Come nelle precedenti edizioni, anche quest’anno il tradizionale incontro sul nocciolo, organizzato il 28 maggio 2022 da Confagricoltura Cuneo a Cherasco (CN), ha incontrato una grande partecipazione di pubblico sia in presenza che da remoto tramite collegamento on line; in sala erano presenti anche alcuni operatori corilicoli provenienti da Serbia, Ungheria e Germania.
La ragione di tale successo è da ricercare soprattutto nell’attualità degli argomenti affrontati, che hanno suscitato vivo interesse da parte dei tecnici e dei corilicoltori. Quest’anno l’attenzione si è focalizzata sugli effetti dei cambiamenti climatici e della globalizzazione, che negli ultimi anni hanno pesantemente coinvolto tutto il comparto.
Le Autorità presenti, nei loro saluti introduttivi, hanno sottolineato le criticità dell’attuale momento e l’importanza di questo convegno per un confronto sullo stato dell’arte. I problemi causati dai cambiamenti climatici pongono continue sfide, ma grazie alla ricerca scientifica si lavora per trovare le necessarie soluzioni.
I lavori sono entrati nel vivo con la relazione di Alessandro Annibali (scarica la presentazione), Amministratore Delegato New Factor e Ambasciatore per l’Italia dell’INC (International Nut and Dried Fruit Council), che ha analizzato a tutto campo il comparto italiano della frutta a guscio, inserendolo nell’attuale scenario mondiale.
Nella sfortunata campagna 2021-2022 l’Italia si è posizionata al terzo posto nella produzione a livello mondiale, con 21.500 tonnellate di nocciole sgusciate, senza però perdere quote di esportazione, a dimostrazione del fatto che gli importatori esteri apprezzano la qualità della nostra nocciola, non hanno messo in atto pratiche di sostituzione con altre provenienze, e dimostrato fidelizzazione nonostante l’aumento del prezzo.
Le prospettive di produzione mondiale per il prossimo decennio si attestano su un aumento del 5-10% secondo le stime più accreditate, anche se si presume che la domanda di nocciole cresca ad un ritmo inferiore. Già per questa campagna, infatti, si prevede una giacenza finale superiore all’annata precedente. Inoltre, tra febbraio e aprile di quest’anno, come conseguenza del conflitto in Ucraina, si è osservata una diversa incidenza dei fattori che impattano sulla catena di distribuzione: al primo posto l’energia, seguita dall’inflazione e dal cambio dollaro/euro che influenza i costi di importazione dalla Turchia.
Annibali ha concluso il suo intervento sottolineando l’esigenza di conciliare le moderne innovazioni con la tradizione del territorio, e di valorizzare la nostra produzione attraverso un’efficace comunicazione che faccia comprendere ai consumatori le differenze tra la nostra nocciola e quelle di altri paesi produttori.
Successivamente Federico Spanna (scarica la presentazione), funzionario della Regione Piemonte – Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-Scientifici, ha illustrato i cambiamenti del clima e gli effetti da essi causati nelle aree corilicole piemontesi.
Come è ormai noto, l’aumento dei gas serra nell’atmosfera terrestre sta producendo un sensibile innalzamento delle temperature a livello planetario. Il processo di riequilibrio si mostra spesso turbolento, con fenomeni estremi anche di segno opposto. Nel Piemonte meridionale, ad esempio, le precipitazioni annue sono diminuite di poco, ma l’esame della distribuzione infra-annuale mette in evidenza un’accentuata alternanza di periodi di siccità e piogge intense, che impattano significativamente sulla fenologia del nocciolo, sui processi vegetativi e riproduttivi, sull’equilibrio pianta-patogeno e in definitiva sulla sua produttività.
Che cosa possiamo fare? Le misure da adottare sono molteplici, articolate e soprattutto non sempre di effetto immediato. Si ispirano ai principi della produzione integrata e consistono nella razionalizzazione delle pratiche agronomiche, come la lavorazione del suolo, la concimazione, la scelta delle varietà che meglio si adattano ai cambiamenti, l’irrigazione (si è parlato della necessità di invasi distribuiti sul territorio per stoccare e regimare le acque di superficie) e la difesa integrata.
Per aiutare gli agricoltori nella gestione dei cambiamenti, la Regione Piemonte ha realizzato il progetto SERIA, grazie al quale vengono emessi i bollettini fitopatologici, gratuitamente accessibili a tutti gli operatori. Sulla base di questi, vengono impartite le indicazioni per la corretta gestione delle pratiche colturali.
Le due relazioni successive hanno riguardato altrettante avversità fitosanitarie di recente introduzione, che rappresentano una potenziale minaccia per la corilicoltura piemontese.
In particolare, il prof. Alberto Alma (scarica la presentazione) del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) – Università degli Studi di Torino, a nome anche della collega Luciana Tavella, ha trattato della introduzione di Popillia japonica, un coleottero scarabeide originario del Giappone. Questo insetto, segnalato per la prima volta in Piemonte nel 2014 nel parco del Ticino, sta progressivamente colonizzando la regione. Nel volgere di alcuni anni tutto il territorio regionale sarà infestato, con inevitabili danni anche per i noccioleti. E’ verosimile che i problemi più gravi si manifesteranno nei noccioleti di pianura, dove la freschezza del terreno, la presenza di prati stabili e l’inerbimento creano condizioni favorevoli allo sviluppo delle larve che hanno habitat terricolo.
Si tratta di un parassita da quarantena, regolamentato dall’Unione europea, contro il quale esiste un decreto nazionale di lotta obbligatoria.
Questa specie è in grado di attaccare un centinaio di piante coltivate, tra cui anche il nocciolo. I danni più gravi sono provocati dagli adulti. Questi hanno un comportamento gregario e si raggruppano in grandi quantità sulle piante di cui erodono le foglie, scheletrizzandole. Nel volgere di una sola notte, sono in grado di defogliare un intero albero.
Contro la Popillia è di fondamentale importanza il monitoraggio, da effettuarsi con trappole a feromoni per i maschi e ad attrattivo alimentare per le femmine. Il prof. Alma ha sottolineato il rischio dello spillover: insetti attratti che si fermano sulle piante intorno alla trappola, oppure che non entrano perché la trappola è già troppo piena. Il monitoraggio deve essere puntuale e prevedere un frequente e tempestivo svuotamento delle trappole.
La lotta può essere condotta con l’impiego di insetticidi per contatto ed ingestione, ma interessanti prospettive sembrano aprirsi anche con la lotta biotecnica, mediante l’impiego di nematodi, di funghi entomopatogeni e di batteri.
La prof.ssa Monica Mezzalama (scarica la presentazione) di Agroinnova – Università di Torino ha poi affrontato il tema del nuovo oidio del nocciolo, Erysiphe corylacearum, un fungo originario dell’Estremo Oriente, da qualche anno trovato anche in Piemonte e in altre regioni d’Italia.
E’ molto importante saper distinguere i sintomi di Erysiphe corylacearum da quelli del comune mal bianco (Phyllactinia guttata) per evitare confusioni ed errori nella difesa. Come tutti gli oidi, anche questo ricopre gli organi colpiti con la caratteristica muffetta biancastra costituita dal micelio fungino. Il carattere distintivo peculiare di questo nuovo patogeno è che l’efflorescenza si evidenzia sulla pagina superiore della foglia, anziché su quella inferiore; inoltre può colpire anche i frutti manifestando sintomi caratteristici in particolare sulle brattee delle nucule.
A differenza della Phyllactinia, questo mal bianco è in grado di produrre perdite di produzione molto importanti. In Turchia nella regione di Düzce, sul Mar Nero, nei noccioleti esaminati sono risultate colpite l’87% delle piante, con perdite di produzione fino al 35%.
Lo zolfo è l’unico principio attivo registrato contro il mal bianco. La migliore strategia di lotta è quella integrata che, oltre ai trattamenti fungicidi, prevede anche l’eliminazione dei residui colturali e l’impiego di materiale di moltiplicazione sano. Ai genetisti il compito di selezionare varietà meno suscettibili. Gli oidi, ha concluso Mezzalama riallacciandosi all’intervento di Spanna, sono tra i patogeni che meglio si adattano ai cambiamenti climatici, avendo un range molto ampio di temperature e umidità entro i quali possono svilupparsi e saranno pertanto tra le principali malattie con cui gli agricoltori dovranno fare i conti nel futuro.
In conclusione, la relazione di Simone Bardella e Lorenzo Berra (scarica la presentazione) della Fondazione Agrion, per illustrare il progetto di ricerca “Nocciola di Qualità” al servizio della filiera corilicola, col quale le Istituzioni intendono fornire una risposta adeguata alle sfide poste dai cambiamenti.
Il progetto, finanziato da diversi soggetti pubblici e privati, è realizzato congiuntamente da Regione Piemonte – Settore Fitosanitario, Agrion, DISAFA Università di Torino e Agrinnova. L’obiettivo che si pone è di risolvere le principali criticità della corilicoltura piemontese: le cimici, con particolare riferimento a quella asiatica e alla lotta biologica contro di essa con l’impiego del parassitoide Trissolcus japonicus, la cascola delle nucule in pre-raccolta, il problema dell’avariato e delle aflatossine delle nocciole in post-raccolta.
Al termine del convegno, chiuso dal direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, e da Gianluca Griseri, responsabile tecnico della Nocciolo Service e uno degli organizzatori del convegno, i partecipanti si sono trasferiti presso la ditta Chianchia, specializzata nella produzione di macchine per la raccolta, pulizia ed essicazione delle nocciole, per l’ormai consueto “porte aperte”.
Erano presenti come espositori anche altre aziende del settore, tra le quali anche alcuni partner di NocciolaRe come GREENHAS GROUP (specializzata nella produzione di fertilizzanti e biostimolanti, da sempre particolarmente attenta alla coltura del nocciolo) e Agricolplast (specializzata nella realizzazione di impianti di irrigazione localizzata e fertirrigazione). Si è infine svolta una prova dimostrativa di macchinari per la gestione del suolo in un noccioleto della zona.
Copyright: NocciolaRe
Pubblicato: 28-05-2022