“Non sarà il toccasana per risolvere i problemi dell’agricoltura ma, dove è possibile praticarla, la corilicoltura è un’alternativa interessante”. Il vivaista Marco Nicola (nella foto con la figlia Sara durante l’ultima edizione del Macfrut) è un esperto di nocciolo e dal suo osservatorio ha una panoramica delle dinamiche in corso in Italia e all’estero. “In Italia c’è stato un leggero rallentamento nel fare investimenti su questa coltura, un po’ per le condizioni climatiche che stanno cambiando e rendono siccitose anche le campagne del nord. Il clima ballerino disorienta: gli imprenditori agricoli vorrebbero fare investimenti certi con un ritorno immediato; ma il nocciolo ha un lento ritorno nell’investimento e questo scoraggia un po’”.
Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono per il titolare di Vivai Nicola gli areali più dinamici. Nel Centro Italia, poi, il viterbese resta una zona vocata attrattiva. E qualche cosa si sta muovendo anche a Sud.
Cosa chiedono i corilicoltori?
“Avvertono il bisogno di avere più certezze sul conferimento futuro del prodotto, anche perché diversi imprenditori si affacciano a questo mondo senza avere esperienza – osserva Nicola – E’ un problema che si pongono tutti, ma non gli darei così tanto peso. Quello del nocciolo è un investimento a lungo termine, dal momento dell’impianto a quello della raccolta passano cinque o sei anni, il mercato è in evoluzione vorticosa: difficile pensare oggi a cosa accadrà a livello commerciale tra sei anni. Possono nascere nuove industrie, nuove organizzazioni di produttori… Non è prevedibile. Però non bisogna dimenticarsi di un aspetto: la nocciola è un frutto a lunga conservazione, non ha i problemi di deperibilità di una pesca. L’approccio al mercato è completamente diverso da quello dell’ortofrutta fresca, c’è tempo un anno, o anche più, per smaltire un raccolto”.
Nocciolo e innovazione varietale
L’innovazione varietale su nocciolo non è particolarmente spinta. Quali sono le esigenze dei produttori? “Le principali richieste vertono su varietà che negli areali del nord maturano nel mese di agosto, come la Tonda Gentile Trilobata e la Francescana; e poi impollinatori che maturino insieme alle cultivar principali, piante vigorose capace di reggere ai cambiamenti climatici, meno suscettibili agli attacchi di oidio – rimarca il vivaista – La sensibilizzazione di alcune varietà purtroppo è realtà, ed è favorita soprattutto dall’innalzamento delle temperature estive, causando disseccamenti fogliari che poi si ripercuotono sia sulla produzione che sullo sviluppo della pianta”.
E’ interessante vedere fermento intorno alla corilicoltura, ma la “febbre da nocciolo” è un rischio. “Un tempo mettevano le nocciole nei terreni marginali, dove non si poteva coltivare altro – ricorda l’imprenditore piemontese – Oggi abbiamo un settore evoluto, la tecnica ha fatto passi da gigante, ma i produttori devono capire che ci sono comunque dei limiti da rispettare, a partire dalle condizioni pedoclimatiche: quelle sono fondamentali affinché il nocciolo possa dare soddisfazioni. Io consiglio sempre di piantare nocciolo nei terreni freschi, dove c’è possibilità di irrigare e, se possibile, in areali dove solitamente non arriva il gelo tardivo – conclude Marco Nicola – perché è un fattore che può fare seri danni a questa coltura”.
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Pubblicato: 01-08-2023