Besana investe tre milioni e mezzo di sterline per raddoppiare la capacità produttiva e distributiva nel Regno Unito e si espande ulteriormente nell’Est Europa, con un importante contratto siglato in Kazakistan che consentirà al Gruppo di incrementare la produzione arrivando fino in Asia.
In un momento complessivamente favorevole per la frutta secca, il gruppo con quartier generale a San Gennaro Vesuviano (Napoli) non resta a guardare e decide di consolidarsi in un mercato strategico come quello britannico: giovedì scorso il consiglio di amministrazione di Besana Uk ha deciso di mettere sul piatto l’equivalente di poco più di quattro milioni di euro per aumentare il potenziale produttivo da tremila a settemila tonnellate e ampliare la rete di distribuzione Oltremanica. “Un’operazione che ci consegna laleadership sul mercato inglese”, spiega a Italiafruit News il presidente Giuseppe Calcagni. “Regno Unito e Irlanda oggi devono pagare lo scotto di Brexit e di una sterlina debole, ma non ci sono i presupposti per barriere di alcuna natura né altre criticità; la Gran Bretagna è un Paese in cui da tempo Besana registra andamenti positivi alle voci export e vendita, i consumi sono elevati”.
Nelle scorse settimane anche il progetto di sviluppo nell’Europa orientale (che coinvolge Polonia, Ucraina, Croazia, Ungheria e Moldavia) ha tratto nuova linfa dall’intesa siglata in terra kazaka, in uno Stato transcontinentale nodo strategico per affacciarsi all’Asia: “dispone di aree produttive idonee e registra oltretutto trend favorevoli a livello di consumi”, puntualizza Calcagni.
Giuseppe Calcagni
In generale, il 2016 si è rivelato positivo per il settore della frutta secca, che guarda con grande attenzione agli avvenimenti legati alla politica economica internazionale: “Dal punto di vista produttivo – spiega il manager – la produzione mondiale è stata ottima per noci e mandorle, buona per il pistacchio, nella media per le noci di anacardio e per le nocciole. Frutta secca da guscio ed essiccata hanno fatto segnare raccolti complessivamente importanti, mentre i consumi a livello mondiale sono aumentati del 4% con Cina e India sempre più strategiche, anche se altalenanti, e punte del più 9-10% in Nord America“.
“In Italia – aggiunge Calcagni – abbiamo assistito a un buon raccolto e a un conseguente export dinamico per le nocciole; per questo prodotto il nostro Paese è divenuto strategico per i mercati europei perché la Turchia si è sbilanciata molto e attraversa una fase difficile. La situazione geopolitica turca è monitorata dagli operatori di settore del continente, le sorti del primo produttore mondiale di nocciole e uva sultaninaavranno ripercussioni rilevanti sugli scenari futuri”.
Per quanto riguarda i prezzi, Calcagni osserva che vi è stata una “riduzione fisiologica del 25% per noci, mandorle e pistacchi che nella passata stagione avevano raggiunto livelli record”. “Negli ultimi mesi – aggiunge – le quotazioni si sono mantenuti sostanzialmente stabili, con oscillazioni massime del 20%, e ora vi è una fase di standby che potrebbe preludere ad aumenti per alcuni prodotti”. Molto, per il manager, dipenderà dall’evoluzione della situazione internazionale e in particolare dall’atteggiamento degli Stati Uniti, produttore leader di mandorle, noci pecan, pistacchio e numero due per le nocciole: in caso di deterioramento dei rapporti tra Usa e Cina, ad esempio, si schiuderebbero le porte a nuovi mercati.
In definitiva nei mercati consolidati, come in quelli emergenti, la frutta secca non conosce la parola crisi. Neppure in Italia, dove i consumatori l’apprezzano sempre più. Parola di Giuseppe Calcagni.
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