Partire con il piede giusto per avere nocciole di qualità

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La nocciola oramai ha raggiunto la piena maturazione, l’involucro ormai raggrinzito, si stacca con facilità e si lascia cadere per terra.
La raccolta è arrivata, in anticipo sicuramente, e c’è da preparare un bel po’ di lavoro. 

Due sono le situazioni che l’agricoltore dovrà valutare: la prima è attendere che cadano tutte (cascola naturale), la seconda raccogliere subito e fare poi una seconda raccolta, ovviamente con maggior costi.
La seconda opzione – riducendo i tempi di giacenza a terra del frutto – preserva la qualità del prodotto, e previene, quindi, lo sviluppo del vizio occulto o marcio interno.
Un prodotto di qualità si realizza, infatti, solo grazie ad una dose di buon senso e passione, a discapito di aspetti economici, derivanti dalla riduzione di tempi e dei costi di raccolta, aggravati spesso  dalla carenza di manodopera.
Il prodotto prelevato in unica fase – quando tutte le nocciole sono cadute a terra – presenta, invece, diverse problematiche: imbrunimento generalizzato del seme e comparsa di odori e sapori sgradevoli, causati da una prolungata permanenza al suolo della nocciola matura.
Durante tale periodo il seme, avente un contenuto iniziale di umidità ridotto (5-6% del peso totale), riassorbe acqua dal terreno o dall’aria, innescando dei processi degradativi che portano all’imbrunimento della nocciola ed alle alterazioni tipiche del vizio occulto (Scortichini, 2006).

Poiché questa operazione, come ben sappiamo, incide grandemente sui costi, sulla disponibilità di manodopera, sulla qualità e la sanità del prodotto finale, la Op Il Guscio assiste i produttori assegnando loro delle premialità (premio doppia raccolta) attraverso le misure di sostegno del settore previste dai regolamenti comunitari.

Particolarità poi delle zone montane (Visciano, Taurano, Baiano) è la cosiddetta terza raccolta chiamata localmente “ruscolo”. Un’operazione “nobilissima” che nel libro dell’Abbecedario viscianese di Domenico Montanaro e Angelo La Manna viene descritta in modo molto significativa, come ultima operazione sul campo nel ciclo delle nocciole, fatta per ripulire il terreno e portare a casa qualche residua e sperduta nocciola…
I Capifamiglia lo concedevano spesso ai giovanissimi rampolli, distintisi durante le operazioni principali dell’annata. Era una generosità a buon mercato, avendo, i padri padroni calcolato che, tutto sommato, a spesa nu valeva ‘a mp(r)esa… Salvo però a provare un inevitabile pizzico di invidia quando vedevano che, con infinita pazienza, rusculianno accà e allà alla fine ancora qualche sacco si riusciva a mettere all’impedi.”

Il nocciolo, o meglio la Mortarella delle aree interne dell’agro nolano e dell’Irpinia – in particolare quella delle zone collinari e montane – grazie al duro lavoro e ai forti caratteri di rusticità, è apprezzata per il suo sapore e per le sue proprietà, idonea a soddisfare non solo il gusto ma anche le esigenze nutrizionali e salutistiche a cui i consumatori oggi sono attenti.

La campagna di quest’anno registra dati importantissimi: una forte ripresa della produzione in termini di quantità e qualità; prodotto certificato con marchio SQNPI che permette al consumatore di riconoscere i prodotti coltivati con le tecniche e i mezzi previsti dai disciplinari di produzione integrata. Inoltre, dopo tre anni in conversione, finalmente il 2020 vede l’esordio sul mercato dei primi lotti di prodotto certificato biologico, un numero elevato di azienda corilicole hanno infatti intrapreso con coraggio e passione un percorso “culturale” oltre che rispettoso dell’ambiente, dell’operatore e della salute dei consumatori.

Autore: Sabato Castaldo, direttore OP Il Guscio – Visciano (NA)

Pubblicato 10-08-2020


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