ERYSIPHE CORYLACEARUM: UN NUOVO PERICOLOSO OIDIO DEL NOCCIOLO ORA SEGNALATO ANCHE IN ITALIA

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Tutti i corilicoltori hanno avuto a che fare col comune oidio del nocciolo causato da Phillactinia corylicola e hanno imparato a non temerlo più di tanto perché non è particolarmente pericoloso e di norma non richiede trattamenti specifici.

Purtroppo questa situazione è destinata a cambiare perché anche in Italia su foglie di nocciolo sono stati trovati sintomi diversi da quelli causati dal comune oidio ma riferibili, in base a dati desunti dalla bibliografia, ad una nuova specie fungina: Erysiphe corylacearum, patogeno molto più dannoso di Phillactinia corylicola, che nei paesi dove è comparso ha causato gravi danni alla coriliocoltura, rendendo necessari diversi trattamenti fungicidi.

Grazie ad un rapido lavoro di squadra con Agrion e Ferrero Hazelnut Company, il fungo è stato determinato mediante tecniche di diagnostica molecolare come appartenente ad Erysiphe Corylacerarum  dal team guidato dal Prof. Stuart James Lucas presso la Sabancı University Nanotechnology Research & Application Center di Istanbul, in Turchia.  Il Prof. Lucas ha confermato come il ceppo italiano sia identico a quello che ha causato ingenti danni in Turchia e Georgia dal 2016 in poi.

Per saperne di più, abbiamo intervistato la dr.ssa Chiara Morone del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, che recentemente ha reperito manifestazioni di  questo nuovo patogeno anche nel nostro Paese.

SINTOMI DI ERYSIPHE CORYLACEARUM SU FOGLIA
Foto Silvio Grosso – Settore Fitosanitario Regione Piemonte

Dr.ssa Morone, ci può dare qualche sintetica informazione su questo nuovo fungo e spiegarci perché e ritenuto così pericoloso?

Il fungo è originario dell’estremo oriente asiatico ed è stato reperito negli Stati Uniti (Ohio) e nel Canada. Nel 2019 è stato isolato su nocciolo selvatico in Svizzera, ma  è stato segnalato come  agente patogeno su nocciolo coltivato in  Turchia, Iran e Georgia dove ha causato gravi danni.

Le informazioni  che giungono da questi ultimi paesi  sono piuttosto preoccupanti perché la sua  diffusione ha raggiunto il 100% con perdite di produzione dal 10 al 70 %, costringendo gli agricoltori a diversi trattamenti fungicidi non sempre con risultati  incoraggianti.

ATTACCHI DI ERYSIPHE CORYLACEARUM SU RAMETTO
Foto Chiara Morone – Settore Fitosanitario Regione Piemonte

I sintomi da esso prodotti come si distinguono da quelli dell’oidio comune causato da Phillactinia corylicola?

E’ molto importante saper distinguere i sintomi di Erysiphe corylacearum da quelli  del  normale mal bianco per evitare confusioni. Come tutti gli oidi anche questo ricopre gli organi colpiti con la caratteristica muffetta biancastra costituita dal micelio fungino.  Il carattere distintivo peculiare è però rappresentato dal fatto che nel caso di questo nuovo patogeno l’efflorescenza si evidenzia sulla pagina superiore della foglia anziché su quella inferiore inoltre può  colpire anche i frutti manifestando sintomi caratteristici in particolare sulle brattee delle nucule. Sulle foglie dopo la comparsa della muffa, nel giro di alcuni giorni si manifesta una evidente bollosità e deformazione del lembo a cui fanno seguito  lesioni necrotiche che si concludono con la  caduta delle foglie stesse.

SINTOMI DI ERYSIPHE CORYLACEARUM SULLE BRATTEE DI UNA NUCULA
Foto Silvio Grosso – Settore Fitosanitario Regione Piemonte

Quali indicazioni possiamo dare ai nostri corilicoltori che  già hanno iniziato a segnalare sui social media la comparsa di sintomi preoccupanti probabilmente riferibili a questo mal bianco e si stanno interrogando sul da farsi?

E’ importante che gli agricoltori si rivolgano ai loro servizi di assistenza tecnica per evitare confusioni nella diagnosi e avere indicazioni più mirate sulla difesa, tenendo conto anche degli usi  registrati in etichetta per i vari formulati fungicidi. Bisognerà nella prossima campagna approfondire le conoscenze sulla bioepidemiologia di questo patogeno nei diversi areali italiani  per mettere a punto tecniche di lotta guidata che consentano di  individuare le epoche migliori per gli interventi fungicidi e le sostanze attive più efficaci.

I corilicoltori e i vivaisti devono poi sapere che, nei paesi dove il fungo è già presente, la rimozione anche mediante degradazione in loco, delle foglie e del materiale vegetale infetto  ha avuto un enorme effetto sulla riduzione dell’inoculo dell’anno successivo.

Pubblicato: 20-8-2020

Copyright: www.nocciolare.it

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