La cascola precoce delle nocciole: un approfondimento

0

Il fenomeno della cascola in questa annata è stato particolarmente intenso ed ha causato una significativa riduzione delle produzioni di nocciole in tutte le più importanti aree corilicole italiane.

Si tratta di un problema complesso che ha diverse cause le quali possono agire anche  contemporaneamente. Molti sono gli aspetti che devono essere ancora chiariti dalla ricerca per giungere ad una corretta interpretazione e poter così fornire agli agricoltori le indicazioni necessarie a prevenire la cascola per quanto possibile. A tal proposito è auspicabile che in tempi brevi possano essere avviati specifici programmi di studio. 

Abbiamo intervistato la Dott.ssa Nadia Valentini del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, che ha una lunga esperienza nel settore corilicolo, per fare il punto sulle conoscenze attuali di questo fenomeno e capire quali strategie potrebbero essere messe in atto per attenuarne la portata.

Iniziamo con il descrivere il fenomeno: come e quando si manifesta?

La cascola dei frutti si manifesta con una caduta delle infruttescenze prima della maturità dei frutti, più o meno precoce a seconda delle cause che la determinano. I frutti cadono attaccati all’involucro, si presentano più o meno anneriti e sono generalmente privi di seme o con semi poco formati. Le perdite di produzione possono essere anche molto rilevanti.

Le cause che determinano questo fenomeno: solo fattori di tipo abiotico (condizioni meteorologiche, ecc.), oppure anche le cimici possono avere un ruolo?

Le cause determinanti la cascola dei frutti non sono ben conosciute ma tra le possibili sono indicate l’insufficiente impollinazione, la presenza di anomalie genetiche, la mancanza d’acqua e/o di nutrienti nel periodo di accrescimento dei semi, le condizioni climatiche avverse e l’attacco di agenti biotici (quali insetti, funghi, ecc.).

Quando il fenomeno della cascola si presenta in maniera importante è probabile che vi sia una serie di concause. Nel caso della cascola verificatasi quest’anno la presenza di condizioni climatiche non favorevoli sembrerebbe essere la causa prevalente. Sia in Piemonte che nel viterbese e in Campania, infatti, si sono verificate basse temperature e piogge abbondanti nel mese di maggio, condizioni che hanno presumibilmente determinato l’insorgenza di un disordine fisiologico chiamato dagli americani ‘brown stain’. Secondo i ricercatori francesi infatti, temperature massime giornaliere inferiori ai 21°C per almeno tre giorni consecutivi nelle due settimane successive alla fecondazione creano i presupposti per il verificarsi di questo fenomeno.

Anche le elevate temperature estive possono contribuire all’insorgenza di nocciole vuote e conseguente cascola. Le temperature estive ottimali del nocciolo sono infatti intorno ai 27 °C e comunque non superiori ai 34-35 °C. Diversi studi dimostrano che in condizioni di stress termico la pianta diminuisce la propria attività fotosintetica, determinando un ridotto accrescimento delle nocciole e un arresto della crescita dei semi.

Le cimici possono avere un ruolo nella cascola in relazione alle punture di nutrizione; se esse vengono effettuate in epoca precoce, quando il seme ha appena iniziato il proprio sviluppo, possono determinare un aborto traumatico con conseguente cascola del frutto, diversamente se tali frutti arrivano fino alla raccolta presentano semi totalmente o parzialmente atrofizzati.

Altro agente biotico che può essere collegato alla cascola è la necrosi grigia della nocciola, il cui agente prevalente è Fusarium lateritium, malattia che è stata associata in passato ad una ingente cascola (fino al 40% di frutti caduti) verificatasi dalla seconda metà di giugno in Campania e nel viterbese, mentre in Piemonte la sua presenza non è stata segnalata.  

Dai sintomi che le nocciole cadute presentano e dall’epoca della cascola è possibile individuare con maggior probabilità la causa della cascola stessa?

Nella cascola dovuta a mancanza di impollinazione o a problematiche al momento della fecondazione i frutti sono privi di semi.  Nel caso del ‘brown-stain disorder’ i frutti cascolano insieme all’involucro, tra fine giugno ed inizio luglio, e presentano sul guscio degli imbrunimenti, dai quali fuoriescono essudati di colore scuro, mentre internamente i tessuti sono spugnosi ed anneriti.

I frutti che cascolano successivamente in luglio e fino a poco prima della raccolta presentano generalmente semi non completamente formati a causa di carenze idriche o nutrizionali (semi raggrinziti) o a causa di punture di cimici (semi parzialmente atrofizzati e con maculature tipiche del ‘cimiciato’).

Gli impollinatori che ruolo esercitano?

Gli impollinatori hanno un ruolo fondamentale per assicurare una buona produttività del noccioleto. Le cultivar di nocciolo europeo (Corylus avellana L.) sono tutte autosterili, cioè non sono in grado di autoimpollinarsi. Esiste inoltre un meccanismo genetico (alleli di incompatibilità) secondo il quale solo alcune combinazioni danno luogo all’impollinazione ed alla successiva fecondazione dell’ovulo. Questo significa che non è sufficiente utilizzare come impollinatore una cultivar diversa ma che è necessario conoscere l’effettiva compatibilità tra le due varietà. Inoltre è essenziale valutare che la fioritura maschile della varietà utilizzata come impollinatore coincida con la fioritura femminile della cultivar principale. Poiché la fioritura femminile è scalare e può durare anche per parecchie settimane è necessario utilizzare almeno due varietà di impollinatori con periodi di fioritura maschile successive in modo tale da coprire un arco temporale di almeno quattro settimane; la percentuale di impollinatori da utilizzare è del 5-10%.

Le condizioni meteorologiche possono inoltre influire negativamente sull’esito dell’impollinazione: un caldo eccessivo porta ad una precoce e rapida disseminazione del polline, al contrario le temperature rigide portano ad annerimento e disseccamento degli amenti che disperdono i granuli pollinici con difficoltà (sebbene il polline rimanga vitale anche a temperature estremamente rigide).

Allo stato attuale delle conoscenze quali pratiche colturali possono contribuire ad alleviare il fenomeno?

In generale, mantenere le piante in buone condizioni colturali e sanitarie contribuisce a contrastare gli squilibri fisiologici che generano la cascola. Diversi studi confermano che le piante ombreggiate sono maggiormente soggette alla cascola dei frutti; si raccomanda quindi di potare le piante con regolarità per facilitare l’ingresso della luce, per favorire la produttività della pianta sia in termini di quantità che di qualità, ma anche per mantenere la chioma ben arieggiata al fine di limitare l’insorgenza di patologie fungine. La concimazione deve essere equilibrata; secondo studi francesi le piante eccessivamente ricche di azoto sembrano essere più sensibili alla cascola mentre la corretta distribuzione di potassio può contribuire a limitarla.

Sempre pensando alla riduzione del fenomeno della cascola quali possono essere le linee di ricerca da seguire? L’utilizzo di biostimolanti, previa verifica della loro efficacia, potrebbe essere di aiuto?

Tutti gli interventi legati alla riduzione degli stress abiotici della pianta di nocciolo possono certamente contribuire a limitare il fenomeno della cascola. Piante che si trovano in condizioni nutrizionali ideali, che abbiano un buon apparato radicale e una buona efficienza fotosintetica sono in grado di fronteggiare meglio le avversità, incluse quelle climatiche che, con molta probabilità, rappresenteranno la maggior sfida per i corilicoltori negli anni futuri.

Da un punto di vista scientifico, i meccanismi fisiologici legati alla cascola andrebbero studiati più approfonditamente per individuare le cause del fenomeno e dare indicazioni circa i momenti di intervento per ridurlo. Al momento, la fecondazione degli ovuli, che avviene indicativamente nel periodo fine maggio-inizio giugno nei nostri climi, sembra essere il periodo più critico e di conseguenza quello su cui concentrare l’attenzione. 

In questo contesto l’utilizzo di prodotti già in uso su altre specie o di nuova formulazione, tra cui gli alleganti e i biostimolanti, potrebbe essere sperimentato per valutare la loro efficacia nel contrastare le cause predisponenti la cascola nel nocciolo o quanto meno per limitarne l’entità.

Letture consigliate per chi volesse approfondire l’argomento

Letture inerenti al tema cascola:

Beyhan N., Marangoz D. (2007). An investigation of the relationship between reproductive growth and yield loss in hazelnut. Scientia Horticulturae, 113: 208–215.

Milošević T., Milošević N. (2012). Cluster drop phenomenon in hazelnut (Corylus avellana). Impact on productivity, nut traits and leaf nutrients content. Scientia Horticulturae, 148: 131–137.

Lagerstedt H.B. (1977). The occurrence of blanks in the filbert Corylus avellana L and possible causes. Economy botany 31: 153-159.

Letture sull’adattabilità ai fattori climatici:

Cincera I., Frioni T., Ughini V., Poni S., Farinelli D., Tombesi S. (2019). Intra-specific variability of stomatal sensitivity to vapour pressure deficit in Corylus avellana L.: a candidate factor influencing different adaptability to different climates? Journal of Plant Physiology, 232(1): 241-247.

Farinelli D. (2019). La difesa dagli stress abiotici e biotici con metodi a basso impatto ambientale, Analisi e prospettive della coltivazione del nocciolo in Italia – Accademia dei Georgofili.

Ottimo libro che tratta anche l’argomento cascola:

Germain E., Sarraquigne J.P. (2004). Le noisetier. Paris, Editions CTIFL (in lingua francese).

Per la scelta degli impollinatori per le principali cultivar italiane:

Botta R. Valentini N. (2018). Il nocciolo. Edagricole, New Business Media.

Pubblicato 20-11-2019

Copyright: nocciolare.it

Comments are closed.