Il metodo Sapsystem per la conduzione del noccioleto: intervista a Jean Paul Joublan

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Sapsystem (Sistema alta produzione) è un metodo di conduzione dei frutteti per realizzare elevate produzioni con costi operativi ridotti e limitati interventi sulla pianta. Consiste in un approccio integrato che tenga conto di tutti gli aspetti da cui dipende la produttività della coltura: genotipo, fisiologia, clima, terreno nelle sue componenti chimiche e biologiche, disponibilità di acqua, sanità. Molte sono le aziende che nel mondo seguono questo sistema con risultati interessanti.

Per saperne di più abbiamo intervistato Jean Paul Joublan Millan, agronomo cileno che gode di una vasta esperienza nel campo della frutta in guscio. Lui è anche il direttore del progetto mondiale Sapsystem ed è sicuramente il tecnico più adatto ad illustrarci questo metodo e come possa essere applicato al nocciolo.

Jean Paul Joublan

Dr. Joublan, Lei è un tecnico frutticolo affermato, ci racconti il suo percorso formativo e la sua esperienza professionale.

Mi sono laureato presso la Facoltà di Agronomia dell’Università del Cile, con specializzazione in frutticoltura. Appena laureato, ho iniziato la mia attività professionale come professore e ricercatore presso la Facoltà di Agronomia dell’Università di Concepción.

Nell’ambito del lavoro di ricerca e sviluppo di quell’Università, ho iniziato un’attività di ricerca e cooperazione con l’INRA-Bordeaux con diversi ricercatori come Eric Germain, costitutore di noci e nocciole, Jean Marie Lespinasse, padre del Solaxe e altri ricercatori. Nell’ambito di questa collaborazione, ho introdotto il materiale genetico che l’INRA possiede e le sue varietà per avviare un programma di miglioramento genetico in diverse specie come noce, ciliegio, nocciolo e castagno in Cile.

Contemporaneamente, ho iniziato un Master presso l’École Nationale Supèrieure Agronomique de Montpellier e poi il dottorato in Biotecnologie presso l’Università di Concepción.

Il mio lavoro come ricercatore e consulente privato è iniziato nel 2004, collaborando con diverse aziende produttrici cilene ed europee. Dal 2017 è stato avviato un lavoro speciale con il Comité de Noix et Châtaigne du Perigord. Con loro abbiamo sviluppato il progetto europeo “La Noix de Demain”, del valore di 1 milione di euro, e in pratica circa 10.000 ettari nel sud-ovest della Francia. La ricerca è stata sviluppata per consentire il controllo biologico con batteriofagi e migliorare la formazione degli alberi, tra gli altri obiettivi.

Attualmente sono consulente di aziende frutticole in Cile, Spagna, Francia, Portogallo e Italia e mi occupo di specie come nocciolo, ciliegio e noce.

Lei è un propugnatore del metodo Sapsystem. Ci può illustrare i suoi principi generali?

Il Sistema SAP o Sapsystem si basa sulla conoscenza fisiologica dello specifico albero da frutto, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto produttivo e di sviluppo, ad esempio l’attitudine produttiva di una specie o varietà, il vigore, la modalità di crescita basipeta o acropeta, lo sviluppo di rami orizzontali o poco vigorosi, ecc. La comprensione della fisiologia produttiva di ogni specie, come sviluppata in Francia presso l’INRA da Jean Marie Lespinasse, è alla base di questo sistema. È un metodo di lavoro globale che promuove la gestione semplice degli alberi, il rapido sviluppo delle radici e una conduzione ragionata di tipo olistico basata su valutazioni permanenti di tutti gli aspetti: genetici, nutrizionali, irrigui, sanitari, fisiologici, microbiologici e climatici. Come prima azione ha la definizione delle problematiche che eventualmente interessano il frutteto, evidenziandone l’ordine di rilevanza o la combinazione di quelle che sembrano più importanti. Inoltre privilegia un sistema di allevamento delle piante più semplice, che consenta un rapido sviluppo vegetativo e riproduttivo, come il Solaxe.

Sapsystem si basa anche su valutazioni sistematiche di tutti i parametri rilevabili e prende decisioni in base a tali valutazioni. Ad esempio, numero di rami fruttiferi, numero di fiori per ramo fruttifero, percentuale di allegagione e peso medio dei frutti. Per quanto riguarda gli aspetti sanitari e nutrizionali, si devono considerare le interazioni con l’agroecosistema per ridurre al minimo gli interventi di potatura o di gestione con regolatori di crescita.

Un aspetto essenziale è quello di valutare in dettaglio le condizioni locali di ogni unità produttiva e di ogni macroarea. Un modo per spiegarlo è il seguente semplice esempio: una zona alta del frutteto si comporterà in modo diverso dalla zona ad un livello più basso, pertanto non possono avere la stessa gestione. Esistono soluzioni semplici per ridurre le conseguenze del dislivello, ad esempio avere una fruttificazione a un’altezza maggiore nella parte bassa per ridurre i rischi dovuti alle basse temperature.

Giovane corileto in Romania

Sapsystem può essere applicato al nocciolo?

Assolutamente sì, è quello che abbiamo fatto in diverse specie e in particolare nel nocciolo. Con Sapsystem abbiamo migliorato le condizioni per una produzione elevata e stabile nel tempo, sia in Cile che in Europa.

Con un gruppo di ricerca del Laboratorio Agroadvance e insieme all’azienda Agrichile di Ferrero, abbiamo sviluppato una forma di lotta biologica per la gestione di Xanthomonas arboricola (Xac). Si tratta di batteriofagi specifici selezionati e sviluppati per il controllo della Xac, uno dei più importanti problemi sanitari del nocciolo.

Stiamo conducendo prove per il controllo dell’oidio con mezzi biologici e altre per ridurre gli effetti del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature.

Attualmente abbiamo sviluppato l’intensificazione della coltivazione del nocciolo attraverso una maggiore densità di impianto.

Stiamo anche lavorando per aumentare la popolazione di microrganismi nel suolo che permettono una nutrizione sostenibile ed efficace delle piante per passare, attraverso il miglioramento della sostanza organica e l’inoculo di microrganismi, da una nutrizione eminentemente minerale ad una fornita principalmente dalla microflora del terreno. Si realizza così un “suolo vivo” che è un concetto di nutrizione della pianta efficace, efficiente e sostenibile. Grazie a questa forma di nutrizione, si sviluppano altri benefici, come la disintossicazione da sali e/o metalli pesanti, il miglioramento della capacità di ritenzione dell’umidità del suolo e la diminuzione generale dello stress delle piante. Questo lavoro viene svolto in modo olistico per collegarsi al resto dei fattori gestiti nel Sapsystem.

Giovane impianto di Giffoni in un “suolo vivo”

Il nocciolo come coltura era considerato in Cile una specie piuttosto rustica, che si adatta a condizioni difficili dove altre colture non sono redditizie. Questa specie occupa terreni con condizioni al limite o zone marginali e spesso questo fattore non viene considerato rilevante.

Condizioni climatiche come le alte temperature, soprattutto in inverno ma anche in primavera-estate, e la bassa umidità relativa in inverno riducono il potenziale produttivo del nocciolo. Ecco perché in Cile questa specie si adatta meglio dalla regione del Maule rispetto a quella di Los Lagos. Nel mondo, le aree in cui si produce la nocciola sono quelle in cui ci sono climi con influenza marittima e alta umidità relativa. Possiamo quindi citare l’Oregon in Nord America, la Catalogna in Spagna, la zona del Périgord in Francia dove l’umidità relativa in estate è del 70%, il Piemonte e la regione di Viterbo, ad esempio, in Italia, che hanno anch’esse abitualmente un’umidità relativa significativa, e la zona del Mar Nero con influenza marittima soprattutto in Turchia.

Condizioni piuttosto estreme, con gelate in primavera e temperature elevate, hanno spesso generato problemi di produzione negli alberi di nocciole nelle ultime stagioni, non solo in Cile, ma anche all’estero. Infatti, in Cile nella primavera del 2022 le produzioni in generale e soprattutto nella zona pedemontana sono state ridotte soprattutto dalle basse temperature e dalle gelate. Forse si potrebbe affrontare questo problema con sistemi di controllo attivo o passivo del gelo, ma nulla di tutto ciò è stato valutato dal punto di vista tecnico-economico e tanto meno attuato, una pratica che invece abbiamo sviluppato nel noce e nel ciliegio nelle stesse aree. Una valutazione della convenienza economica dei sistemi di controllo del gelo è molto importante e il rischio di gelate nella stagione più sensibile merita un ulteriore studio. A tal fine, è necessario prevedere produzioni molto più elevate rispetto alle attuali medie di 2,5-4 tonnellate/ha. Questo è ancora fattibile, ma la gestione del frutteto deve essere modificata in modo sostanziale. 

Se prendiamo ad esempio il caso del Cile, una zonizzazione produttiva nel sistema dei suoli è molto importante per affrontare le sfide dell’alta produzione di nocciole. Per questo abbiamo effettuato una “zonazione”, forse un po’ arbitraria, ma che ci permette di concentrarci sui problemi più importanti di ogni area in modo prioritario tralasciando quelli marginali.

Fattore produttivoRegioni RM, VI e VII Zona nordRegioni XVI e VIII Zona centraleRegioni IX, X e XIV Zona sud
Superfice coltivata11.244 ha3.975 ha9.192 ha
ClimaElevate temperature, scarsità di acqua e piogge principalmente nel periodo della raccolta.Gelate, piogge in primavera e durante il periodo della raccolta.Elevato rischio di gelate, piogge in primavera e durante il periodo della raccolta.
Disponibilità idrica variabile.
SuoloCaratteristiche chimico-fisiche (struttura e compattamento). Basso contenuto di sostanza organica e suoli argillosi con scarsa penetrazione dell’acqua.Terreni acidi e compatti, con bassa presenza di microorganismi.Terreni molto acidi.
Presenza di microorganismi variabile.

Nella seconda parte di questa lunga intervista, che pubblicheremo prossimamente, Jean Paul Joublan ci illustrerà più in dettaglio le pratiche colturali previste applicando la metodologia del Sapsystem con il fine di aumentare le produzioni.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 21-04-2024

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