Trattamento al plasma freddo contro le aflatossine delle nocciole

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L’Italia è il secondo Paese, dopo la Turchia, per la produzione di nocciole, pari al 13% dell’offerta globale. La nocciola (Corylus avellana L.) cultivar Tonda Gentile Trilobata è ampiamente coltivata in Piemonte, dove ben si adatta al clima continentale e raggiunge una qualità eccellente. Le aziende dolciarie lavorano circa il 90% della produzione di nocciole italiane, mentre il consumo fresco rappresenta la restante 10%. Le nocciole vengono consumate sia in guscio sia sgusciate. Le nocciole in guscio sono in genere usate per il consumo fresco, mentre quelle sgusciate sono impiegate come ingredienti in altri prodotti alimentari o in cosmesi.
Le nocciole possono essere contaminate da specie fungine appartenenti al genere Aspergillus,  in grado di produrre aflatossine. In particolare, A. parasiticus è in grado di produrre quattro aflatossine (B1, B2, G1, G2), mentre A. flavus è in grado di produrre solo B1 e B2.

I ricercatori di Agroinnova e del Disafa dell’Università di Torino in collaborazione con Tecnogranda Spa (Dronero, Cuneo) hanno valutato l’efficacia del trattamento al plasma freddo a pressione atmosferica per la decontaminazione da micotossine. Per lo studio, i ricercatori hanno progettato un sistema al plasma freddo atmosferico generato da scarica a barriera dielettrica (DBD) e hanno saggiato e ottimizzato i parametri di funzionamento del prototipo al plasma, in modo da ridurre la presenza di aflatossine su nocciole sgusciate.
L’effetto di diversi gas (N2, 0,1% O2, 1% O2, 21% O2), potenze (400, 700, 1000, 1150 W) e durata del trattamento (1, 2, 4, 12 min) sono stati saggiati.
Da test preliminari su soluzioni standard di aflatossine, è emerso che questo trattamento ha permesso di ottenere una completa decontaminazione utilizzando una potenza elevata per alcuni minuti.
Sulle nocciole, in condizioni analoghe (1000 W per 12 min), il trattamento al plasma freddo ha ridotto di oltre il 70% la concentrazione di aflatossine totali e di aflatossina B1. Le aflatossine B1 e G1 sono risultate più sensibili ai trattamenti al plasma rispetto alle aflatossine B2 e G2, rispettivamente. Durante il trattamento al plasma, l’aflatossina B1 è risultata più sensibile anche dell’aflatossina G1. Inoltre, con il trattamento eseguito alla potenza massima e per il tempo più lungo, il massimo incremento di temperatura è stato di 28,9°C.
“Il trattamento al plasma freddo atmosferico ha il potenziale per essere un metodo promettente per la decontaminazione degli alimenti da aflatossine, poiché è efficace e potrebbe contribuire a mantenere le caratteristiche organolettiche – spiegano i ricercatori – La possibilità di modificare le condizioni di funzionamento del prototipo, come potenza, composizione del gas e durata di trattamento, permette di adattare questa tecnologia a matrici alimentari naturalmente contaminate e potrebbe essere incluso nella linea di lavorazione delle nocciole, dopo sgusciatura e prima della tostatura”.
“Rispetto al plasma di argon generato a microonde, questo trattamento è più lungo, ma sembra più promettente perché non aumenta significativamente la temperatura della matrice alimentare. Considerato l’effetto del trattamento su aflatossine – concludono i ricercatori – lo studio proseguirà valutando la sicurezza, in termini di quantità e tossicità dei prodotti di degradazione, e la qualità, in termini di proprietà fisico-chimiche, i cambiamenti strutturali e le proprietà organolettiche dell’alimento, dopo il trattamento”.

Fonte: Ilenia Siciliano, Davide Spadaro, Ambra Prelle, Dario Vallauri, Maria Chiara Cavallero, Angelo Garibaldi, Maria Lodovica Gullino, ‘Use of Cold Atmospheric Plasma to Detoxify Hazelnuts from Aflatoxins’, 2016, Toxins 2016, Vol. 8, 125

Data di pubblicazione: 26/01/2017
Autore: Emanuela Fontana 
Copyright: www.freshplaza.it

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