Animali selvatici: danni crescenti anche nei frutteti

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“E’ un problema di livello nazionale che tocca tantissime province. In Romagna la situazione è gravissima non solo nelle zone collinari, dove è tragica, ma anche presso molte aziende ortofrutticole della pianura. Occorre fare qualcosa al più presto”. Così Andrea Ferrini, agricoltore e presidente di Coldiretti Forlì-Cesena si è espresso sull’emergenza fauna selvatica.

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Riguardo alle cifre, nel 2015 i danni stimati da animali selvatici subiti dagli agricoltori in Emilia Romagna sono stati pari a 2,3 milioni di euro. Nell’agosto del 2016 la Regione Emilia Romagna ha deliberato 1,5 milioni di euro da stanziare a favore degli agricoltori per misure di prevenzione.

Qualcosa si è sbloccato pure nella Regione Marche: sono stati stanziati i fondi per coprire i danni pregressi, dal 2013 al 2015. Sono stati calcolati 4,5 milioni di euro di danni.

La provincia autonoma di Trento prevede risarcimenti per gli agricoltori le cui colture sono state danneggiate dalla fauna selvatica. I moduli possono essere scaricati cliccando qui.

Anche la Regione Liguria ha stanziato fondi per difendere le produzioni. Gli interessati devono compitale un modulo che si trova presso le associazioni di categoria o nei siti internet dei Comuni (clicca qui per il modulo).

“Ultimamente – ci spiega Ferrini – ho visto di persona, e saputo da alcuni soci, che i caprioli hanno danneggiato alcuni actinidieti, provocando danni sui tronchi, specie nei giovani impianti. Allo stesso modo la frutta pronta per la raccolta, come pesche, nettarine, albicocche e ciliegie, viene rovinata da passeri, storni, merli. Ora ci si è messo anche il picchio a far danni, con fori alle ali gocciolanti dei frutteti”.

Matteo Freddi, della provincia di Reggio Emilia, sottolinea che la sua azienda (commercio patate e cipolle) si trova non lontano da una zona di ripopolamento. Qui pernici, fagiani e lepri fanno scattare continuamente i sensori degli allarmi. “Quindi potete capire i danni alle colture – precisa – causati anche da caprioli e cinghiali nella zona collinare. In pianura c’è il flagello delle nutrie che danneggiano i canali di irrigazione”.

Anche nelle Marche la situazione non è migliore. Maurizio Pagnanelli, 38enne di Fermignano, (Pesaro-Urbino) conferma che caprioli e cinghiali sono un flagello ormai inarrestabile. “In collina, le buche scavate dai cinghiali rimangono nascoste e quando si accede col trattore si rischia il ribaltamento del mezzo”.

Coldiretti Forlì-Cesena chiede una revisione della gestione delle oasi di ripopolamento. “Se non si fa subito qualcosa – ha concluso Anacleto Malara, direttore provinciale – non faremo sfilate coi trattori, ma denunce in Tribunale”.

Autore: Cristiano Riciputi
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