La cascola da macchie scure (brownstain disorder) delle nocciole

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Questa sintomatologia compare a fine giugno/luglio, le nocciole colpite cascolano prima della raccolta

Vedere comparire le macchie scure sulle nocciole a fine giugno/luglio lascia l’amaro in bocca. Abbiamo lavorato con impegno, fatto tutto il necessario, visto i frutti crescere man mano più grandi. E adesso che succede? Perché? Riesco a salvarli?

Sembrano punture di insetti, ma gli insetti non c’entrano, non ci sono nemmeno funghi patogeni. Le macchie scure – brownstain disorder come le chiamano gli americani – sono un sintomo che compare quando oramai è tardi per un rimedio. Le nocciole cadono a terra ancora avvolte nell’involucro. A volte ci mettono qualche settimana, ma hanno il destino segnato.

Quando le apriamo, capiamo subito cosa è successo: dentro manca il seme, è abortito. Di solito non lo si vede più, oppure è rimasto delle dimensioni di un chicco, in mezzo al tessuto spugnoso imbrunito. Si è decomposto in un liquido nerastro, che impregna e macchia il guscio, da cui escono gocce di essudati scuri.

Di cosa si tratta?

E’ disordine puramente fisiologico. Un fenomeno complesso, in cui intervengono fattori climatici in combinazione con aspetti nutrizionali. C’è anche una componente varietale: la Tonda Gentile Trilobata è tra le più sensibili.

Fasi fenologiche del nocciolo

Per capire il problema, dobbiamo inquadrarlo nella cornice fenologica (le fasi del ciclo annuale).

L’impollinazione del nocciolo avviene tra gennaio e febbraio (prendiamo come riferimento la Tonda Gentile in Piemonte) man mano che i fiori femminili vanno in fioritura.

Nella maggior parte delle altre specie da frutto, la fecondazione (il tubulo emesso dal polline feconda l’ovulo) avviene qualche giorno dopo. Nel nocciolo, al momento dell’impollinazione l’ovulo non è ancora nemmeno formato; il tubetto pollinico se la prende comoda: fino a metà maggio/inizio giugno per arrivare all’ovario e fecondare l’ovulo. In quei quattro mesi dobbiamo incrociare le dita (e coltivare bene le piante). Per sapere se è andato tutto per il verso giusto, dobbiamo aspettare l’allegagione (‘l ninzole granìsu, cioè comincia a vedersi il seme, come si dice in Piemonte).

Le cause

Il brownstain è il deragliamento di questo processo lungo e accidentato. Avviene al momento della fecondazione, o nella fase immediatamente successiva (sviluppo dell’embrione), indicativamente da metà maggio a metà giugno.

Stress luminosi e termici

A provocarlo sono le condizioni di maltempo prolungato: piogge, freddo/sbalzi termici, ma soprattutto cielo coperto. Fino a metà giugno il nocciolo ha bisogno di sole e di luce, vale a dire foglie che fotosintetizzino a pieno regime e disponibilità di nutrienti.
La schermatura delle nuvole rallenta l’attività fotosintetica, le foglie lavorano a regime ridotto, mandando in crisi i punti di fruttificazione.
Giornate fredde che si succedono a ondate di calore stimolano ondate di crescita seguite da frenate vegetative. L’accelerazione dell’accrescimento aumenta il fabbisogno di nutrienti nei frutticini che si stanno sviluppando. Sono queste carenze localizzate e temporanee a provocare la cascola. Vediamo gli elementi chiave.

I micro-elementi chiave

Si tratta di Boro e Zinco. In tutti i casi di brownstain, le analisi fogliari di metà giugno (prima che si manifestino i sintomi) già evidenziano carenze di questi microelementi. Sono entrambi coinvolti nella biologia fiorale.

Normalmente li si apporta per via fogliare a settembre/ottobre dell’anno precedente, nel momento in cui è attivo il trasferimento dalle foglie alle gemme/tessuti di riserva. Così saranno disponibili già a partire dalla fioritura. Nel nocciolo, visto che ci servono soprattutto in fase di allegagione, possiamo sfruttare anche la finestra di metà/fine aprile (addizionandoli magari al secondo intervento di zolfo per l’eriofide), quando le foglie sono già ben distese e in grado di assorbirli.

Il macro-elemento chiave

Il brownstain è associato a carenza di Potassio. La curva di assorbimento del potassio inizia ad impennarsi a giugno, nel bel mezzo della fecondazione. Spesso il K che diamo al suolo, in primavera o peggio in autunno, rimane “bloccato” nel terreno, non disponibile nella misura in cui la pianta ne avrebbe bisogno. Se le analisi evidenziano carenze, possiamo apportarlo per via fogliare – insieme a B e Zn – non appena le foglie sono distese.

Il contenuto di azoto

La fisiologia del nocciolo nel periodo dal germogliamento alla allegagione è un po’ più complessa di quanto descritto sopra.

I nutrienti si concentrano in maniera diversa nei vari organi della pianta, che spesso entrano in competizione. Ad esempio l’azoto viene “attirato” dagli apici vegetativi (le punte dei germogli), a scapito dei frutticini in accrescimento. Se abbiamo un riscoppio di vegetazione, perché la pianta è scarica, o perché abbiamo esagerato con la fertilizzazione azotata, i germogli si mettono a lavorare “in proprio”: invece di trasferire i fotosintetati (zuccheri, amminoacidi…) ai punti di fruttificazione (situati in basso rispetto agli apici), “rubano” azoto e altri elementi ai frutticini.

Questa carenza “localizzata” contribuisce al manifestarsi del brownstain. Paradossalmente, se durante l’allegagione facciamo una concimazione fogliare azotata (ad esempio amminoacidi, peptidi, ecc. che hanno un effetto d’urto sulla vegetazione), invece di fornire azoto ai frutti, glielo sottraiamo avendo stimolato un eccessivo sviluppo dei germogli.

Dobbiamo mantenere l’equilibrio vegetazione/produzione, sapendo che durante l’allegagione è come camminare su un campo minato.

Pianta in equilibrio vegetativo/produttivo – Foto AgroTeamConsulting

Cosa è possibile fare?

Quando appaiono le macchie, il danno è fatto, evitate quindi interventi inutili. Possiamo lavorare solo di prevenzione.

Nelle aziende o negli appezzamenti che hanno una storia di brownstain, si suggerisce:

  • monitoraggio annuale dei microelementi a livello fogliare;
  • sopperire ad eventuali carenze con concimazioni fogliari;
  • evitare eccessi di azoto nella tarda primavera (maggio/giugno);
  • applicazione di biostimolanti anti-stress.

In ogni caso, dobbiamo applicare pratiche colturali che puntino ad un noccioleto performante, ma equilibrato. In particolare la concimazione deve essere attenta, mantenendo alti livelli di sostanza organica e di fertilità biologica del suolo.

Copyright: NocciolaRe
Pubblicato 30-05-2024

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