Di recente sono state fornite le prime indicazioni sulla produzione di nocciole in due delle principali aree corilicole italiane, Lazio e Campania (leggi qui), e ci è sembrato doveroso integrare con qualche informazione dal Piemonte intervistando due figure che per il loro ruolo professionale hanno una visione d’insieme di una corilicoltura regionale che ha visto una grande espansione negli ultimi anni diffondendosi in areali molto diversificati.
Ci dice Gianluca Griseri, Consigliere Fondazione Agrion, che ad oggi fare una stima su una superfice totale a noccioleto che in Piemonte ha ormai superato i 26.000 ettari non è semplice, è ancora presto. Le gelate di inizio aprile avevano infatti preoccupato non poco gli agricoltori piemontesi, ma fortunatamente il danno è stato nel suo insieme limitato presentandosi a macchia di leopardo: maggiore nelle zone di pianura dell’Astigiano e dell’Alessandrino e nei fondivalle. Niente a che vedere con il disastro verificatosi ad esempio in ampie zone del Viterbese.
Quello che è certo che l’annata 2021 si presenta sicuramente più scarsa rispetto a quella precedente, maggiore è la produzione negli impianti fino ai 15/20 anni mentre è minore negli impianti più vecchi. Nello stesso appezzamento abbiamo piante cariche di nocciole altre dove la produzione è nulla.
Se il fenomeno della cascola anticipata delle nocciole sarà limitato, questa stagione di raccolta, anche se non per tutte le zone, potrebbe riservarci ancora delle piacevoli sorprese. Nei prossimi giorni sarà fondamentale continuare il monitoraggio della cimice per individuare il momento migliore di intervenire, preservando così la qualità delle nocciole prodotte.
Aldo Gavuzzo, Presidente della Sezione Frutta in Guscio di Confagricoltura Cuneo e Vicepresidente di Ascopiemonte, ci conferma questo quadro: una forte preoccupazione iniziale che si è poi in parte ridimensionata. In Alta Langa, infatti, dove le temperature non sono andate sotto lo zero, non si riscontrano danni e, anzi, al momento si prevede un buon raccolto. Maggiori danni si sono riscontrati invece in pianura, vicino ai fiumi e nel Monferrato, in provincia di Asti e Alessandria dove si sono registrare le gelate più consistenti con 3-4 gradi sotto zero.
Una valutazione più accurata della produzione reale, continua Gavuzzo, si potrà fare non prima di 10-15 giorni, una volta verificatasi la cascola la cui entità potrebbe modificare l’attuale stima di produzione piemontese: questa si prevede comunque inferiore a quella dell’annata 2020 che è ancora alle ultime battute.
Alla luce di quanto avvenuto nelle altre aree corilicole italiane, in particolare in Lazio, e di una produzione turca che si preannuncia al massimo nella norma ci sono tutte le premesse per un’annata “vivace” dal punto di vista commerciale: resta l’incognita prezzi che si spera vengano sostenuti da una maggiore domanda di nocciole per consentire ai produttori, già reduci da un’annata non decisamente soddisfacente, di compensare la minore produzione.
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Pubblicato 24-06-2021