Il rafforzamento del tasso di cambio del rublo russo e l’apertura di nuovi canali commerciali hanno portato a un incremento delle importazioni di frutta secca in Russia. Un trend che – come mette in risalto il portale Fruitnews.ru rilanciando i dati di GiveMeBid.com – si è rafforzato nel secondo trimestre dell’anno. Quello della frutta secca è un segmento sempre più interessante per il mercato russo: nella grande distribuzione gli spazi dedicati a questi prodotti sono sempre più curati. Inoltre, nei luoghi di maggior passaggio delle città (stazioni, corsi principali, metropolitana) sorgono piccoli negozi specializzati nella vendita di frutta secca, puntando sul concetto di cibo da passeggio.
Fino al 2014, anno in cui la Russia è stata colpita dalle sanzioni e ha disposto l’embargo, le mandorle che si trovavano sul mercato arrivavano principalmente dagli Stati Uniti. I volumi di mercato si sono ridotti, anche se nella prima metà del 2017 si è registrata una crescita del 34%: 1.476 tonnellate contro le 1.094 del 2014. Dopo due anni di “rosso” un dato interessante per il mercato russo. Il merito? Il primo Paese esportatore è la Cina, che con 937 tonnellate nel primo semestre dell’anno ha fatto registrare una crescita dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2016. A seguire il Cile (230 ton, in calo del 45%) e la Turchia (178 tonnellate, aumentate di quattro volte).
Il mercato russo dei pistacchi è in mano all’Iran: 1.101 tonnellate importate da gennaio a giugno scorso contro le 1.074 dello stesso periodo del 2016. Anche il mercato dell’uva passa è targato Iran. Theran ha spedito in Russia 7.993 ton di prodotto, in crescita del 61%; a seguire la Turchia con 1.069 ton e l’Uzbekistan con 670.
Per gli anacardi gli operatori russi si riforniscono in prevalenza dal Vietnam, e le importazioni sono cresciute del 20% toccando quota 2.081 ton. Le noci, invece, parlano cileno: ma le difficoltà produttive in Sud America si sono riflesse sui flussi commerciali. Nei primi tre mesi dell’anno sono state importate 139 tonnellate di gherigli, in calo del 38%; mentre nel secondo trimestre – in concomitanza con il nuovo raccolto – le importazioni sono cresciute del 64% a 164 ton.
Nel primo semestre le importazioni di nocciole sono cresciute del 20%, attestandosi a quota 3.824 tonnellate. L’Afghanistan, pur perdendo il 2%, resta il primo fornitore con 1.988 ton, seguito da Turchia (880 ton) e Georgia (955 ton) entrambe in crescita del 60%.
Anche i volumi di albicocche secche in arrivo in Russia sono aumentati: la crescita nel primo semestre è del 13%, con 2.776 ton. La Turchia è il principale fornitore, anche se si trova prodotto di Uzbekistan e Tagikistan.
Per le prugne secche – 6.801 ton importante, più 23% – la Moldova gioca la carta del leader con 2.636 tonnellate, in crescita di un esorbitante 110%. Segue il Cile, con 2.411 ton in crescita del 27%, mentre arretra l’Argentina (1.126 ton, meno 43%).
I russi apprezzano la frutta candita e nel periodo preso in esame le importazioni sono aumentate del 60% raggiungendo le 7.560 ton. La Thailandia – con 4.150 ton – è il fornitore di riferimento.
Nel 2017 l’India è diventata il principale fornitore di arachidi per Mosca, con 28.251 tonnellate (lo scorso anno si era fermata a 1.913 ton) seguita da Argentina (16.341, per un calo del 40% rispetto al 2016) e Brasile (13.508 ton, meno 20%). Nuovo player nel mercato russo la Cina, le cui esportazioni sono cresciute di cinque volte e hanno toccato le 5.921 ton. Pià in generale le importazioni di arachidi in Russia sono aumentate del 34%: 67.570 ton nella prima metà dell’anno contro le 48.571 dello stesso periodo del 2016.
L’India è il primo fornitore della Russia anche per i semi di sesamo, i cui volumi sono aumentati del 54% nel primo semestre e hanno raggiunto le 6.623 tonnellate. Mentre per i semi di zucca è la Cina la protagonista del mercao russo, un mercato che vale 3.616 ton nei primi sei mesi dell’anno.
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