Nocciole. Prezzi su, domanda giù: la Tonda perde appeal

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Prezzi in aumento e domanda in calo: è il quadro tracciato, in modo unanime per il mercato della nocciola dagli sgusciatori. Fabio Canova de La gentile di Cortemilia fa il punto sul preziario: «Siamo arrivati a 11 euro il punto resa per il frutto Igp, 10 euro e 30 centesimi per la tonda gentile delle Langhe». Queste quotazioni rischiano di fare il gioco delle produzioni estere: «Al prezzo pagato in campagna dobbiamo aggiungere due euro per le lavorazioni, mentre le nocciole turche, già tostate e calibrate, sono disponibili a sei euro. Di questo passo rischiamo di avere giacenze di magazzino, anche con un raccolto meno abbondante».

Il rischio, come da tempo ripete la parte industriale, è perdere clienti: «Sono sempre di più quelli che chiedono della Piemonte poi, visti i listini, si fanno mandare campioni di altre provenienze e optano per quei frutti perché si trovano bene. Quest’anno, poi, le nostre nocciole hanno problemi di pelabilità: la buccia continua a staccarsi anche sui nastri di cernita, con un rallentamento delle procedure. La resa della prima fascia, usata per le guarnizioni, inoltre, non supera il 40 per cento contro il 90 delle altre produzioni».

Nel panorama nazionale il caso della Piemonte è un unicum: nel Lazio e in Campania, «dove la perdita di raccolto è stata elevatissima (da 500mila a centomila tonnellate) le quotazioni sono rimaste due euro inferiori alle nostrane. Il problema sono le speculazioni dei contadini: nel Mezzogiorno prevalgono gli agricoltori di professione, che vogliono vendere per incassare subito. Da noi, invece, le partite sono più piccole, fra i 60 e gli 80 quintali, e, di norma, gli agricoltori hanno un altro lavoro. Così possono aspettare che il prezzo salga per vendere: da inizio campagna alcuni hanno rimandato il termine all’anno nuovo». Il calo di interesse degli utilizzatori per i frutti piemontesi è argomento condiviso anche da Piergiorgio Mollea, titolare della Nocciole Marchisio di Cotermilia: «Per timore di non avere prodotto a sufficienza i compratori si sono mossi stipulando i contratti a inizio campagna. Credevamo di non riuscire a soddisfare la domanda ma, oggi, non vediamo un grande interesse per le nostre produzioni: i prezzi sono sostenuti, per il tostato arriviamo anche a 13 euro e 50 il chilo, il doppio delle nocciole turche, agevolate anche dalla debolezza della valuta nazionale». La sua azienda ha ritirato 40mila quintali di frutti, «il 30 per cento del raccolto totale, venduto per lo più alla grande industria: le altre trattative sono rimandate al 2022. A queste condizioni è impossibile trovare nuovi clienti: cerchiamo di frenare l’emorragia di compratori, alla Piemonte sono rimasti solo quelli storici. Per tornare competitiva, la nocciola nostrana deve ritrovare stabilità delle quotazioni e puntare sulla tracciabilità completa dal campo al trasformatore».

Bruno Battaglino, sgusciatore di Mombercelli fa il punto sulla campagna corilicola nell’Astigiano: «Le rese sono molto basse, oscillano fra i 30 e i 36 punti e cali di produzione notevolissimi. Il prodotto migliora a mano a mano che si procede verso Alba ma solo in alta Langa si vedono i 44-45 punti resa», spiega. I prezzi alti hanno spinto i clienti verso altri mercati, «Ferrero ha comprato poco o niente, qualcosa Novi e Perugina, mentre Loacker si è orientata verso altri mercati. La Piemonte sta perdendo attrattiva: mancano i quantitativi e, ai contadini che tengono il prodotto, lo spirito commerciale», conclude.

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Pubblicato: 6-12-2021

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