La corilicoltura dell’Umbria, una realtà in crescita. Intervista a due esperti

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L’Umbria è terra di eccellenze in campo corilicolo sia nella trasformazione industriale che nella ricerca scientifica. Perugia infatti è sede di uno dei più importanti marchi dolciari, che ha costruito la propria storia attorno alla nocciola, e della Facoltà universitaria di agraria che ha dato importanti contributi al miglioramento genetico di questo fruttifero.

Per approfondire la conoscenza della corilicoltura umbra, abbiamo intervistato due tecnici che la conoscono bene: Moreno Moraldi, agrotecnico libero professionista, autore di un manuale sulla coltivazione del nocciolo intitolato “Il Nocciolo – Impianto e gestione delle coltivazioni da frutto”, pubblicato recentemente dalla Regione Umbria e scaricabile gratuitamente anche da questo sito, nonché il dr. Paolo Guelfi, responsabile presso la Regione Umbria della Sezione Interventi per lo sviluppo delle filiere e delle imprese agroalimentari ed agroindustriali.

Giovane piantagione a Deruta (PG)
Foto: Moreno Moraldi

All’agrotecnico Moraldi anzitutto complimenti per il suo manuale che si contraddistingue per chiarezza e concretezza. Quali sono gli obiettivi che si è prefisso di raggiungere con questo lavoro?

Quando ho iniziato a scrivere le prime pagine del libro “Il nocciolo – Impianto e gestione delle coltivazioni da frutto” ho subito pensato ad un testo che, pur non prescindendo dagli aspetti scientifici, potesse essere utilizzato come una guida pratica destinata in particolare agli agricoltori già attivi nella coltivazione e soprattutto verso coloro che si apprestano ad impegnarsi in nuove piantagioni di noccioli. Pensando a questi ultimi, ho ritenuto opportuno dedicare la prima parte del manuale agli aspetti vivaistici e varietali al fine di aiutare gli agricoltori nella scelta delle piantine più adatte alle caratteristiche delle loro aziende. Tra l’altro ho potuto notare come tale argomento fosse raramente trattato in maniera approfondita in altre pubblicazioni del settore. Ho cercato di mettere in evidenza i vantaggi dei metodi di propagazione più attuali ed in particolare della micropropagazione che garantisce la disponibilità di piante virus-esenti con certificazione Qvi al massimo livello e dell’innesto su nocciolo turco sia per evitare il formarsi dei polloni basali, sia per limitare le esigenze di irrigazione. Nel testo ho cercato, augurandomi di essere riuscito nell’intento, di utilizzare un linguaggio semplice, il più possibile scorrevole e comprensibile per tutti. Saranno i lettori a giudicare il risultato.

Piantine di Tonda Francescana® micropropagate di 4 mesi
Foto: Moreno Moraldi

Nella sua lunga attività professionale ha avuto modo di conoscere sul “campo” la corilicoltura della sua regione, quali sono gli aspetti tecnici che la contraddistinguono?

La coltivazione del nocciolo, in passato, non ha mai avuto una grande diffusione in Umbria. Sono presenti da tempo delle iniziative circoscritte, anche se abbastanza valide, grazie alle quali già da qualche anno è stato ipotizzato di avviare dei distretti di produzione per valorizzare il prodotto. Al momento questo è destinato soprattutto al mercato locale, agli ospiti delle tante attività agrituristiche e ai negozi di prodotti tipici frequentati dai tanti turisti che visitano l’Umbria. Viceversa ritengo che in Umbria, pur nella limitatezza della superficie agricola disponibile, vi possano essere ampi spazi per la corilicoltura, soprattutto impegnando quei terreni che per tanti anni sono stati dedicati esclusivamente alle colture industriali ormai ridimensionate o scomparse del tutto.

Piantine di Tonda Francescana® innestate su Corylus colurna
Foto: Moreno Moraldi

Anche gli agricoltori di questa regione, come di tante altre in Italia, stanno manifestando un rinnovato interesse nei confronti della coltivazione del nocciolo?

L’interesse più che rinnovato è del tutto nascente. Infatti la coltivazione del nocciolo, conti alla mano, si presenta come una delle poche attività agricole che possono garantire un reddito soddisfacente, nel medio lungo periodo, soprattutto alle aziende agricole di medie e grandi dimensioni, in grado di investire in elevati livelli di meccanizzazione che consentano loro di effettuare le operazioni colturali a costi contenuti. Anche le aziende più piccole potranno beneficiare dei medesimi vantaggi, soprattutto attivando forme di cooperazione o avvalendosi dei contoterzisti. Alcuni di questi ultimi si sono già organizzati per far fronte alle principali operazioni colturali richieste dal nocciolo. Non bisogna poi dimenticare che in Umbria è presente un’importante industria dolciaria, produttrice dei famosi “Baci”, che ha già formalizzato degli accordi con un gruppo di filiera comprendente produttori e trasformatori al fine di poter immettere sul mercato una linea di prodotto con all’interno le nocciole raccolte dalla varietà “Tonda Francescana” già brevettata dall’Università di Perugia. Ciò rappresenta un vero stimolo per gli agricoltori che potranno così godere di uno sbocco di mercato alquanto ambito e meglio remunerato.

Pianta di Tonda Francescana® già in produzione al quarto anno

Qual è l’atteggiamento degli agricoltori nei confronti di questa coltura? Hanno compreso che richiede cure e investimenti per ricavare risultati soddisfacenti?

 Gli agricoltori, soprattutto quelli che hanno maturata un’esperienza in altre colture arboree, sono più che consapevoli delle tante cure e dell’impegno che comporta la corilicoltura sia in termini di investimenti finanziari con ritorno nel medio periodo, sia come cure e attenzioni necessarie per raggiungere i risultati prestabiliti. Non mancano anche coloro che sono preoccupati nell’affrontare un tipo di coltivazione al momento poco conosciuto nelle nostre zone e per il quale mancano delle vere e proprie esperienze innovative con le quali confrontarsi anche nel resto d’Italia.

La nostra corilicoltura è rimasta legata alle tradizioni del passato, pur ammirevoli, ma non adatte a competere in un mercato mondiale in continuo sviluppo. In queste condizioni, la coltivazione del nocciolo in Umbria, trattandosi di un’attività allo stadio embrionale, può avere tutti i presupposti favorevoli per tralasciare la lenta evoluzione delle coltivazioni tradizionali per allinearsi da subito ai migliori esempi di allevamento specializzato del nocciolo già presenti da decenni in altri Paesi molto più all’avanguardia in questo settore.

Al dr. Guelfi, che per la sua posizione ha una visione complementare rispetto a quella di Moraldi, chiediamo anzitutto i dati statistici sulla corilicoltura umbra in termini di numero di aziende, superfici, quantità prodotte e distribuzione sul territorio regionale.

Gli ultimi dati statistici disponibili (ISTAT 2020) evidenziano una superficie coltivata a nocciolo in Umbria di soli 145 ettari,  distribuiti tre le due provincie di Perugia  e Terni rispettivamente per 60 e 85 ettari.

Le aziende interessate alla coltivazione sono 130 e la produzione regionale  complessiva è di 2700 quintali. Superfici  e produzioni  quindi assolutamente irrilevanti nel contesto nazionale.

Ma qualcosa sta cambiando: tra gli agricoltori umbri si sta manifestando  un grande interesse per la coltivazione del nocciolo ed è in corso un  consistente incremento delle superfici.

Fondamentale  in questo trend di crescita delle superfici coltivate a nocciolo è il ruolo rappresentato dalle risorse finanziarie messe a disposizione del comparto dall’Amministrazione regionale  attraverso il Programma  di Sviluppo Rurale. Sono stati infatti finanziati programmi di investimento che hanno interessato  200 imprenditori agricoli i quali  stanno impiantando oltre 1500 ettari di noccioleto.

Noccioleto in Alta Val Tiberina
Foto: Moreno Moraldi

Quali sono le misure della Regione per sostenere la corilicoltura? Sono previste delle azioni specifiche all’interno del PSR?

Due sono le Tipologie di intervento del Programma di sviluppo agricolo che la regione Umbria ha attivato per mettere a disposizione degli imprenditori agricoli consistenti finanziamenti per realizzare i nuovi impianti di nocciolo:

  • la Tipologia di Intervento 4.1.1. – Sostegno a investimenti per il miglioramento delle prestazioni e della sostenibilità globale dell’azienda agricola
  • la Tipologia di Intervento 16.4.1  –  Cooperazione di filiera per la creazione e lo sviluppo di filiere corte.

Con le Tipologie di intervento citate  sono destinati alla realizzazione di nuovi noccioleti  finanziamenti per circa 6 milioni di Euro mentre  gli investimenti che le  imprese agricole nel complesso andranno a realizzare in questo settore ammonteranno ad un valore di oltre 12 milioni di Euro.

Esistono aziende che hanno realizzato la filiera corta trasformando e vendendo direttamente le nocciole da esse prodotte?

Le imprese che coltivano nocciolo sono socie di cooperative, generalmente del Lazio,  e conferiscono il loro prodotto a tali strutture.

Nel  Programma di Sviluppo Rurale della Regione Umbria, è stata prevista, all’interno della Tipologia d’intervento 16.4.1, una nuova azione finalizzata alla “Cooperazione di filiera per la creazione e lo sviluppo di filiere corte”.

Questa azione prevede la realizzazione  di un programma di investimenti proposti da un partenariato nel quale sono coinvolti   solo i soggetti che producono ed un soggetto capofila che,  acquistando direttamente dai produttori,  si occupa di trasformare e collocare sul mercato i prodotti che caratterizzano le specifiche filiere oggetto di intervento.

L’obiettivo è quello di favorire l’aggregazione tra le imprese agricole così che  l’impresa capofila potesse possa avere una quantità di prodotto sufficiente per stipulare contratti favorevoli con le ditte che provvedono alla trasformazione.

C’è interesse per la nocciola biologica da parte del mercato e conseguentemente anche dei produttori?

Come ho precedentemente ricordato, al momento le superfici coltivate a nocciolo in Umbria sono molto limitate. Dobbiamo quindi attendere  il completamento, nel 2022,  dei programmi di investimento finanziati in ambito PSR  per avere una superficie consistente sulla quale andare a verificare l’interesse delle aziende umbre per l’agricoltura biologica.

Già oggi comunque possiamo registrare un’ attenzione non trascurabile per tale tecnica di gestione degli impianti arborei: infatti sono almeno il 10% le imprese agricole che nei propri programmi di investimento finanziati con il PSR hanno manifestato l’intenzione di assoggettare i  nuovi noccioleti   al regime di agricoltura biologica.

Ringraziamo l’agrotecnico Moraldi e il dottor Guelfi per l’attenzione e la disponibilità che ci hanno accordato.

Copyright: NocciolaRe

Pubblicato: 14-4-2021

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