Nocciole in Romagna, ecco il primo raccolto

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Nell’azienda agricola Sirri di Forlì è in corso il primo raccolto di nocciole. Il corileto messo a dimora nel 2020, nell’ambito del Progetto Nocciolo di Terremerse, è entrato in produzione un anno prima del previsto: nei giorni scorsi l’Op ha organizzato un appuntamento per mostrare a soci, produttori e tecnici la prima raccolta meccanizzata delle nocciole in Romagna.

La road map del Progetto Nocciolo

Ilenio Bastoni, direttore Settore Ortofrutta e OP Terremerse, spiega che il Progetto Nocciolo conta già 250 ettari a dimora, di cui 120 realizzati e aggregati negli ultimi mesi (clicca qui per la videointervista completa).

“C’è stata una forte accelerazione e l’obiettivo è arrivare a 600 ettari – afferma il dirigente -. Il Progetto Nocciolo nasce da una valutazione di mercato: il mercato richiede nocciole ed è più facile vendere ciò che il mercato richiede. Poi va considerato il contesto climatico, il nocciolo è una specie molto resiliente che necessita di poca manodopera vista l’elevata meccanizzazione e un basso investimento iniziale. Il risultato economico e l’accordo con Ferrero danno trasparenza e sostenibilità per tutti gli attori della filiera”.

Il noccioleto dell’Azienda Sirri: come si producono nocciole in Romagna

I primi corileti ad essere messi a dimora nell’ambito del Progetto Nocciolo di Terremerse sono due impianti alle porte di Forlì, quello dell’azienda dei fratelli Sirri e quello dell’azienda agricola Garavini. Marco Babini è stato il responsabile del Progetto Nocciolo Terremerse e proprio nei giorni scorsi ha passato il testimone a Giovanni Zarantonello. “Dopo soli 4 anni dalla messa a dimora abbiamo frutti per terra, quindi il primo sostentamento economico – osserva Babini -. Con le dovute tecniche colturali e i giusti accorgimenti possiamo avere questi risultati: parliamo di circa 5 quintali per ettaro”.

Da sinistra: Bastoni, Zarantonello e Babini

L’Azienda Sirri e l’Azienda Babini hanno fatto squadra ed hanno acquistato una raccoglitrice meccanica portata su trattrice agricola. Rotori e spazzole raccolgono le nocciole, c’è poi una coclea e la ventilazione che incanala il prodotto nei tubi, prima di essere scaricato nel bins collocato posteriormente al trattore. A questo punto le nocciole possono essere portate al centro di essicazione e lavorazione.

Il corileto, con un sesto d’impianto 5×3, vede un 80% di Tonda di Giffoni e poi Romana e Nocchione come impollinatori a fila intera, così da poter differenziare le varietà in fase di raccolta. La forma di allevamento è a vaso cespugliato.

“Serve un apporto limitato di agrofarmaci, con particolare attenzione all’Oidio – aggiunge il tecnico -. Anche la cimice asiatica è attenzionata, ma per ora è controllabile. Nell’interfila lasciamo il cotico erboso. In previsione della cascola, dopo Ferragosto controlliamo che il manto sia ben triturato così da poter raccogliere in maniera ottimale”.

“La spollonatura è eseguita in base alla vigoria della pianta, servono dai due ai cinque passaggi con i prodotti chimici. E’ presente un sistema di subirrigazione a doppia ala autocompensante, a 25 centimetri di profondità. Un sistema comodo – conclude Babini -, soprattutto nei primi anni, per non avere opere di palificazione”.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato 13-09-2024

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