Avviato nel 2020, il Progetto Nocciolo Terremerse ha affrontato il suo quinto anno di attività con una crescita ormai consolidata. “Nei primi tre anni – spiega Ilenio Bastoni, Direttore Settore Ortofrutta e OP Terremerse – ci siamo concentrati sullo sviluppo di nuovi impianti; negli ultimi due abbiamo lavorato soprattutto sulla gestione di quelli esistenti. Nelle ultime stagioni stiamo crescendo di circa cento ettari all’anno, fra nuovi impianti e aggregazioni di aziende già attive”.
Oggi la filiera conta circa 300 ettari complessivi, con l’obiettivo – già programmato e in fase di formalizzazione – di superare i 400 ettari nel 2026. Gli impianti si estendono dalla Sicilia al Piemonte, ma la parte più rilevante, pari a circa il 60% delle superfici, si concentra in Emilia-Romagna, dove il progetto è nato e dove sono state sviluppate le prime esperienze pilota.

“Si tratta di una filiera giovane – aggiunge Bastoni –: il nostro impianto più datato ha sette anni, mentre molti corileti italiani ne hanno quaranta e sono ancora produttivi. È un dato che la dice lunga sulla potenzialità di sviluppo di questa filiera”.
Produzioni in aumento e qualità confermata
Lo scorso anno Terremerse aveva realizzato la sua prima raccolta su impianti alla quarta foglia, con circa 3 tonnellate complessive. Nel 2025 il volume è già salito a 30 tonnellate, segno di un incremento progressivo e strutturale. “Siamo attorno ai 15 quintali per ettaro negli impianti alla quinta foglia – precisa Giovanni Zarantonello, Responsabile del Progetto Nocciolo Terremerse – contro i cinque/sei dello scorso anno. A regime puntiamo a raggiungere i 30 quintali per ettaro”.
La finestra di raccolta si estende da metà agosto a fine settembre e la strategia agronomica abbraccia ogni fase. “Abbiamo lavorato sul potassio e ridotto gradualmente l’irrigazione pre-raccolta – aggiunge l’esperto – per favorire un distacco più naturale del frutto e ottenere nocciole già ben secche in campo”.

Nonostante un’annata difficile per molte aree corilicole italiane, le rese per Terremerse si sono mantenute sul 41-42%, un dato giudicato positivo. “È la conferma – osserva il tecnico – che un impianto gestito con criteri moderni, attenzione nutrizionale e irrigazione mirata può garantire risultati soddisfacenti anche in contesti climaticamente complessi”.
Gestione moderna e agricoltura di precisione
Il modello produttivo di Terremerse si basa su un principio semplice ma determinante: gestire il noccioleto come un frutteto moderno. “Nutrizione, irrigazione, difesa e monitoraggio continuo – spiega Zarantonello – sono i pilastri della nostra strategia agronomica. L’obiettivo è anticipare le criticità, mantenere piante in equilibrio vegetativo e dare stabilità produttiva nel tempo”.

In quest’ottica, Terremerse ha introdotto strumenti di agricoltura di precisione: sonde per il controllo dell’umidità del terreno, sistemi di manichetta interrata, fertirrigazione e monitoraggio costante dei parametri di crescita. “Oggi un’agricoltura di precisione, protetta e monitorata è la condizione indispensabile per dare sostenibilità economica e ambientale al lavoro dell’agricoltore”, rimarca Ilenio Bastoni.
Accanto a queste pratiche, particolare attenzione è riservata alla gestione del cotico erboso e dei residui vegetali, per mantenere il frutto pulito e ridurre la presenza di patogeni.
Difesa fitosanitaria e nuove sperimentazioni
Il 2025 è stato un anno impegnativo sul fronte fitosanitario, ma i risultati ottenuti negli impianti Terremerse restano positivi. “La pressione della cimice asiatica varia da zona a zona – spiega Zarantonello – ma nei territori frutticoli gli agricoltori sono più preparati e intervengono tempestivamente. È importante monitorare e agire subito: quando si vede una cimice, bisogna entrare in azione”.
Parallelamente, la cooperativa porta avanti attività sperimentali in collaborazione con l’Università della Tuscia, per lo sviluppo di un sistema di controllo dell’oidio turco in fase di validazione, e con la Fondazione Navarra di Ferrara, dove è stato impiantato un campo sperimentale con 12 varietà di nocciolo.

“A Ferrara valutiamo comportamento vegetativo e produttivo, densità d’impianto (5×4 e 4×2) e portinnesti diversi, come Colurna e Nalù – spiegano Bastoni e Zarantonello –. Inoltre stiamo portando avanti prove specifiche sulla nutrizione per prevenire brownstain e cascola precoce, e test su uno spollonante ormonico per ridurre i costi di gestione”.
Varietà e genetica: diversificare per migliorare
Le varietà principali impiegate sono Tonda di Giffoni, con Romana e Nocchione come impollinatori. Tuttavia, il gruppo di lavoro di Terremerse sta valutando l’introduzione di nuove varietà per ampliare il pool genetico e migliorare la fecondazione incrociata.

“Aumentare la biodiversità varietale – spiega Zarantonello – significa ridurre la cascola, stabilizzare la resa e ottenere una qualità più costante. Stiamo lavorando con gradualità, perché il vero ostacolo è oggi il riconoscimento industriale delle varietà emergenti”.
Il sostegno ai produttori e la logica di filiera
Il Progetto Nocciolo di Terremerse è aperto a una platea eterogenea di agricoltori, dai grandi produttori di pianura alle aziende collinari e appenniniche. “Il nocciolo è una coltura apprezzata perché richiede meno manodopera e ha costi di gestione contenuti – afferma il Direttore –. Tuttavia, non è una coltura di serie B: serve specializzazione e continuità nelle operazioni”.
Terremerse offre supporto tecnico e contributi economici attraverso la OP e i fondi OCM, sia per la messa a dimora sia per l’acquisto delle piante.
Un mercato in espansione e nuove opportunità
“Siamo in un contesto produttivo complesso – osserva Bastoni –: l’instabilità politica e le difficoltà climatiche hanno inciso sulla disponibilità di prodotto. Ma proprio per questo, il mercato si sta dimostrando estremamente dinamico”.

Nel 2025, i prezzi delle nocciole si attestano su livelli importanti, spinti da un’offerta limitata e da una domanda in costante crescita. “La frutta secca continua a beneficiare dell’attenzione dei consumatori verso gli aspetti salutistici – sottolinea Bastoni – e questo trend sta premiando anche il nocciolo italiano”.
Sul versante industriale, le richieste restano sostenute. “Il valore della filiera nazionale è riconosciuto e valorizzato – aggiunge –. Per chi investe oggi in un impianto moderno, con tecniche di precisione e protezione, il nocciolo rappresenta una scelta strategica: è una coltura totalmente meccanizzabile, con investimenti iniziali inferiori rispetto ad altri fruttiferi e prospettive di mercato molto favorevoli”.
Una filiera cooperativa con visione di lungo periodo
Il Progetto Nocciolo di Terremerse si conferma un modello di aggregazione e innovazione. Giovane, ma già strutturato su solide basi tecniche, il progetto unisce ricerca, assistenza e valorizzazione commerciale in un’unica strategia di filiera.
“Il nostro obiettivo – conclude Bastoni – è costruire un percorso di lungo periodo per rendere il nocciolo una coltura pienamente sostenibile e competitiva anche al Nord Italia. Lavoriamo perché ogni ettaro piantato oggi sia produttivo e remunerativo per i prossimi trent’anni”.
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Pubblicato 01-12-2025





