Il Veneto corilicolo cresce nelle superfici e nelle aspettative verso questa coltura. Ma la coltivazione delle nocciole resta una sfida agronomica e commerciale, come fa notare Michele Sciannimanica, direttore della Op Il Noceto di Chiarano (Treviso).
NocciolaRe ha incontrato il manager a Cibus Connecting Italy: in fiera a Parma era presenta un’area dedicata all’ortofrutta, con anche alcune realtà specializzate nella frutta secca e a guscio.
Il Noceto è reduce dal primo raccolto commerciale delle sue nocciole, i soci hanno investito 35 ettari e nella campagna 2023 l’Op veneta dovrebbe fare da collettore per circa 135 ettari di corileti. In Veneto si stima ce ne siano circa 900 ettari a dimora.
“In questa campagna il primo problema che dobbiamo affrontare è di tipo agroclimatico – osserva Sciannimanica – Ci troviamo con un anticipo di circa due settimane rispetto al Piemonte. Come scelta varietale ci siamo focalizzati su Trilobata, Tonda Romana e Giffoni”.
L’Op lo scorso anno ha inaugurato anche il suo impianto per la lavorazione delle nocciole. “La gestione del comparto presenta alcune criticità – riflette il direttore – Se nel noce i nostri soci hanno una media di 30 ettari dedicati, con il nocciolo i lotti sono molto piccoli, anche da mezzo ettaro”.
Da un punto di vista commerciale, il prodotto italiano per il consumo non manca. Ma secondo Sciannimanica è fondamentale parlare di qualità e creare politiche che regolino le importazioni. “Con i nostri costi di produzione non possiamo competere sul prezzo con le noci statunitensi o con le nocciole turche – rimarca – Bisognerebbe almeno giocare ad armi pari sul fronte delle regole ambientali”.
Come valorizzare la nocciola italiana? “Localismo e territorialità sono fattori che ci possono far emergere – risponde Michele Sciannimanica – La differenza qualitativa c’è, ma bisogna comunicarla”.
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Pubblicato: 21-04-2023
