Il metodo Sapsystem per la conduzione del noccioleto – Seconda parte

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Riprendiamo in questo articolo la seconda parte dell’intervista a Jean Paul Joublan (qui la prima parte) dove approfondiamo il tema del metodo Sapsystem, che ha suscitato molto interesse nei nostri lettori, affrontando in concreto la sua applicazione alle principali pratiche colturali del nocciolo per aumentarne la produzione a ettaro.

Jean Paul Joublan

Dr. Joublan, quali sono i fattori produttivi della pianta da tenere in considerazione e quali azioni devono essere intraprese per aumentarne la resa, come: scelta del sesto d’impianto, sistema di allevamento (monocaule o policaule?), conduzione del terreno, concimazione, potatura, irrigazione e difesa fitosanitaria?

Partendo dai costi di produzione, la somma di quelli diretti e indiretti per ettaro dovrebbe oscillare tra i 3,5 e i 6,5 mila dollari (dati riferiti al Cile, ndr). Un valore più basso o più alto potrebbe indicare la presenza di aspetti che non vengono considerati nel calcolo, oppure un valore più alto potrebbe suggerire che ci sono spese eccessive in alcune voci.

Se il costo per ettaro del produttore supera questi valori è importante e possibile ridurlo. Dal mio punto di vista, penso che un modo sia quello di migliorare la resa per ettaro, che poi ci permette di ridurre il costo del chilogrammo di nocciole.

Questo è l’aspetto che implica un maggior numero di strategie di campo da realizzare in modo sostenibile.

Per farlo, è fondamentale capire la formula di produzione delle nocciole e come essa sia composta da diversi fattori che cerchiamo di comprendere appieno.

I componenti della formula di produzione delle nocciole sono:
Numero di piante per ettaro [NP]
Numero di centri fruttiferi per pianta [NF]
Numero di frutti sani per glomerulo [NG]
Peso medio dei frutti [PP]
[PROD. Totale = NP x NF x NG x PP]: questa è l’equazione della produzione.

Un modo per migliorare la redditività è quello di optare per corileti con una densità di impianto più elevata. Corileti con un numero idoneo di piante per ettaro tale da consentire un aumento della produzione nei primi anni dopo l’impianto. NP è un fattore importante non solo all’inizio dello sviluppo di un noccioleto, ma anche in seguito, soprattutto a causa dell’eccesso di vigore e dell’ombreggiamento che successivamente si verifica e che influisce principalmente sul numero di centri fruttiferi per pianta e per ettaro.

A questo punto, nella vita produttiva di un noccioleto compaiono due fattori fondamentali. Uno è la fertilità naturale del terreno, insieme al sistema di irrigazione e alla gestione del suolo, e l’altro è il sistema di conduzione del frutteto. Su quest’ultimo punto si aprono importanti opzioni, ovvero monocaule o policaule. Qui è però importante chiarire che molte volte quello che viene chiamato monocaule, è in realtà un policaule con un unico asse basale.

Un monocaule (monoasse) è:
– un unico asse verticale che sostiene i rami laterali.
– rami laterali orizzontali che supportano la produzione, ma non competono con l’asse principale.
– non dovrebbero mai esserci rami laterali verticali che competono con l’asse, vigorosi e quindi con una produttività potenziale inferiore.
– normalmente un monocaule ha una forza molto inferiore rispetto ad un policaule.

Un policaule (poliasse) è:
– diversi assi verticali (da 3 a 8) che sostengono i rami laterali.
– normalmente questi assi si sviluppano dal suolo, ma molte volte possono essere sviluppati in un falso monoasse.
– rami laterali orizzontali che sostengono la produzione su ciascuno degli assi.
– normalmente un policaule ha molto più vigore. Questo si misura come somma dell’area della sezione trasversale del tronco (ASTT) di tutti gli assi della stessa unità vegetale. 

Tra tutti i fattori di produzione, l’NF (Numero di Centri Fruttiferi per Pianta) è quello maggiormente influenzato dalle condizioni sanitarie, climatico-nutrizionali e di gestione. Per migliorare l’NF è necessario migliorare la qualità dei germogli dell’anno. La gestione degli alberi e le malattie del legno sono i fattori che influenzano maggiormente la produzione.

Per fare questo, tra gli altri interventi, sarà fondamentale stimolare la crescita e il rinnovo dei rami durante la stagione, cercando sempre di mantenere una buona illuminazione senza intaccare la vigoria dell’albero.

A questo si aggiunge il mantenimento di un buono stato di salute del legno, cercando di ridurre la morte di rami e rametti e lo sviluppo di patogeni del legno come funghi e batteri che possono comparire soprattutto dopo eccessive concimazioni azotate o problemi di squilibri nutrizionali.

Il numero di frutti sani per glomerulo o NG è uno dei punti più rilevanti nella produzione totale del frutteto e in cui i fattori di gestione sono molto importanti. L’apparato radicale deve essere mantenuto sano, con un volume sufficiente e un’importante relazione con i microrganismi simbionti, soprattutto funghi in questo caso, attraverso una buona gestione fitosanitaria e nutrizionale. In questo senso, i rami devono essere ben esposti alla luce solare con foglie in condizioni ottimali dal punto di vista ecofisiologico.

È inoltre necessario aumentare il PP (Peso medio dei frutti), per il quale è fondamentale migliorare l’omogeneità di vigore di ogni germoglio. Questo fattore è rilevante per migliorare in modo complessivo la produzione, così ad esempio la Tonda di Giffoni può avere 2,8 frutti per glomerulo, ma può arrivare fino a 5 o più frutti aumentando la media, con un peso medio di 2,5 g per frutto.

Azioni dirette per aumentare la produttività di ogni fattore:

  • Aumento dei centri fruttiferi e delle gemme a fiore per area o volume dell’albero.

Ciò può essere ottenuto attraverso diverse pratiche gestionali o produttive, come il rapido sviluppo di una superficie fogliare fotosinteticamente attiva a partire dall’impianto del frutteto, aumentando la densità di impianto. Può anche essere realizzato in frutteti giovani e vecchi, migliorando l’orientamento dei rami produttivi per ridurre il vigore vegetativo a favore di quello riproduttivo.

  • Aumento dei centri fruttiferi attraverso una buona illuminazione dei rami.

Migliorare l’illuminazione della pianta attraverso una corretta gestione della chioma e del vigore dei rami. Non permettere mai un eccesso di assi o evitare lesioni causate al piede delle piante dalle macchine per la lavorazione del terreno. In un monocaule, ad esempio, evitare la concorrenza all’asse principale, cioè trasformarlo in multiasse con un solo piede.

Per quanto riguarda la gestione della superficie fotosinteticamente attiva, è importante evitare di ombreggiare la zona inferiore della pianta.

La mancanza di luce fotosinteticamente attiva causa la diminuzione dell’induzione fiorale, l’indebolimento del legno e infine la morte del legno produttivo a causa di problemi sanitari come batteri, Xanthomonas arboricola pv. corylina e anche Pseudomonas syringae pv. syringae. Anche i funghi del legno sono molto aggressivi nel legno debole o nei frutteti stressati dalle condizioni climatiche, colpendo una parte importante dei rami e dei rametti produttivi.

  • Aumento dei frutti per glomerulo.

Indurre un maggior numero di frutti per glomerulo e non avere frutti vuoti è una delle azioni più efficaci per accrescere la produzione. A tal fine, è molto importante migliorare le condizioni edafiche del frutteto, aumentando la vita microbiologica e la presenza di micro e macroartropodi. Un apparato radicale sano e voluminoso è l’obiettivo da raggiungere, evitando l’eccesso di umidità in inverno, migliorando l’irrigazione, riducendo gli strati impermeabili che generano zone sature, migliorando le condizioni fisico-chimiche del suolo così da evitare, ad esempio, la tossicità da manganese o da alluminio.

I fertilizzanti chimici e quelli organici sono essenziali per migliorare le condizioni di base del frutteto. Una corretta impollinazione è molto importante, fin dall’inizio della fase produttiva del frutteto. In questo modo si riduce l’eccesso di vigore.

  • Aumento della dimensione media dei frutti.

Anche se esiste un’indubbia componente genetica, è molto importante aumentare il peso medio dei frutti. Un decimo di grammo di aumento può migliorare la produzione totale del frutteto di oltre il 5%. Questo si può ottenere attraverso la biostimolazione con prodotti fogliari, che possono essere estratti di alghe o di piante e altri. Ma senza dubbio una nutrizione equilibrata e costantemente valutata, un’irrigazione tempestiva ed efficace, sia in termini di volume di terreno inumidito che di tempistiche di irrigazione, sono essenziali. A tal fine, sono importanti i dendrometri, i pozzetti e le analisi fogliari.

L’uso di moderni filtri solari, a basso costo ed elevata persistenza, ha migliorato sostanzialmente i problemi di deficit idrico, riducendo lo stress, e aiutando persino nel controllo di alcuni insetti come gli afidi e altri.

  • Diminuzione dei frutti vuoti.

Anche se è già stato ricordato, sono indispensabili una nutrizione equilibrata, senza carenze di macro e microelementi, un’irrigazione efficace ed efficiente, un terreno permeabile e una buona ritenzione di umidità come anche una corretta impollinazione fin dall’impianto del frutteto. Altrettanto importante  è una condizione ottimale del microclima.

I filtri solari possono essere molto utili per questo ed è molto importante regolarne il momento di applicazione in ogni frutteto.

  • Diminuzione dei frutti colpiti da malattie fungine.

Le condizioni igienico-sanitarie, spesso poco valutate, causano aborto o danni ai frutti da funghi, come avviene soprattutto nella zona meridionale del Cile. L’analisi del legno, delle foglie e dei frutti ha evidenziato la presenza di funghi dei generi Alternaria e Fusarium, problemi molto comuni nella maggior parte dei frutteti di altre specie da frutto. Negli ultimi anni, con temperature insolitamente elevate, questi patogeni sono stati riscontrati con maggiore frequenza.

L’applicazione di prodotti biologici complessi a base di Trichoderma spp., Bacillus spp. e batteriofagi ha permesso di ridurre questi problemi.

Noccioleto nella zona sud del Cile

In particolare, visti i problemi di impollinazione delle varietà coltivate che sono autoincompatibili, è possibile fare ricorso all’impollinazione artificiale? Quali tecniche si possono adoperare e quali risultati ottenere?

Abbiamo iniziato a sviluppare l’impollinazione artificiale qualche anno fa, precisamente nel 2013, ma a quel tempo non c’erano molte informazioni al riguardo e abbiamo dovuto industriarci. Il problema che interessava i frutteti era che l’impollinatore consigliato in alcuni impianti di Giffoni era la Tonda Gentile delle Langhe. Questa varietà non si adattava bene al clima del Cile centrale e prima della fine dell’estate abortiva gli amenti generati.

Un modo per risolvere questo problema nei noccioli europei è quello di utilizzare la cosiddetta impollinazione artificiale o assistita, una tecnica che, sebbene abbia dato finora risultati abbastanza positivi, è tutt’altro che infallibile. Secondo gli standard europei, sono sufficienti tra il 5% e il 10% delle allegagioni per avere produzioni normali. Tuttavia questa percentuale dovrebbe essere più alta se si vogliono ottenere produzioni più elevate.

Per illustrare questa situazione, vorrei fare riferimento a un paio di casi che ho dovuto gestire. Uno di questi si è verificato in un frutteto situato a Pencahue, verso la costa della regione di Maule, dove i problemi di impollinazione – nessuna delle varietà utilizzate a questo scopo funzionava – avevano portato il produttore sull’orlo del collasso. Per questo motivo si è deciso di studiare e testare l’impollinazione assistita della nocciola con Polen Chile. E’ un’azienda che si dedica all’impollinazione di diverse specie di frutta a livello nazionale e internazionale (kiwi in Giappone, per esempio), che a lungo andare ha permesso di passare da una produzione praticamente nulla a quasi 700 kg/ha. L’anno successivo sono stati prodotti 2.000 kg/ha, risultato che a quel punto era da considerarsi un successo.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato 18-05-2024

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