Dopo anni di crisi e di abbandono, la frutta in guscio ritrova anche in Sicilia nuovo slancio e forte interesse tra produttori e trasformatori. Ed ecco che perfino in Sicilia, dove il comparto della frutta secca, a cominciare da mandorlo e nocciolo (colture tipiche di alcuni areali come il Siracusano e l’Agrigentino per il primo, il Messinese per il secondo) era diventato marginale dal punto di vista economico, viene osservato dagli agricoltori con rinnovato interesse.
Agricoltori, coop, consorzi, trasformatori e rappresentanti dei maggiori produttori si incontreranno sabato prossimo, 2 febbraio, alle 10, in una sala dell’Outlet Village di Enna per costituire il Coordinamento regionale della frutta in guscio siciliana. Il Coordinamento ha un obiettivo: gestire al meglio il trend di crescita che il settore sta conoscendo in questi anni. «Dopo decenni di profonda crisi la produzione di frutta in guscio sta registrando nella nostra regione una significativa crescita di investimenti e superficie coltivata» – spiega Corrado Bellia, direttore del Consorzio di tutela della mandorla di Avola.
I motivi della crescita del comparto a cui si sta assistendo anche in Sicilia sono da ricercare nel trend mondiale che nell’ultimo decennio ha segnato incrementi annui superiori anche al 10 per cento sia nella produzione che nel consumo di frutta secca per usi dietetici, nella pasticceria, gelateria, gastronomia. «La frutta in guscio siciliana – sottolinea Bellia – può, quindi, riprendere un posto di rilievo sui mercati italiani ed esteri e tornare a produrre reddito e occupazione in ampie aree della Regione».
I promotori del coordinamento sono il Consorzio di tutela e miglioramento della filiera mandorla di Avola, l’Associazione produttori mandorla Sicilia, la Op La Mandorla, il Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte Dop, l’Associazione pistacchio Valle del Platani, il Comitato per la tutela della biodiversità delle colture mandorlicole, l’associazione Carex, l’Associazione vivaisti forestali, il Consorzio produttori agricoli Val Platani, l’Associazione Frutto dei Nebrodi, l’Associazione produttori di mandorla Chiricupara e pistacchio di Cava Ispica. «Fondamentale in tal senso – conclude Bellia –l’attuazione del Piano di settore regionale che prevede specifiche attività e azioni di ricerca e innovazione a sostegno della produzione, promozione e valorizzazione della frutta secca siciliana».
Molti i fattori che hanno contribuito al new deal di questo comparto. Anzitutto la frutta secca è entrata prepotentemente tra gli snack da accompagnare agli aperitivi e nei patti gourmet preparati dagli chef di rango. Per non parlare del ruolo che ha sempre avuto in pasticceria e gelateria, e che oggi è ulteriormente cresciuto.
E poi anche la nutraceutica ha fatto la sua parte riconoscendo alla frutta secca proprietà già note ma mai sfruttate abbastanza per prevenire alcuni malanni della moderna società come le malattie cardiovascolari. Grazie al contenuto in grassi essenziali, proteine, vitamine, sali minerali, fibre e zuccheri, la frutta secca rappresenta, infatti, un sorta di superfood. Il consumo di frutta secca viene consigliato a colazione o come spuntino spezzafame per via dell’elevato potere calorico dato dall’elevato contenuto in grassi. Questi ultimi, sono prevalentemente insaturi e quindi, come l’olio d’oliva extravergine, contribuiscono a ridurre la percentuale del colesterolo cattivo nel sangue. Contiene molte fibre e perciò aiuta la funzionalità intestinale. Gli esperti consigliano di consumarne almeno 25-30 grammi al giorno (non oltre perché, comunque, fanno ingrassare per via dell’elevato potere calorico). Si riduce così il rischio relativo di molte malattie degenerative e di infezioni.
di Angela Sciortino
Pubblicato 29/01/2019
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