Grazie alla ricerca scientifica, le tecniche di difesa delle piante si stanno evolvendo verso metodi sempre più sofisticati e selettivi. Una delle acquisizioni più recenti riguarda la lotta simbiotica contro gli insetti.
L’idea di questa tecnica di lotta alla cimice asiatica nasce dallo studio della trasmissione alla progenie del batterio simbionte primario ‘Candidatus Pantoea carbekii’ . Le femmine della cimice asiatica, così come per gli altri insetti pentatomidi, rilasciano sulle uova appena deposte una secrezione contenente il batterio simbionte primario che le neanidi acquisiscono nutrendosi sulle uova stesse. Di conseguenza durante lo stadio di uovo il simbionte rimane sprovvisto della protezione del suo ospite, è quindi possibile trattare le ovature avendo come obiettivo il simbionte. Ma perché avere come bersaglio il simbionte primario? È stato dimostrato che prevenire l’acquisizione del simbionte risulta letale per la cimice asiatica, con elevate mortalità già nelle età neanidali.

Fondamentali ricerche per la messa a punto di questa tecnica sono state condotte presso il Dipartimento di Entomologia del DISAFA – Università di Torino dal gruppo di ricerca della professoressa Elena Gonella. Per saperne di più abbiamo intervistato il dottor Matteo Dho che sull’argomento nel 2025 ha conseguito il Dottorato di Ricerca con la tesi dal titolo “Advancements in symbiotic control of stink bug pests of hazelnut from the local to the global scale”, nell’ambito di un progetto finanziato da Ferrero Hazelnut Company.

Come è nata l’idea di questo lavoro sulla lotta simbiotica alla cimice asiatica che tanto preoccupa i nostri corilicoltori?
L’idea del lavoro nasce da risultati molto promettenti ottenuti in prove di laboratorio presso il dipartimento di Entomologia del DISAFA. È stato dimostrato che trattando le ovature con un prodotto approvato anche per l’agricoltura biologica si ottengono livelli di mortalità molto elevati. Rimaneva una domanda aperta, questo prodotto funzionerà anche in campo? Capite bene che è un quesito interessante non solo per la ricerca, ma anche per le ricadute applicative.
Quali obiettivi vi siete prefissi?
I nostri obiettivi erano la validazione e l’ottimizzazione dei trattamenti di lotta simbiotica in noccioleto con l’impiego di un formulato a base di rame e zinco. Non è infatti scontato che un prodotto ottimo in condizioni di laboratorio abbia una buona efficacia anche in campo, laddove il numero di variabili in gioco è decisamente maggiore.
Può descriverci sinteticamente il lavoro che avete fatto e i risultati conseguiti?
Quello che abbiamo fatto è stato esporre per due anni consecutivi ovature di cimice asiatica circondate da carta idrosensibile a trattamenti con prodotto simbionticida. Sono state effettuate quattro applicazioni l’anno, ogni dieci giorni, partendo dall’ultima settimana di giugno. Queste ovature sono state posizionate in diverse zone del campo e in diversi punti rispetto alla chioma dei noccioli. Grazie alla carta idrosensibile siamo stati in grado di calcolare come le diverse posizioni influiscano sulla copertura da parte dei trattamenti. Allevando le ovature dopo i trattamenti siamo riusciti a valutare la mortalità delle neanidi e a quantificare l’acquisizione del simbionte primario.
I risultati sono stati incoraggianti. La posizione delle ovature ha influito sulla bagnatura delle stesse, in particolare quelle posizionate sulla fila periferica e maggiormente distanti dall’atomizzatore, sono state significativamente meno bagnate rispetto a quelle nelle file interne al campo. In generale i trattamenti di lotta simbiotica aumentano significativamente la mortalità delle cimici rispetto ai controlli non trattati. Nelle neanidi morte è stata riscontrata una minore acquisizione di cellule vitali del simbionte rispetto alle neanidi vive. Il risultato più interessante dal punto di vista applicativo è sicuramente legato alla percentuale di nocciole cimiciate. In entrambi gli anni c’è stata una significativa riduzione del danno da cimiciato nella parcella trattata (Anno 1: 6,6 ± 1,4 %; Anno 2: 7,4 ± 1,4 %) rispetto a quella di controllo (Anno 1: 22,4 ± 2,4 %; Anno 2: 24,1 ± 2,4 %).

Quali sono le ricadute pratiche dei risultati ottenuti?
Abbiamo ottenuto la prima validazione di campo della lotta simbiotica in corilicoltura. In pratica questi risultati confermano l’efficacia di questa strategia nel controllare la cimice asiatica e nel contenere il danno da cimiciato.
Visti i danni causati da questo insetto e vista la oggettiva necessità di limitare l’impatto ambientale delle nostre pratiche (non solo quelle agricole), siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti.
Un’altra constatazione è legata proprio alle variazioni della bagnatura delle ovature a seconda delle posizioni in campo. È infatti consigliabile una gestione del noccioleto che faciliti i trattamenti. Bisogna considerare che, perché il trattamento funzioni, questo deve poter raggiungere le ovature. Pratiche come la potatura per contenere la chioma e quindi limitare la protezione fornita dalle foglie sono consigliabili per la buona riuscita di questi trattamenti.
Può fare un accenno agli altri argomenti trattati nella sua tesi di dottorato?
Oltre alla strategia di lotta simbiotica mi sono occupato dello studio della variabilità genetica della cimice asiatica e del suo simbionte primario. Per questo secondo “macro-argomento” mi sono occupato di individuare dei marcatori molecolari, ovvero delle regioni del DNA, che possano essere utilizzate per ricostruire con maggior precisione i movimenti globali di questa specie. L’obiettivo è aiutare a prevenire nuove introduzioni in aree in cui la cimice asiatica non è ancora presente. Tramite l’uso di questi marcatori molecolari sarà più semplice individuare le zone di origine di individui invasivi permettendo, ad esempio, di focalizzare il monitoraggio maggiormente sui prodotti importati da quegli areali.
Abbiamo inoltre iniziato degli studi sulla compatibilità del controllo simbiotico con il controllo biologico tramite parassitoidi oofagi. Vista la grande potenzialità di queste due strategie è importante confermare che la lotta simbiotica non abbia effetti negativi sull’attività dei parassitoidi oofagi.
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Pubblicato -04-2025