Riportiamo una sintesi liberamente tratta dall’articolo “Ecosistemas ricos para un cultivo rentable” scritto da Jean Paul Joublan e Rosa Pertierra, e pubblicato sulla rivista digitale Mundoagro che raccoglie spunti di grande attualità sulla gestione sostenibile del suolo sia dal punto di vista ecologico che economico.
In tutto il mondo il nocciolo sta incontrando in questi tempi difficoltà tecniche ed economiche dovute al calo del prezzo delle nocciole e all’aumento dei costi di produzione. Queste criticità non sono del tutto negative perché possono tradursi in opportunità in quanto rappresentano le premesse migliori per passare nella coltivazione a tecniche più sostenibili sotto il profilo economico, ambientale e produttivo. Tra queste riveste un ruolo fondamentale la somministrazione al terreno di sostanza organica matura che contenga in grande quantità e diversità i microrganismi in grado di favorire l’ampia gamma di funzioni positive che sono loro proprie. In tal modo si viene a creare un suolo vivo e stabilmente fertile nel tempo, in cui la pianta cresce e produce in maniera equilibrata e naturale. Il suolo vivo, in pratica, si può paragonare ad una sorta di rete alimentare che insieme alle simbiosi radicali sviluppa diversi benefici per il nocciolo.
BENEFICI DEL “SUOLO VIVO”
Ma quali sono i vantaggi apportati dalla sostanza organica al suolo?
Sono veramente molteplici. In primo luogo conferisce stabile struttura al terreno migliorando la respirazione delle radici e la ritenzione idrica, vantaggio quest’ultimo di non poco conto specie in epoca di cambiamenti climatici. Inoltre impedisce il dilavamento degli elementi nutritizi e li rende disponibili per la pianta man mano che questa ne ha bisogno. Svolge anche una non trascurabile funzione di prevenzione delle problematiche fitosanitarie dovute a parassiti presenti nel suolo e addirittura può giungere ad inattivare le tossine presenti nell’acqua.
Nella tabella 1 vediamo in dettaglio le numerose funzioni a beneficio della pianta svolte dai diversi gruppi di microrganismi associati alla sostanza organica.
Ma in realtà non è così semplice perché non è sufficiente che i vari gruppi di microrganismi siano presenti, ma è anche necessario che vengano rispettati certi rapporti tra di loro. Infatti secondo gli studi condotti per decenni da Elaine Ingham, scienziata fondatrice della Soil Food Web School negli USA e promotrice dell’approccio della rete alimentare del suolo, nella condizione ideale di un terreno sano ed equilibrato il rapporto tra la massa dei funghi e quella dei batteri per il nocciolo dovrebbe essere almeno di 2:1 (tabella 2). Questa relazione consentirebbe agli alberi di stabilire un rapporto ottimale con il microbiota circostante ed ottenere da esso i nutrienti di cui ha bisogno in quantità adeguata.
QUANTA SOSTANZA ORGANICA E QUALE pH?
Per l’insediamento del microbiota nel terreno è necessario avere un contenuto in sostanza organica almeno del 3%. In caso contrario si consiglia l’applicazione di compost, l’inerbimento dell’interfila oppure l’interramento di scarti fogliari in autunno. Nel caso di un terreno fortemente impoverito e con scarsa biodiversità l’apporto della sostanza organica non può avere effetti immediati, ma occorrerà del tempo prima che il microbiota si possa insediare con successo.
Il nocciolo fornisce le migliori prestazioni di sviluppo e produzione a pH superiori a 6,0. Con valori inferiori a 5,8 si possono manifestare sintomi di fitotossicità.
Dal punto di vista della rete alimentare, il pH è regolato in modo efficiente dai microrganismi presenti nella rizosfera (strato sottile attorno alle radici assorbenti influenzato da tutti i microrganismi), nell’ifosfera (zona influenzata dai funghi micorrizici arbuscolari) e nella micorrizosfera (area influenzata da radici e micorrize). Sono queste le zone dove in realtà si verificano i processi di comunicazione pianta/microrganismo. Una volta instaurata questa comunicazione e con l’ambiente adatto al loro sviluppo, i microrganismi forniscono nutrienti alla velocità che l’albero lo richiede.
Pertanto, non è necessario spendere grandi risorse per modificare il pH su ampie superfici di terreno, facendo ricorso ad ammendanti, perché questa pratica ha solo un effetto temporaneo. Senza contare che le grandi quantità di sali somministrati per ammendare possono disturbare il microbioma il quale a sua volta dovrà essere di nuovo ripristinato.
LE PROPRIETA’ BIOLOGICHE DEL SUOLO
Le proprietà biologiche del suolo, poco conosciute e analizzate, sono le più importanti perché consentono ai sistemi produttivi agricoli di sostenersi e restare stabili nel tempo senza dipendere permanentemente dagli input chimici esterni. Sono il risultato dell’attività dei microrganismi associata a quella dei micro e macroartropodi nonché dei lombrichi e possono essere misurate in maniera indiretta attraverso:
- la respirazione del suolo cioè la produzione di CO2,
- il rapporto carbonio/azoto della biomassa microbica,
- gli enzimi rilasciati durante l’attività metabolica e la morte cellulare del microbiota,
- la riduzione delle malattie
- il carbonio attivo
- il tasso di decomposizione della sostanza organica
Mentre in maniera diretta possono essere misurate:
- la biomassa microbica valutabile al microscopio
- la presenza e attività dei lombrichi che rappresentano la più grande biomassa animale del suolo negli ecosistemi dei climi temperati.
MA LE RADICI CHE RUOLO SVOLGONO?
Mentre le erbe infestanti accumulano il 20 % della loro energia nelle radici, le piante erbacee coltivate ne accumulano fino al 75%, mentre gli alberi e gli arbusti fino all’80%.
Di questa energia immagazzinata sottoterra, il 50% è destinato all’emissione di essudati radicali. Pertanto in piante come il nocciolo il 40% dell’energia totale metabolizzata dall’albero è destinata a emettere essudati.
Questi sono rappresentati da zuccheri semplici, carboidrati e proteine a catena corta di cui si nutrono i microrganismi. Da questi dati emerge tutta “l’intelligenza” delle piante che saggiamente agiscono per la loro sopravvivenza. E, come sempre, la cosa più intelligente che noi possiamo fare, sarebbe imitare la natura, cioè contribuire alla nutrizione e alla moltiplicazione della biodiversità microbiologia del suolo.
Alla base della rete trofica del suolo ci sono i minerali e la materia organica, poi entrano in scena batteri e funghi che rappresentano la pietra angolare della vita microbica. Questi a loro volta sono predati da protozoi, nematodi e microartropodi che, come attività del loro metabolismo, liberano nell’ambiente radicale grandi quantità di nutrienti disponibili per le piante, per cui possiamo dire che la scarsità di microorganismi predatori rappresenti un fattore limitante per il ciclo dei nutrienti.
È sorprendente notare inoltre come i lombrichi, che fanno parte fine di questa rete trofica, possono trattare fino a 250 tonnellate di terreno all’anno per ettaro. Se sono presenti, possiamo supporre che la catena alimentare funzioni.
L’efficienza della comunicazione pianta-microrganismo attraverso le radici determinerà l’apporto di nutrienti alla velocità richiesta dalla pianta per crescere. È questa comunicazione che corriamo il rischio di atrofizzare con gli apporti di fertilizzanti chimici. Occorre invece andare nella direzione di una agricoltura rigenerativa che consenta una maggiore indipendenza dagli input chimici da parte degli agricoltori.
Sopperire ai bisogni nutritivi della pianta attraverso la rete alimentare del suolo, favorendo lo sviluppo di funghi, batteri, protozoi e nematodi, permette anche di ridurre le perdite di nutrienti presenti nel profilo del terreno occupato dalle radici ed evitare così la contaminazione dei suoli e degli strati sotterranei.
QUALI SONO I VANTAGGI DELLA RETE TROFICA DEL SUOLO?
I vantaggi di questo metodo di nutrizione delle piante basato sul suolo vivo, oltre a quelli già menzionati, sono:
- Redditività nel corto, medio e lungo termine.
- Razionalità e sostenibilità, in perfetto accordo con l’agricoltura del futuro.
- Relativa semplicità.
- Aumento del microbiota benefico, ristabilendo l’equilibrio biologico.
- Ricostituzione dell’interazione simbiotica tra microrganismi e piante, per fornire sostanze nutritive necessarie per entrambi.
- Diminuzione graduale dei bisogni di nutrienti tradizionali (fertilizzanti).
- Diminuzione del consumo di acqua per l’irrigazione; molto importante nelle aree con scarsità d’acqua e di attualità a causa dei cambiamenti climatici
- Miglioramento della capacità di scambio cationico.
- Aumento della resistenza della coltura alle alte temperature e alla siccità.
- Mantenimento o aumento delle prestazioni della pianta e della qualità della frutta.
QUALI MISURE ADOTTARE IN CONCRETO?
Per mantenere il suolo vivo è molto importante ridurre o meglio ancora eliminare alcune pratiche molto diffuse nell’agricoltura tradizionale.
In primo luogo occorre evitare le lavorazioni che provocano la morte di una parte importante nella vita del suolo e la distruzione della struttura dello stesso come anche la perdita di acqua. Inoltre è bene evitare un’eccessiva fertilizzazione chimica che influisce sulla vita e conseguentemente sulla catena alimentare del suolo, anche a causa della concorrenza per l’acqua esercitata dai sali nei confronti dei microrganismi.
Non abusare con l’uso dei fitofarmaci che ostacolano la vita del suolo. Evitare il suolo nudo tra le file. Infatti le coperture vegetali, specie di leguminose, sono necessarie per mantenere e aumentare il microbiota edafico. Ecco perché è così indesiderabile l’uso eccessivo di erbicidi come anche le pratiche del suolo nudo e sterile.
In conclusione è possibile una gestione alternativa del suolo del noccioleto che, facendo leva sulla presenza di sostanza organica e sul ricorso a pratiche razionali di stimolo della biodiversità, realizzi un equilibrio permanente in grado di assicurare in maniera sostenibile lo sviluppo della pianta e la sua produttività.
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Si ringraziano gli autori Jean Paul Joublan e Rosa Pertierra per la collaborazione prestata nella revisione del testo.
Fonte: Mundoagro
Pubblicato: 16-07-2024