Coltivazione sostenibile della frutta a guscio: intervista al Prof. Roberto Botta

Pochi giorni dopo il termine dell’XI Congresso Internazionale sul nocciolo, conclusosi a Pechino l’8 agosto 2025, si sono svolti i lavori del I Simposio Internazionale sulla frutta a guscio delle zone temperate: dalla sostenibilità agroecologica alla produzione biologica, dedicato a nocciolo, mandorlo e pistacchio.

L’evento, organizzato dalla ISHS (International Society for Horticultural Science), si è tenuto tra il 25 e il 31 agosto 2025 in due distinte sedi: Napoli e Alba (CN). Ricercatori e studiosi provenienti da diversi paesi delle zone a clima temperato si sono scambiati i risultati dei loro lavori scientifici incentrati sulla riduzione dell’impatto ambientale delle colture di frutta a guscio. Un argomento di crescente attualità e particolarmente impegnativo perché occorre coniugare il rispetto dell’ambiente e della salute umana con l’esigenza di produrre con sufficienti livelli di quantità oltre che di qualità.

Il gruppo dei partecipanti al Simposio

Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato il Prof. Roberto Botta del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino, che è stato uno dei protagonisti del Simposio.

Perché si è sentito il bisogno di un secondo convegno sul nocciolo così a breve distanza dal Congresso Internazionale?

Il Simposio non è stato in alcun modo un duplicato del Congresso di Pechino. In Cina il focus era centrato esclusivamente sul nocciolo, mentre si sentiva l’esigenza di un appuntamento con una visione più ampia, capace di includere tutte le specie arboree di frutta secca delle zone temperate. Le sfide che stiamo affrontando, dai cambiamenti climatici alla transizione ecologica, non riguardano una sola specie, ma l’intero sistema produttivo. Era dunque necessario creare uno spazio dedicato alle tematiche trasversali, oggi centrali nel dibattito scientifico e agricolo, come la resilienza delle colture, la gestione sostenibile e biologica, la riduzione degli input chimici e l’innovazione tecnologica. Inoltre, volevamo rafforzare la dimensione collaborativa tra ricercatori: in quest’ottica il Simposio, con la presenza di colleghi provenienti da undici Paesi, ha risposto pienamente a questa esigenza.

Quali sono le linee di ricerca emerse in merito alla sostenibilità e al biologico?

Le ricerche presentate durante il Simposio hanno confermato quanto oggi sia forte, e condivisa a livello internazionale, la volontà di rendere le nostre coltivazioni più efficienti e sostenibili. Sebbene i lavori riguardanti direttamente l’agricoltura biologica non fossero numerosi, la ricerca di soluzioni sostenibili ha rappresentato il filo conduttore degli studi presentati al Simposio: dalla selezione genetica dei materiali più tolleranti agli stress, fino alle nuove modalità di gestione degli impianti. Alcuni gruppi hanno illustrato progressi nelle conoscenze genomiche e nel breeding per migliorare la tolleranza al caldo, alla siccità e ai patogeni. Altri lavori erano dedicati ad aspetti di agroecologia: salute del suolo, biodiversità funzionale, sistemi agroforestali, tecniche di inerbimento controllato, gestione degli ammendanti organici. Le ricerche in ambito vivaistico hanno riguardato alcuni lavori che presentavano modelli di economia circolare e tecniche avanzate di produzione del materiale di propagazione.

Quali sono le novità di pratica applicazione a livello aziendale, soprattutto in relazione alle crescenti problematiche fitosanitarie?

Le difficoltà fitosanitarie continuano a rappresentare un ostacolo significativo alla transizione verso sistemi pienamente sostenibili. Tuttavia, il Simposio ha mostrato che oggi abbiamo strumenti nuovi e più efficaci per affrontare queste problematiche senza tradire i principi dell’agricoltura integrata e biologica. Sono stati presentati risultati molto interessanti su programmi di biocontrollo, sull’uso di microrganismi utili e su induttori di resistenza capaci di rafforzare le difese naturali delle piante. Abbiamo visto come i modelli previsionali e gli strumenti digitali per il monitoraggio dei patogeni stiano entrando nella pratica aziendale, rendendo gli interventi più mirati e riducendo gli input chimici. Non sono mancati aggiornamenti sulle strategie per mitigare gli stress abiotici, come i protettivi fogliari contro il caldo e i biostimolanti che aiutano le piante a superare le condizioni più critiche, oltre agli studi per rendere sempre più efficiente la gestione irrigua.

La rappresentante dell’ISHS, Giulia Marino, esprime con un attestato il ringraziamento della Società ai tre organizzatori del Simposio: Chiara Cirillo, Tiziano Caruso e Roberto Botta

Nel corso dei lavori si è parlato delle problematiche fisiologiche del nocciolo italiano, come la cascola precoce?

La cascola precoce è una delle preoccupazioni principali per il settore corilicolo italiano. Durante il simposio non sono state presentate relazioni specificamente dedicate a questo tema. Tuttavia, molti contributi hanno affrontato fattori che possono incidere direttamente o indirettamente sulla cascola: lo stress idrico e termico, gli effetti dell’irrigazione sulla qualità del frutto, l’uso di biostimolanti, la tolleranza ai ritorni di freddo primaverili, la lotta a patogeni ed insetti. Sebbene non si tratti di approfondimenti mirati alla cascola, sono temi che portano informazioni ed evidenze e utili a comprendere e mitigare questo fenomeno che è noto derivare da una serie di fattori.

Quali contributi originali ha portato il Gruppo di lavoro da lei diretto?

Innanzitutto richiamo il fatto che al Simposio erano presenti moltissimi ricercatori italiani che hanno portato lavori su tutte le specie di frutta a guscio presenti nel nostro paese. La SOI ha un Gruppo di lavoro sulla frutta secca che è molto attivo scientificamente e che organizza ogni anno eventi scientifici o tecnici.

Il mio gruppo, in particolare, ha portato al Simposio diversi contributi originali, in continuità con le linee di ricerca che stiamo sviluppando negli ultimi anni. Una parte importante riguarda il miglioramento genetico, sia del nocciolo sia del castagno, con studi mirati a ridurre l’impatto ecologico e a selezionare materiale vegetale più resistente agli stress biotici e abiotici. Tra questi, anche un lavoro che ha presentato tecnologie di genome editing e strategie basate sull’impiego dei dsRNA (RNA a doppio filamento) come strumenti innovativi per aumentare la tolleranza agli stress biotici ed abiotici delle specie di frutta a guscio. Un lavoro, infine, ha riguardato la valutazione delle performance della “Tonda Gentile Trilobata” innestata sui portinnesti non polloniferi ‘Dundee’ e ‘Newberg’. 

Nel complesso, i contributi del nostro gruppo hanno coperto aspetti genetici, fisiologici e agronomici, con l’obiettivo di migliorare le prospettive di coltivazione sostenibile di nocciolo e castagno.

Quale valore aggiunto ha portato lo svolgimento del Simposio in due sedi distinte, Napoli e Alba?

La scelta di articolare il Simposio tra Napoli e Alba non è stata casuale. Volevamo rappresentare l’intera ricchezza produttiva italiana, dalle colture del Sud a quelle del Nord, mostrando ai partecipanti la varietà dei sistemi, dei paesaggi e delle tradizioni che caratterizzano il nostro Paese. Napoli ha permesso di immergere i partecipanti nella realtà produttiva del Sud, ricca di biodiversità e tradizioni agricole, mentre Alba ha offerto l’eccellenza corilicola piemontese e il patrimonio castanicolo del territorio. Questo viaggio da Sud a Nord ha dato ai partecipanti una visione completa del potenziale produttivo italiano e ha rafforzato il messaggio del Simposio: tradizione e innovazione possono procedere insieme verso un futuro più sostenibile. E’’ un’esperienza da replicare in altri convegni.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: -12-2025

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