità di piante ad ettaro e tipologia varietale, poste a confronto con la stessa unità di area investita a prato permanente. A differenza dello studio precedente, la quantità totale di carbonio sequestrato è stata ottenuta misurando il contributo dato dal carbonio sequestrato dal suolo oltre che dalla biomassa della coltura. Inoltre, questo studio non prende in considerazione l’apporto del carbonio stoccato dalla biomassa delle potature, in quanto questa quantità esce dal sistema noccioleto.

I risultati dello studio hanno mostrato che:
–  nei noccioleti di recente impianto (3-5 anni) è stata misurata una perdita di carbonio organico nel suolo pari a circa il 40% rispetto al suolo mantenuto a prato; tale riduzione è da imputare principalmente alle lavorazioni pre-impianto (aratura, discatura, ecc.) ed alle frequenti lavorazioni complementari richieste per mantenere il suolo pulito nei primi anni di impianto; il suolo mantenuto privo di copertura e frequentemente smosso va incontro ad una veloce mineralizzazione della sostanza organica;
– nel corso della vita del noccioleto si registra un aumento di carbonio sequestrato dalla pianta e dal suolo, in funzione dell’aumento della biomassa del noccioleto, del relativo turnover radicale (ovvero con l’aumentare dell’età delle piante) e dell’incremento di carbonio nel suolo.  Nel noccioleto adulto le quantità di carbonio sequestrato superano le quantità misurate nel prato;
– in generale, il suolo contribuisce allo stoccaggio del carbonio in misura maggiore rispetto alla biomassa della pianta; il maggior stoccaggio di carbonio nel suolo nei vecchi noccioleti gestiti con inerbimento permanente è determinato dall’assenza di periodiche lavorazioni del suolo rispetto ai giovani impianti e dal maggior ombreggiamento offerto dalle chiome delle piante che, riducendo il calore al suolo durante l’estate, attenua la mineralizzazione della sostanza organica;
– si è osservata una certa variabilità nei risultati imputata soprattutto alla diversa gestione del noccioleto nelle tre zone; ad esempio, un eccessivo apporto di azoto può aumentare la mineralizzazione della sostanza organica e quindi limitare la capacità di stoccaggio del carbonio nel suolo.

Ulteriori studi dovranno essere condotti per ottimizzare la concimazione azotata del noccioleto in relazione agli obiettivi di produzione e di conservazione della qualità del suolo in termini di stoccaggio di carbonio.  

Pacchiarelli A., Priori S., Chiti T., Silvestri C., Cristofori V. Carbon sequestration of hazelnut orchards in central Italy. Agriculture, Ecosystems & Environment. Volume 333, 2022, 107955.

https://doi.org/10.1016/j.agee.2022.107955

Pubblicato 11-04-2022

Copyright: NocciolaRe

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