FRUTTA IN GUSCIO, SOTTOSEGRETARIO PESCE ISTITUISCE TAVOLO MINISTERIALE

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Istituito il tavolo ministeriale della frutta in guscio. Lo ha comunicato il sottosegretario all’Agricoltura, Alessandra Pesce in una lettera ufficiale inviata ad Agrocepi durante il workshop ideato dalla stessa federazione, dal titolo‘Frutta in guscio made in Italy. Le vocazioni territoriali: nocciole, pistacchi, mandorle, noci, castagne. Focus sulla nocciola Italiana’.

Il documento ufficiale del Mipaaft è arrivato a seguito della specifica richiesta inoltrata circa tre mesi fa dall’associazione Città della Nocciola, che si propone la mission di fare uscire questo prodotto dall’anonimato, promuovendo la produzione nei territori vocati spingendo sul binomio, già rodato con successo nella filiera del vino, tra agricoltura d’eccellenza e turismo.

“La frutta in guscio rappresenta un settore di interesse – ha scritto la Pesce nel documento ufficiale – per l’economia agroalimentare del nostro Paese e offre prospettive di sviluppo dei territori vocati. Ho avuto modo di approfondire la tematica anche con alcuni dei relatori presenti alla vostra manifestazione e desidero confermare in questa sede la necessità di avviare il lavoro del tavolo frutta in guscio”.

La notizia è stata accolta con grande favore da tutti i protagonisti del settore presenti al convegno tra i quali i rappresentanti dei principali impianti di trasformazione ossia il Gruppo Soleo e il Gruppo De Lucia.

“Due anni fa abbiamo costituito Agrocepi – spiega il presidente del sindacato agroalimentare, Corrado Martinangelo – per creare un sindacato agroalimentare. In soli due anni di lavoro siamo già riusciti a concludere ben due contratti di filiera, uno per la frutta in guscio da 22 milioni di euro, ed uno da 45 milioni di euro, per l’ortofrutta. Il passo successivo sarà adesso quello di avviare un dialogo con le altre associazioni di categoriaper proporre un nuovo contratto nazionale di lavoro, quello dei lavoratori agroalimentari. Oggi non esiste. Esiste quello dell’agricoltura e quello dell’industria ma il settore agroalimentare ha delle sue specifiche esigenze che non possono essere ignorate. Questo gap ci pone nella condizione di subire la concorrenza fiscale di competitor mediterranei come la Francia, ad esempio, che ha una tassazione sul lavoro al 14% mentre in Italia è del 24%”.

Intanto, grazie al contratto di filiera sulla nocciola appena riconosciuto dal Mipaaft con uno stanziamento complessivo di 45 milioni di euro, il gruppo Soleo ha avviato un piano di investimenti di oltre 6 milioni di euro.

Gruppo Soleo

“L’obiettivo – ha spiegato Salvatore Ranieri, direttore commerciale del Gruppo Soleo nonché direttore generale della Visa Nuts srl, una delle aziende del Gruppo –, è quello di arrivare a raddoppiare la nostra capacità di trasformazione con la costruzione di un nuovo impianto a Giffoni di circa 4mila mq su un terreno di complessivi 12mila mq per raddoppiare l’attuale capacità lavorativa portando a 700 le tonnellate di nocciole in guscio lavorate e a 400 quelle di pistacchio”.

Si partirà anche con la produzione (inedita) di mandorle nella zona del Sulcis. Qui si è avventurata l’azienda di commercializzazione Tirreno Fruit, operatore commerciale, che debutta, con il contratto di filiera anche nel settore produttivo con circa 500 ettari.

Gruppo De Lucia

Entra nel settore produttivo anche il gruppo De Lucia che ha già piantato 2mila ettari di noce di Sorrento in Campania creando una rete di produttori, e che ha un piano di espansione degli areali di altri mille ettari.

“Il nostro progetto – ha spiegato Igino Cecchetti, direttore commerciale del Gruppo De Lucia – punta, da un lato, al rilancio della noce e dall’altro alla riorganizzazione agricola del Cilento che complessivamente riguarda circa 4.400 ettari dpve sono coltivate tutte le varietà di noce”.

La nocciola

Tornando alla nocciola, invece, Rosario D’Acunto, ha annunciato la recente collaborazione con Fico di Bologna dove, ha detto: “Nella seconda domenica di dicembre 2019, si terrà la decima edizione del Nocciola day sempre nell’ottica di abbinare le eccellenze ai territori e ai paesaggi rurali. Il passaggio successivo sarà quello di avviare l’internazionalizzazione della filiera sia come prodotto fresco ma prima di tutto come prodotto trasformato.

“Il boom produttivo – ha precisato Sergio Lasagna, presidente del Consorzio nocciola del Piemonte Igp – è nato dall’interesse delle grandi aziende, prima fra tutte Ferrero ma anche Venchi, Loacker o Novi. Questo ha permesso un grande rilancio della nocciola piemontese che è passata da 10mila ettari a 22mila in meno di 10 anni. E con questi areali siamo ancora al 60% della nostra potenzialità produttiva”.

La ripresa della coltura della nocciola, che vedeva l’Italia, leader mondiale ancora duecento anni fa, ha anche una funzione importante nella mitigazione del rischio idrogeologico.

“Grazie alla misura Psr Sicilia numero 216, abbiamo ricevuto 30milioni di euro che ci hanno permesso di piantare 8mila ettari di noceti che hanno risolto per quell’area il grave problema idrogeologico che la colpiva”. Chiarisce Enzo Ioppolo, presidente della comunità della nocciola dei Nebrodi che dal 2004 ha avvitato un processo di ripresa di questa eccezionale cultivar tipica della Sicilia. Quindicima ettari di cui 12mila coltivati nella catena montuosa della costa nord dell’Isola, a ridosso del mare e di fronte alle isole Eolie. “In questo senso – conclude – queste produzioni sono molto più efficaci degli interventi diretti per la mitigazione del rischio idrogeologico se si i che con 4 milioni di euro si riescono a mettere in sicurezza appena tre o quattro case”.

Mariangela Latella

Pubblicato 10/05/2019

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