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L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di chiarire la biologia dell’insetto coleottero scolitide Anisandrus dispar e il suo ruolo (diretto e/o indiretto) nella epidemiologia della moria del nocciolo causata dal batterio Pseudomonas avellanae nonché verificare l’influenza dell’ambiente sulla biologia dell’insetto e sullo sviluppo della malattia.

La coltura del nocciolo è compresa in tutto il mondo tra le colture minori che vengono definite sulla base di tre criteri: consumo medio giornaliero, estensione di coltivazione, produzione. Proprio perché “minore” i prodotti che ne permettono la difesa sono relativamente pochi e negli ultimi anni la richiesta di autorizzazione all’impiego molto limitata.La difesa viene, quindi, effettuata con prodotti prevalentemente datati, in discussione a livello comunitario per la loro revisione e per i quali non si hanno certezze sulla possibilità di uilizzo in un prossimo futuro. Viene illustrata la ricaduta sulle colture minori della revisione comunitaria dei prodotti fitosanitari, previsti nella Direttiva 91/414 e dell’armonizzazione dei limiti di residuo, come anche il progetto di difesa delle colture minori voluto dalle Regioni e coordinatodall’ISPaVe.

Nel quadriennio 2005-2008 sono state saggiate l’efficacia e la persistenza di molecole tradizionalmente impiegate e di recente introduzione mediante prove di laboratorio, semi-campo e campo. Inoltre sono stati condotti rilievi per accertare l’entità e la distribuzione delle popolazioni di cimici nell’areale piemontese, a distanza di un decennio dalle segnalazioni dei gravi danni alla produzione corilicola.

A seguito della segnalazione di gravi attacchi di agrilo, nell’areale delle Langhe sono state identificate le specie di Agrilus presenti. Tra le otto specie catturate con trappole cromotattiche, alcune anche in grandi quantità, responsabile dei recenti danni agli impianti di nocciolo è comunque risultato A. viridis. Sono state condotte prove di lotta al fine di saggiare l’unico principio attivo attualmente registrato su nocciolo contro questo insetto, che sinora non è apparso molto efficace.

Vengono prese in rassegna le fasi che hanno caratterizzato la gestione della “moria” del nocciolo nei colli Cimini. Vengono evidenziate le varie iniziative intraprese dalle Associazioni dei Produttori di nocciole Viterbesi e dalle Istituzioni pubbliche interessate alla “moria”. Si evidenzia la necessità di continuare ed estendere le azioni volte al contenimento di Pseudomonas avellanae.

Negli ultimi anni in Piemonte sono stati segnalati nuovi e preoccupanti attacchi di agrilo in noccioleti anche di recente impianto. Si tratta del coleottero buprestide Agrilus viridis, che vive su diverse latifoglie fra cui il nocciolo su cui può divenire molto dannoso, infatti le larve scavano profonde gallerie nel legno fino a provocare il disseccamento dei rami e, nei casi più gravi, la morte delle piante per interruzione del ciclo linfatico.

Il lavoro fa un quadro delle avversità presenti nel nocciolo negli ultimi anni nel Lazio. E’ descritta la loro biologia, la diffusione e vengono indicati i metodi di lotta possibili.
Tra i batteri vengono segnalati Pseudomonas avellanae, agente della moria, e Xanthomonas arboricola pv. corylina. I fitofagi che producono i danni maggiori sono le Cimici, l’Anisandro ed il Balanino. Vien fatto cenno anche ad una alterazione delle branche e dei tronchi nota come “ macchie brune”.

Lo stato sanitario del nocciòlo in Campania può ritenersi immutato negli
ultimi 30 anni. Tra le principali avversità entomologiche, riconducibili agli Acari Eriofidi, agli Emitteri Eterotteri (cimici), ai Coleotteri Scarabeidi e Curculionidi, si segnalano, per alcune aree della Campania, il Phytoptus avellanae, l’acaro delle gemme; la Nezara viridula e soprattutto la Palomena prasina, che causano il cimiciato. Il balanino, Curculio nucum, è presente in tutti i noccioleti, anche se con densità diverse, dove provoca il vuoto delle nocciole.