“Anno bisesto, anno funesto” così recita un vecchio proverbio contadino. E in effetti questo 2020 bisestile continua a proporci sorprese negative. Diversi corilicoltori in questi giorni ci segnalano la loro preoccupazione per una insolita recrudescenza dell’acaro delle gemme (Phytocoptella avellanae), soprattutto in Piemonte, ma anche in altre regioni come riportato da alcuni post sul gruppo Facebook “Coltivatori di nocciole..informiamoci sui prezzi”. I nostri coltivatori da sempre gestiscono questa avversità senza troppe preoccupazioni perché hanno imparato a convivere con la stessa e a contenerla adeguatamente, per cui ora si interrogano sul da farsi nonché su quali possano essere le cause di queste pullulazioni.
Abbiamo chiesto alla dr.ssa Maria Corte, tecnico corilicolo di Agrion, quali possano essere le cause e quali i rimedi per fronteggiare questa situazione.
Dr.ssa Corte, in Piemonte qual è attualmente la situazione dell’acaro delle gemme?
Registriamo, in tutte le zone, un aumento dell’avversità con noccioleti con grado di infestazione superiore al 50%. La stagione invernale, trascorsa con temperature al di sopra dei valori medi e con giornate quasi primaverili (a fine gennaio, in corrispondenza dei ‘giorni della merla’ si sono toccate temperature superiori ai 20°C!), ha favorito l’anticipo di vegetazione e da qualche giorno anche le piante di nocciolo stanno rientrando in attività. Proprio in queste situazioni, ci si è resi conto che il numero di gemme trasformate in galle, a causa della proliferazione del Phytocoptella avellanae, era elevato sia in appezzamenti con noccioli giovani che in quelli dove le piante sono in piena produzione.
Lei ha una grande esperienza nella difesa del nocciolo. A suo avviso quali possono essere le cause di questa recrudescenza?
Premettendo che la Tonda Gentile è molto sensibile a questa avversità, occorre riflettere sull’andamento meteo delle scorse primavere. Nel 2019, come anche in anni precedenti, le piogge primaverili, che da un lato possono avere un’azione dilavante sulle forme mobili in migrazione, hanno ostacolato le aziende nell’esecuzione dei trattamenti contro l’acaro e molti non sono riusciti a ‘coprire’ l’intera fase migratoria. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti con i ‘picchi di infestazione’ di cui accennavo prima. Una parte di responsabilità potrebbe anche averla, l’inevitabile aumento della pressione degli insetticidi per contenere la cimice asiatica nelle ultime stagioni con conseguente riduzione di insetti (ditteri e imenotteri) e di acari (fitoseidi) in grado di contenere la diffusione dell’eriofide.
Contro questa avversità le tecniche di lotta guidata e integrata sono consolidate da tempo e forniscono normalmente risultati eccellenti. Potrebbe ricordarcele?
La parola d’ordine, per questa avversità come per altre, è il monitoraggio in campo cui si aggiunge l’esperienza del tecnico che segue l’azienda. Detto questo, ci sono delle soglie che permettono di valutare la gravità dell’attacco. Si procede al controllo di 100 gemme/appezzamento e, con percentuali di attacco superiori al 10% in noccioleti in allevamento e al 15% in noccioleti in produzione, si interviene a cadenza di 8-10 gg. a seconda della durata della migrazione (circa 1 mese indicativamente). I prodotti a base di zolfo (in formulazione bagnabile o polverulenta) sono quelli più impiegati nella difesa ed occorre utilizzarli a dosaggi corretti ed intervenendo nei tempi indicati.
E’ possibile ricorrere all’utilizzo di altri prodotti, es. acaricidi specifici, in particolare laddove gli attacchi sono più gravi?
Ci sono anche alcuni acaricidi registrati, ma salvo forti infestazioni, si propende a non impiegarli per evitare di colpire gli ‘insetti ed acari utili’ per il controllo dell’eriofide.
Pubblicato 11-03-2020
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