“SOS OIDIO – realizzazione di tecniche e strumenti SOStenibili e innovativi finalizzati al contenimento del nuovo OIDIO del nocciolo” è un Progetto di Ricerca nato e ideato dalla Ricerca e Sviluppo di Terremerse, in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia. È stato approvato dalla Regione Emilia Romagna (Programma Operativo Poliennale 2023-2029, REG. UE 2021/2115 E REG. UE 2022/126 relativo all’Intervento Settoriale Ortofrutta) per una spesa programmata complessiva di € 173.577,16 (2024-2026).
Il Piano è coordinato dal Prof. Angelo Mazzaglia dell’Università degli Studi della Tuscia, in qualità di Responsabile Scientifico, e da Gianfranco Pradolesi, Responsabile della Ricerca e Sviluppo di Terremerse, in qualità di Responsabile Organizzativo.
L’obiettivo generale del Progetto è lo studio, l’implementazione e la sperimentazione di tecniche e strumenti sostenibili e innovativi finalizzati al contenimento del nuovo oidio del nocciolo e a un incremento quali-quantitativo del processo produttivo di questa coltura.
La presenza di oidio sul nocciolo non è una novità per i corilicoltori italiani e l’agente causale di tale malattia fungina è sempre stato associato alla specie Phyllactinia guttata (Wallr.: Fr) Lév. Una malattia però caratterizzata da manifestazioni tardive solitamente presenti verso la fine dell’estate e conseguentemente da un impatto sulla produzione limitato e che, solo in rari casi, richiede un trattamento mirato.
Purtroppo, però, nel 2013, ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel continente europeo, per la precisione in Turchia, una nuova specie, Erysiphe corylacearum (U. Braun & S. Takam), molto più aggressiva dell’endemica P. guttata e, fino ad allora, riportata esclusivamente in Nord America e nei Paesi Asiatici, peraltro su specie di Corylus diverse da C. avellana. Il suo potenziale di diffusione e la sua pericolosità sono stati subito evidenti, visto che già nel 2016 era riportato in tutte le 16 province di produzione corilicola con interessamento fino al 100% delle piante (Sezer et al., 2016) e perdite di produzione fino al 30%.
In Italia, questo patogeno è stato segnalato per la prima volta nel 2020 in Piemonte, nella provincia di Torino, ma il numero di segnalazioni è aumentato rapidamente. Successivamente la malattia è apparsa anche nel viterbese, una delle più importanti realtà produttive corilicole del Paese, e nell’avellinese, così come in altre aree di produzione.
Sintomatologia dell’oidio
Per quanto riguarda i sintomi, Erisiphe corylacearum è un tipico agente di oidio con alcune caratteristiche che consentono di distinguerlo dalla specie endemica Phyllactinia guttata. Infatti, le macchie rotondeggianti di micelio bianco tipico degli oidi si sviluppano tipicamente sulla pagina superiore delle foglie, piuttosto che su quella inferiore, e preferenzialmente sui rami più bassi o sui polloni (Foto in apertura). I sintomi si manifestano anticipatamente, già in primavera, provocando un rapido disseccamento e la perdita delle foglie interessate. Il fungo può raggiungere anche i frutti in formazione determinandone la deformazione e una cascola precoce.
Studi effettuati in Turchia hanno mostrato intensità di attacco diverse a seconda delle cultivar, ma sempre molto importanti, con danni variabili che hanno interessato dal 45 al 95% della chioma. Questa diversa tempistica e la maggiore aggressività del patogeno possono portare a importanti perdite di produttività della pianta e conseguentemente alla necessità di intervenire con appositi trattamenti fungicidi.
Stato dell’arte della difesa fitosanitaria verso l’oidio del nocciolo
Dal punto di vista dei trattamenti fitosanitari, naturalmente, le attuali conoscenze in merito sono riferite alla specie P. guttata, mentre non esistono ancora esperienze di controllo per la nuova specie E. corylacearum.
Uno degli strumenti storicamente più efficaci per tutti gli oidi è l’utilizzo dello zolfo, peraltro ammesso anche in agricoltura biologica. L’efficacia nell’utilizzo di questo anticrittogamico dipende molto da diversi fattori:
- Temperature: inefficace se troppo basse e a rischio fitotossicità se troppo alte.
- Granulometria: particelle più fini sono efficaci a basse temperature ma meno persistenti di quelle più grandi.
- Formulazione: polverulento e bagnabile.
Tra i fungicidi di sintesi, esistono in commercio già diverse molecole ad azione antioidica, alcune anche comprese nei Disciplinari di Produzione Integrata del nocciolo, la cui efficacia su questo specifico patogeno deve ancora essere valutata.
L’esperienza su altri binomi ospite-patogeno più studiati, su tutti il binomio Erysiphe necator-vite, ha permesso comunque di ipotizzare che la lotta andrà indirizzata a due momenti fondamentali del ciclo biologico del patogeno:
Fase di formazione dei casmoteci:
Oltre a svolgere la fondamentale funzione di strutture di protezione per lo svernamento del fungo, i casmoteci costituiscono la sorgente dell’inoculo primario a opera delle ascospore che verranno rilasciate nella primavera successiva. I trattamenti saranno mirati quindi alla soppressione dei casmoteci in formazione, per questo detti “estintivi,” e dovranno essere effettuati tendenzialmente in tarda estate-autunno. Tuttavia, il momento più favorevole deve essere valutato in funzione del grado di maturazione dei casmoteci, che a sua volta dipende da fattori ambientali quali soprattutto temperatura e pioggia.
Infezione primaverile o infezione primaria:
Deriva dai casmoteci sopravvissuti all’inverno, i quali rilasciano, di nuovo in funzione di diverse variabili ambientali quali temperatura e bagnatura fogliare, le ascospore che infettano la nuova vegetazione. L’esito di questa infezione primaria non è di facile osservazione, poiché solitamente non coincide con le classiche formazioni bianche di micelio e conidi sulle foglie, ma con zone di tessuto fogliare leggermente clorotico. L’intervento contro le infezioni ascosporiche è di vitale importanza per il contenimento degli oidi, poiché l’efficacia dell’abbattimento di queste condizionerà in modo sostanziale l’avvio delle infezioni conidiche secondarie e quindi l’insorgenza della fase epidemica della malattia.
Primi risultati del Progetto SOS OIDIO
Una delle attività previste dal Progetto “SOS OIDIO – realizzazione di tecniche e strumenti SOStenibili e innovativi finalizzati al contenimento del nuovo OIDIO del nocciolo” consiste proprio nell’esecuzione di uno screening dei principi attivi, di sintesi e biologici, per identificare quelli maggiormente efficaci nella difesa contro il patogeno.
L’attività sperimentale portata avanti dal Centro di Saggio di Terremerse è iniziata con l’identificazione di un’azienda nel viterbese con una storicità pregressa di E. corylacearum. Sono seguiti i primi rilievi di campo e un’analisi molecolare condotta dall’Università degli Studi della Tuscia, che ha consentito di confermare la specie.
La prova sperimentale è stata condotta su un corileto di 3 anni, cultivar Tonda Giffoni, allevato a vaso libero con una densità di 667 piante/ha, sesto d’impianto di 3 metri sulla fila e 5 metri tra le file. La prova è stata impostata seguendo le linee guida EPPO con un disegno a blocchi completamente randomizzati con quattro repliche/tesi. Ogni parcella consta di 3 piante (45 m²). All’interno di ogni replica è compresa una parcella testimone non trattata. Durante la fase di rilevazione della malattia è stata considerata solo la parte centrale della parcella.
Le applicazioni sono state effettuate mediante nebulizzatore spalleggiato marca Stihl modello SR 430, adottando un volume di irrorazione di 750 l/ha. Le applicazioni sono iniziate il 17 giugno e sono state eseguite 4 applicazioni a intervalli di 15-21 giorni. I rilievi sono stati eseguiti su 50 foglie per parcella rilevando la percentuale di foglie colpite (incidenza) e la percentuale di superficie colpita dalla malattia (severità).
I dati sono stati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) per p<0.05, utilizzando il test di Duncan’s new MRT, previa trasformazione, per la separazione delle medie. In Tabella 1 sono riportate le Tesi e i formulati saggiati in pura efficacia.
Il 17 giugno, prima dell’inizio dei trattamenti, è stato eseguito un primo rilievo dei sintomi della malattia. Sulle parcelle testimoni è stato rilevato, in media, un 63,5% di foglie colpite con un 4,36% di area fogliare colpita (Tabella 2).
Sulle altre tesi la diffusione della malattia era omogenea, a eccezione della Tesi 3 in cui è stato rilevato il 50,5% di incidenza e il 2,63% di severità. Successivamente sono stati eseguiti altri 3 trattamenti con cadenza di 15-21 giorni (Tabella 3).
Nell’ultimo rilievo, eseguito il 21 agosto (15 giorni dopo l’ultimo trattamento), nelle parcelle testimoni è stato registrato un incremento sia della diffusione sia dell’intensità della malattia sulle foglie rispetto al rilievo precedente (Grafico sotto). È stato rilevato, infatti, un 73% di incidenza e un 3,64% di severità.
I dati evidenziano che tutti i prodotti saggiati sono riusciti a contenere la malattia, con una differenza statisticamente significativa rispetto al testimone. In particolar modo la Tesi 2 (Revysion) e la Tesi 5 (Karma 85) hanno dato i migliori risultati, ottenendo rispettivamente il 50% e il 46% di efficacia calcolato sull’incidenza.
In generale, i dati raccolti nel corso della sperimentazione, effettuata in condizioni di elevata diffusione della malattia, tipica dell’areale viterbese, hanno evidenziato una buona efficacia nel contenimento della fitopatia da parte di tutti i prodotti saggiati.
Nello specifico, i risultati mostrano come i prodotti selezionati siano stati in grado di contenere la fitopatia in condizioni sperimentali di base – prima dell’inizio dei trattamenti – di elevata pressione della malattia (in media 58,2% di incidenza, 3,45% di severità).
Questa attività sperimentale ha anche messo in luce l’ottima attività di controllo nei confronti del nuovo oidio del nocciolo (Erysiphe corylacearum) di diversi prodotti ammessi in agricoltura biologica e a diverso meccanismo d’azione, ideali per la messa a punto di strategie anti-resistenza.
Fonte: Articolo di Serena Baiocco, PhD – Ricerca e Sviluppo Terremerse e Federico Cavina – Ricerca e Sviluppo Terremerse, pubblicato all’interno della monografia dedicata al Nocciolo, all’interno della Rivista 6/2024.
Pubblicato: 11-12-2024