La pubblicazione, avente mero scopo divulgativo, si pone l’obiettivo di comunicare una prima esperienza di difesa integrata contro le malattie fungine del nocciolo (Corylus avellanae) svoltasi in provincia di Alessandria. L’articolo tratta in modo puntuale ma non approfondito le generalità dei più importanti agenti fungini patogeni, riportando i principali risultati raccolti durante la campagna 2016, con lo scopo di fornire una prima valutazione sugli agenti causali degli annerimenti e raggrinzimenti della nocciola.
Il nocciolo si espande su oltre 70.000 ha, in gran parte localizzati in Campania dove si concentra circa la metà della produzione italiana, seguita da Lazio, Sicilia e Piemonte. Negli ultimi anni il quadro fitopatologico del nocciolo si è ampliato e definito, grazie anche agli interventi di monitoraggio messi in atto su tutto l’areale corilicolo nazionale. Proprio in questo contesto è di particolare interesse la necrosi grigia della nocciola (NGN), riscontrata a partire dal 2000 in alcuni appezzamenti di Tonda Gentile Romana in provincia di Viterbo. Con lo scopo di conoscere ed approfondire le nozioni di epidemiologia e di definire nuove tecniche di difesa, si sono susseguite numerose attività di monitoraggio in diversi corileti del Lazio, Piemonte e Campania. Negli anni i controlli in campo e le successive analisi in laboratorio effettuate sui frutti sintomatici si sono sempre più specializzati per definire la recettività dell’ospite e la dinamica delle infezioni. I sopralluoghi effettuati nel viterbese hanno mostrato la diffusa presenza di NGN associata ad intensi fenomeni di cascola. In particolare, si è evidenziata la comparsa della malattia durante la fase fenologica di completo sviluppo del frutto. Le indagini svolte in provincia di Avellino, area più vocata alla corilicoltura nella regione Campania, hanno rilevato la presenza di NGN su tutti i controlli eseguiti, mentre in Piemonte i monitoraggi eseguiti in alcuni corileti del cuneese e dell’alessandrino non hanno evidenziato la presenza di NGN.
La necrosi grigia della nocciola è causata da più agenti patogeni formanti un complesso fungino. I sintomi della malattia sono visibili a partire dalla seconda metà di maggio fino alla seconda metà di giugno. Consistono in macchie bruno-grigiastre originanti dalla base e risalenti verso la porzione apicale del frutto, interessando anche brattee e peduncolo. Lo stadio fenologico più sensibile sembra essere la fioritura: in questo periodo, l’insediamento dei funghi sugli stigmi provocherebbe danni ai tessuti i quali vengono modulati nel tempo in relazione del genere fungino considerato.
La NGN è ascrivibile a diversi organismi fungini quali Alternaria spp., Colletotrichum spp., Phomopsis sp., Fusarium spp. e soprattutto Fusarium lateritium Nees:Fr. Questo fungo è attivo come agente pioniere delle infezioni di necrosi grigia già all’inizio della manifestazione dei sintomi. La malattia è presente con maggiore frequenza ed intensità su piante colpite dai cancri rameali che inducono il ripiegamento a “L” dei giovani rami.
Tramite esperienze di laboratorio, infatti, è stato identificato Fusarium lateritium come agente causale dei cancri rameali. Per quanto concerne il genere Alternaria sono state identificate tre specie coinvolte nella necrosi grigia, quali A. alternata, A. tenuissima ed A. arborescens, senza differenza in termini di sintomatologia e di gravità tra loro. Alternaria spp. hanno azione sui tessuti interni più succosi, mentre F. lateritium ha un effetto sia sui tessuti interni sia su quelli esterni (pericarpo, brattee e peduncolo). In altri termini, l’azione combinata di F. lateritium con Alternaria spp. risulta grave per l’intera infruttescenza.
Altre malattie fungine ascrivibili al frutto del nocciolo riconosciute in letteratura sono:
- moniliosi o marciume bruno: causata da Monilina fructigena e M. laxa.
Caratterizzata da un imbrunimento del pericarpo del frutto e striminzimento del gheriglio, a cui spesso segue la cascola anticipata. I frutti vengono infettati quando ancora immaturi, e solitamente le infezioni interessano organi molli e succulenti. Pertanto, le infezioni risultano possibili fino alle fasi precedenti alla lignificazione del pericarpo. Anche se in Italia non è molto frequente, nell’ Europa continentale risulta essere una malattia di rilevante interesse, divenendo in alcuni areali il principale agente causale della cascola anticipata delle nocciole.
- antracnosi o vaiolatura: causata da Gloesporium coryli. Macchie bruno-rossastre a decorso necrotico sulla vegetazione dell’anno, frutti compresi. Le infezioni di instaurano in primavera, con il trasporto dei conidi attraverso vettori abiotici e biotici.
Le infezioni si manifesteranno poi nella primavera successiva, e se le condizioni ambientali sono favorevoli la fruttificazione del fungo continua fino all’autunno in maniera scalare. La vaiolatura della nocciola è dovuta oltremodo a Sphaceloma coryli, ritrovato in Italia all’inizio del nuovo secolo. Anche se i danni sono perlopiù osservabili sulla cupola con macchie bruno-violacee e solo in annate favorevoli, raramente si ripercuotono sull’integrità del frutto. Ciononostante, non si escludono danni produttivi causati dallo striminzimento del frutto stesso.
- necrosi generiche: ascrivibili alla presenza di diversi funghi tra cui Alternaria spp., Fusarium spp., Phomopsis sp., Botrytis cinerea. Questi complessi fungini si ritrovano nei corileti italiani in frequenza più elevata rispetto alle malattie precedentemente descritte, e la loro intensità di danno è proporzionale all’aumento di temperatura ed umidità nel corso dei periodi primaverili. Gli organi sensibili sono i frutticini che cascolano prematuramente, mentre nel caso di attacco al peduncolo si può osservare la piena disarticolazione dell’infruttescenza.
Attività di controllo delle malattie fungine: primi risultati di campo
La remuneratività del nocciolo è proporzionale al grado di specializzazione e modernizzazione che i corilicoltori hanno impresso ai propri impianti, per ottenere produzioni di massima qualità in grado di poter competere con gli altri Paesi produttori. Parallelamente, l’esigenza di rispettare rigidi standard qualitativi dei disciplinari di produzione promossi dalle industrie dolciarie e dalle Associazioni dei produttori ha determinato una maggiore attenzione al quadro fitosanitario del nocciolo, con particolare riguardo alle malattie fungine. Le strategie di difesa nei confronti di alcune delle malattie sopra descritte risultano essere ancora piuttosto approssimative, mancando sperimentazioni recenti in merito. Con l’obiettivo di iniziare a cucire una trama tra i problemi fungini corilicoli con il loro controllo, Syngenta Italia ha deciso di iniziare un ciclo di sperimentazioni di campo con il supporto di SAGEA SR Centro di Saggio, impiegando formulati già noti in frutticoltura per la loro efficacia e applicandoli su noccioleti presentanti problemi di imbrunimento dei frutti. Questo primo anno di sperimentazione si è posto l’obiettivo di valutare l’efficacia di difenoconazolo (Score 25 EC e Score 25 WG) e di fludioxonil (Geoxe 50 WG) nei confronti di questa sintomatologia. La combinazione di boscalid + pyraclostrobin (Signum 33 WG) è stata utilizzata come standard commerciale di riferimento.
Impostazione della prova
La prova è stata condotta in Piemonte, in provincia di Alessandria e precisamente a Lu Monferrato, in un’azienda corilicola socio-conferente alla cooperativa CoriLu. Il corileto era allevato con sistema monocaule e sottoposto a potatura meccanica, privo di irrigazione. Il saggio si componeva di sei tesi, ognuna replicata quattro volte utilizzando l’impostazione a blocchi randomizzati, con quattro piante per parcella. Sulle prime quattro tesi trattate, i prodotti indicati in tabella 1 sono stati applicati quattro volte ad un intervallo di circa 14 giorni. Una strategia composta da due applicazioni di Score 10 WG seguite da altri due interventi con Signum 33 WG ha caratterizzato l’ultima tesi. Tutte le applicazioni sono state effettuate con un volume d’adacquamento pari a 1000 L/ha.
Due rilievi sono stati eseguiti durante il periodo di prova, entrambi basati su un campione di 100 nocciole per parcella, corrispondenti a 400 frutti per tesi rilevando i frutti che presentavano sintomi di imbrunimento del pericarpo. Il primo è stato effettuato alla comparsa dei sintomi, ovvero quando si sono evidenziati i primi annerimenti osservati sui testimoni non trattati, mentre l’ultimo è stato eseguito alla raccolta, a 45 giorni dall’ultima applicazione. I dati raccolti sono stati espressi in termini di percentuale di incidenza, ovvero come percentuale di diffusione delle nocciole annerite sul campione osservato. In post-raccolta è stata calcolata la resa netta partendo da un campione di 100 frutti raccolti a terra in maniera casuale intorno alle due piante centrali della parcella,. Analisi qualitative come la percentuale di frutti non commerciabili o di “vuoti” sono state eseguite separatamente da tecnici liberi professionisti, operanti nel settore corilicolo.
Risultati della prova
In tabella 2 vengono riassunti i risultati ottenuti dalle valutazioni in campo. Il 27 di giugno, alla comparsa dei sintomi, è stato eseguito il primo rilievo sulla percentuale di frutti colpiti.
Tutti i prodotti saggiati hanno mostrato una significativa attività nel contenimento degli imbrunimenti sui gusci osservati rispetto al testimone non trattato, raggiungendo gradi di azione superiori all’88% ad eccezione della tesi 2 (Score 25 EC) che si è limitata ad un 66,2%. Nel mese di agosto, il rilievo alla raccolta conferma i risultati di quello precedente, con un sensibile aumento della sintomatologia sul testimone non trattato. Tutte le tesi trattate mostrano una diminuzione statistica della diffusione degli imbrunimenti rispetto al controllo, mentre l’efficacia ottenuta dai prodotti utilizzati da soli od in strategia non mostrava differenze significative. In tabella 3 vengono riportati i risultati ottenuti dall’analisi in post-raccolta sulla resa allo sgusciato. Le rese migliori, seppure senza differenze statistiche rispetto al controllo, sono state registrate sulla tesi 2 (Score 25 EC – 46,4%) e sulla tesi 5 (Signum 33 WG – 46,5%).
Le prime risposte
I risultati conseguiti evidenziano una buona efficacia di tutti i prodotti saggiati in termini di diminuzione degli imbrunimenti esterni presenti sul pericarpo. Da questa prima esperienza sperimentale si può ipotizzare che il difenoconazolo, possa rappresentare una valida alternativa a Signum 33 WG nel contenimento degli imbrunimenti. Data l’importanza sempre crescente della corilicoltura nazionale e allo scopo di valorizzare la filiera del nocciolo, ulteriori e più approfonditi studi verranno messi in campo anche nella stagione 2017 per comprendere più nel dettaglio il significato degli imbrunimenti del pericarpo e la loro relazione con eventuali danni al gheriglio e quindi influenza sulla resa finale, parallelamente verranno ancora raccolte informazioni circa l’attività dei prodotti e il loro migliore momento di applicazione.
BIBLIOGRAFIA
1) I. Librandi, M. Galli, A. Belisario, 2006. Le patologie del frutto del nocciolo in Italia, con particolare riguardo alla zona del viterbese. Le avversità del nocciolo in Italia, Petria 16 (1): 125-134.
2) L. Tavella, G. Gianetti, 2006. Le principali avversità del nocciolo in Piemonte. Le avversità del nocciolo in Italia, Petria 16 (1); 45-58;
3) A. Belisario, A. Santori, 2008.Necrosi apicale bruna della noce e necrosi grigia della nocciola: malattie complesse della frutta a guscio. Petria 18 (3); 519-522
AUTORE
Marco Moizio
SAGEA Centro di Saggio s.r.l.