Nella battaglia tra le creme spalmabili… quale futuro per la nocciola Made in Italy?

0

Quello che sembrerebbe un dolce conflitto, lascia l’amaro in bocca ai produttori italiani di nocciole, il cui futuro commerciale rimane incerto

Uno scontro goloso al gusto di nocciola. L’eco della “guerra” commerciale, scoppiata tra le più importanti industrie dolciarie italiane nel settore delle creme spalmabili alla nocciola, è arrivata anche oltreoceano, sulle pagine del New York Times, che ha dedicato al tema un reportage dal titolo “In Italia una guerra civile alla crema di nocciola”. Che alla fine le preferenze dei consumatori vadano verso l’uno o l’altro prodotto in realtà poco importa: il vincitore assoluto di questo goloso scontro è senza dubbio la nocciola ma quella italiana, pur protagonista, non ha colto ancora tutte le potenzialità, come evidenziano i dati ISMEA su consumi, export e produzione.

Nocciole italiane: un frutto amato dai consumatori dal Nord al Sud. Sarà per il gusto, sarà per le proprietà nutrizionali, ma l’acquisto di nocciole da parte delle famiglie italiane negli ultimi tre anni è andato costantemente crescendo; le vendite a volume di nocciole confezionate presso la Grande Distribuzione, sono aumentate del 6,3% nel 2019 rispetto all’anno precedente, per un valore totale di circa 38 milioni di euro.  Una crescita che si registra su tutto il territorio italiano, con un picco nel Nord-Ovest del Paese, con vendite di circa 700 mila kg, per un valore di circa 12 milioni di euro. Le nocciole piacciono alle famiglie italiane, e non solo a Natale: i dati del Consumer Panel di ISMEA evidenziano, per il 2019, una crescita di spesa del 6,9% rispetto al 2018, favorita anche dall’aumento delle vendite in promozione (+5,2% nel 2019) e da un prezzo medio in contrazione (-2,3% nel 2019).

Le nostre varietà IGP e DOP. L’Italia è un territorio d’elezione per la coltivazione delle nocciole, e oggi rappresenta il secondo player mondiale – alle spalle della Turchia. Nel 2019, il totale della superfice coltivata in Italia è arrivata a 86mila ettari, con una prevalenza geografica nel Lazio (29%), in Piemonte (28%) e in Campania (25%). Si tratta delle aree da cui hanno origine anche le varietà più note e tradizionali tanto da poter vantare la protezione comunitaria in quanto DOP e IGP: le più rappresentative sono la Tonda Gentile delle Langhe IGP (da sola costituisce il 90% della produzione certificata di frutta in guscio italiana DOP/IGP) che nel 2018 contava oltre 8.000 tonnellate certificate per un valore di 29 milioni di euro, la Nocciola di Giffoni IGP e la Tonda Romana Gentile DOP.

Un futuro con qualche ombra. Mentre aumentano le coltivazioni di nocciolo a livello mondiale, il saldo della bilancia commerciale italiana per questo settore è passivo e, nell’ultima campagna, il deficit è cresciuto del 75%, arrivando a 90 milioni di euro. Le ragioni di questo conto al negativo sono imputabili al fatto che la domanda da parte dell’industria dolciaria italiana è superiore di circa un terzo alla produzione nazionale, determinando quindi la necessità di importare nocciole. Il futuro dei corilicoltori italiani appare segnato: valorizzare le produzioni facendo leva su qualità e origine, per sfuggire a dinamiche di mercato internazionali che vedono spesso i prezzi a bordo di montagne russe mozzafiato.

Copyright: ismea.it

Pubblicato 05-02-2020

 

Comments are closed.