Nocciolo, un’opportunità per il Nord-Est

Nole Diego Vidoni

La corilicoltura prova a farsi spazio anche nel Nord-Est. Un areale nuovo per il nocciolo, dove c’è la possibilità di costruire una filiera partendo da zero e impostando quindi un modello che risponde alle esigenze del tessuto produttivo. E’ quello che sta facendo Nole. Fondata nel 2016 da un team con esperienze internazionali e agronomiche, la società friulana è nata con l’obiettivo di costruire un vero e proprio ecosistema produttivo del nocciolo nel Nord-Est.

“Il Friuli ha ottime potenzialità, ma anche forti frammentazioni e un deficit di competenze agricole”, spiega Diego Vidoni, co-fondatore e responsabile commerciale di Nole. “Qui la terra è molto parcellizzata, e molti agricoltori arrivano da esperienze diverse, senza una preparazione specifica per affrontare un investimento come il noccioleto. Oggi la corilicoltura italiana vive una fase di selezione naturale: solo le realtà che mettono insieme superfici adeguate, terreni vocati e competenze nella gestione aziendale potranno restare competitive nei prossimi 10-15 anni”.

Nole, la filiera che nasce dal campo

“Abbiamo iniziato in Friuli e Veneto, dove oggi i corileti si sviluppano su oltre 500 ettari, con il nostro servizio agronomico che è attivo su circa 200 ettari e un centinaio di aziende clienti”, racconta Vidoni. Nole accompagna i produttori in ogni fase: progettazione, impianto, gestione agronomica, raccolta, essiccazione, acquisto del prodotto. “Non imponiamo forme vincolanti di aggregazione, ma proponiamo un modello di filiera informale basato su fiducia e trasparenza. Chi si affida a noi riceve consulenza tecnica, listini premianti, e l’accesso a una piattaforma digitale per tracciare le operazioni in campo”.

Tracciabilità e qualità al centro

Dal 2024 Nole gestisce internamente anche la piattaforma digitale di tracciabilità. “Ogni conferimento è collegato alle operazioni agronomiche registrate, così possiamo garantire qualità e origine controllata”, illustra il co-fondatore della società. Una parte del raccolto viene trasformata in nocciole tostate e commercializzate localmente sotto il marchio regionale “Io sono Friuli Venezia Giulia”. I volumi sono ancora limitati, ma il potenziale di sviluppo c’è.

La gestione agronomica come leva di successo

“Lavoriamo solo con il nocciolo – sottolinea Serena Vidoni, responsabile agronomico – e abbiamo strutturato linee guida consolidate, che aggiorniamo ogni anno sulla base delle condizioni meteo e delle prove in campo”. La varietà più consigliata per Friuli e Veneto rimane la Giffoni, ben adattata, anche se si stanno testando altre opzioni, come la Francescana.

Serena Vidoni

L’azienda collabora con Università (Udine, Viterbo), centri di ricerca e produttori da altri areali per migliorare le rese, che si attestano tra i 18 e i 25 quintali per ettaro. “L’obiettivo è arrivare ai livelli delle regioni più storiche e capire come proteggere la qualità, soprattutto nelle annate piovose”.

Friuli, i punti di forza e le criticità

Il Friuli gode di tre vantaggi strategici: abbondanza d’acqua, clima mite e pianure adatte a colture meccanizzate. Ma non mancano le sfide: “Il brownstain disorder è in aumento, soprattutto negli impianti giovani e negli anni più umidi – racconta la responsabile agronomica di Nole – e anche la logistica del conferimento non è sempre semplice, ma sta migliorando man mano che crescono le superfici coltivate”.

Dal punto di vista fitosanitario, le problematiche sono simili a quelle piemontesi, con alcune specificità locali: “Cimici e lepri sono sotto controllo, ma il contrasto all’avariato resta il nostro focus. Abbiamo introdotto protocolli innovativi come l’uso di tricodermi in preraccolta per ridurre le perdite e migliorare le rese nette”.

Prospettive e sostegni regionali

Il 2025 segna un altro passo avanti per la corilicoltura friulana: “Per la prima volta il nocciolo è stato incluso nei bandi regionali per il sostegno ai nuovi impianti – afferma Serena Vidoni – con contributi fino al 60% per i giovani agricoltori. È un bel segnale di fiducia, che arriva dopo l’entrata in produzione dei primi impianti e la dimostrazione che il nocciolo può trovare terreni fertili anche qui”.

Per il futuro crescere con consapevolezza

Nole guarda avanti con determinazione: “Vogliamo consolidare la filiera locale ed espandere la nostra presenza commerciale, valorizzando il prodotto finito e premiando i produttori che lavorano bene – concludono Diego e Serena Vidoni -. Non ci sarà un nuovo boom delle superfici, ma una crescita sana, solo dove ci sono le condizioni giuste. E noi vogliamo esserci, con competenze, servizi e visione di lungo termine”.

Copyright NocciolaRe
Pubblicato 17-06-2025

Condividi su